La puntata della trasmissione Un giorno in pretura di sabato 15 giugno è dedicata al processo per lo scandalo di Calciopoli scoppiato nel 2006 e che vedeva come imputato Luciano Moggi e altri dirigenti federali come lallora ex presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Mazzini e uno dei designatori arbitrali Paolo Bergamo. Oggi in seguito alla trasmissione di questa puntata è intervenuto lo stesso Luciano Moggi con un lungo scritto pubblicato sulla sua pagina facebook in cui contesta la ricostruzione dei fatti tramite la televisione, che ha tagliato e cambiato il significato del dibattimento processuale secondo lui.
Nella puntata trasmessa ieri si è sentita dapprima la deposizione dellex dirigente della Roma Franco Baldini che testimonia come Luciano Moggi avesse influenze in vari ambiti della Federazione. Baldini racconta di come decise allepoca dei fatti di raccontare quello che sapeva e quindi di collaborare con il comandante dei carabinieri Auricchio. Baldini lamenta il fatto di essere stato minacciato da Moggi che secondo la sua versione, credeva di poter disporre a suo piacimento di tutto quello che succedeva nel mondo del calcio. In pratica Luciano Moggi, che lo stesso Baldini ha definito uomo senza qualità, si rivolgeva verso di lui intimorendolo affinchè potesse fare in modo che alcuni giovani giocatori della Roma potessero essere gestiti dalla Gea che faceva capo a suo figlio Alessandro Moggi. Insomma, Baldini aveva timore che potesse perdere il suo posto di lavoro se non avesse eseguito quanto detto da Moggi cosa che poi lui non ha fatto. Lavvocato di Moggi per rispondere alle accuse di Baldini che ha definito il suo assistito uomo senza qualità, fa presente come nel 1994 lavvocato Gianni Agnelli aveva chiamato a ricostruire un club in grande difficoltà comera allora la Juventus che poi in effetti insieme a Giraudo, ha reso grandissimo. Inoltre, ogni mattina lavvocato verso le sette prima di avere a che fare con potenti della Terra, telefonava puntualmente Luciano Moggi per avere una continua interazione con lui segno della grande stima che aveva nei suoi confronti. Poi si passa a parlare della faccenda relativa alla schede svizzere che furono acquistate da Moggi in un negozio nei pressi di Chiasso. Queste schede hanno la caratteristica di non poter essere interessate da intercettazione da parte di forze dellordine italiane. La loro comparsa è stata appurata nel momento in cui Paolo Bergamo che ne aveva una, commise lerrore di telefonare su unutenza italiana con questa svizzera. Da quando si apprende dalle testimonianze del negoziante Teodosio De Cillis che parla di aver visto qualche volta Moggi ma lacquisto fu eseguito materialmente da un dipendente della Juventus Giancarlo Bertolini che chiamato a testimoniare parla di come fu Moggi a commissionargli lacquisto della schede. Secondo laccusa queste schede servivano a Moggi per poter dettare le regole su come fare le cosiddette griglie arbitrali e quindi chi doveva arbitrare le varie partite di campionato mentre secondo la difesa servivano a Moggi e i propri collaboratori per portare avanti trattative di calciomercato in gran segreto e quindi senza essere scoperti da giornalisti e competitor. Il discorso si sposta su alcuni elementi che lasciano capire quanto fosse grande linfluenza allepoca dei fatti di Luciano Moggi e nello specifico viene chiamato a testimoniare Romeo Paparesta ex arbitro che in quel era interessato qual ora ce ne fosse stata la possibilità, a quale incarico federale e ne parlò con Tullio Lanese. Lanese che gli fece presente che affinché la cosa potesse avere esito positivo avrebbe dovuto avere contatti con Luciano Moggi. Paparesta chiese cosa centrasse Moggi con tutto ciò. Altro episodio che viene preso in considerazione dal pubblico ministero e quindi dallaccusa è lormai notissimo dopo partita di Reggina Juventus del campionato 2004/05 e che terminò sul 2-1 per i padroni di casa. In quella partita ad arbitrare cera Gianluca Paparesta che annulla in maniera dubbia due reti alla Juventus. Nel dopo gara si racconta della furia di Moggi che entrò nello spogliatoio dellarbitro per farsi sentire e a quanto pare per punirlo, lo chiuse a chiave nel proprio spogliatoio portando via con se le chiavi. Questione questa che lo stesso Paparesta ammette di non aver potuto verificare personalmente in quanto al momento di andare via la porta era regolarmente aperta. Ci sono però un paio di intercettazioni che vengono fatte sentire durante il programma nella quali lo stesso Moggi si fregia di aver chiuso Paparesta negli spogliatoi e portata via le chiave. Insomma, secondo la difesa questa è stata soltanto una atto di goliardia orale da parte Moggi che non aveva avuto riscontro nella realtà delle cose.
Comunque sotto accusa finì anche il guardalinee Aniello di Mauro che segnalò peraltro regolarmente il fuorigioco dell’attaccante della Juventus Kapo, e che dovette subire le sfuriate di Moggi e dello stesso Giraudo convinti di aver subito un furto. Nel corso delle varie deposizione si apprende come nei giorni seguenti Paparesta cercò di fare in modo che la disputa con Moggi fosse appianata in quanto temeva che questo potesse avere dei contraccolpi sulla sua carriera di arbitro e lo stesso fece anche Aniello di Mauro. La parte conclusiva della trasmissione viene mandata in onda la fase del processo in cui viene chiamato in ballo l’allora direttore dello sport della Rai Ignazio Scardina che stando alle testimonianze dei giornalisti Francesca Sanipoli e Enrico Varriale, soleva mandare un giornalista peraltro non assunto a tempo indeterminato come Ciro Venerato a seguire le partite della Juventus giacchè altre firme autorevole della Rai solevano fare domande scomode. Viene citato il caso della Sanipoli che l’unica volta che curò il servizio della gara della Juventus riuscì ad avere da Zambrotta la confessione di essersi lasciato cadere in area di rigore e indotto l’arbitro a decretare la massima punizione. Vi fu u putiferio e da allora le gare furono affidate esclusivamente a Venerato.