Quella che di primo acchito potrebbe apparire come unamericanata mal riuscita risulta, al contrario, unatmosfera intrigante, ben fatta e meritevole. Il nuovo Cha Cha Cha del figlio darte Marco Risi, bravissimo regista e sceneggiatore competente, racconta la Roma che conviene, quella che si muove nellillegalità anziché vivere di affetto e sincerità. Senza troppi moralismi, e con un cast davvero particolare, limpensabile film di genere dalle battute firmate Purgatori-Carrington-Risi si scopre appassionante, per nulla banale, forse quasi divertente e, soprattutto, molto intrigante.
I preamboli ci sono tutti: linvestigatore seducente e misterioso, la bionda bellissima ingenua e i corrotti cattivi, che insieme cooperano, facendo risultare questo un film poco italiano ma italianissimo. Si parla spesso di film di genere e di quanto bisognerebbe tornare a farne, dice Marco Risi, spiegando il perché questo prodotto abbia deciso di metterlo in scena. Latmosfera è quella dei gialli anni 40, con un eroico Luca Argentero nei panni del Sherlock Holmes della situazione, di nome Corso, attentissimo a ogni minimo dettaglio e pronto a rischiare la pelle pur di risolvere il caso; perché Tommaso (Jan Tarnovskiy), il giovanissimo pargolo della bellissima e famosa Michelle, alias Eva Herzigova, è morto?
Non è stato un semplice incidente stradale, ma un SUV che a fari spenti lo ha investito, volontariamente. Sembra non esserci spiegazione, nessun motivo valido. Finchè, andando contro a tutto e tutti, con laiuto degli spesso odiati paparazz, e di qualche loro scatto compromettente, tutto viene invece abilmente risolto.
Tra i personaggi misteriosi che compongono questo particolare cast artistico, anche la straordinaria partecipazione di Claudio Amendola che, ricoprendo stavolta il ruolo di capo della squadra mobile della capitale, si fa largo passo dopo passo, quasi ballasse il Cha Cha Cha anche lui, lasciando interdetti gli spettatori che a fatica riescono a etichettarlo tra i personaggi buoni o cattivi della storia, restando semi-incomprensibile fino alla fine.
Colpo di scena (e di pistola) decisamente strabiliante anche a fine film, con una pallottola in testa all’Avvocato Argento, interpretato dal bravo Pippo Delbono, che quasi inaspettatamente ricalcherà la parte dell’arricchito pretenzioso, convinto siano i soldi a fare il potere. Un giallo che si prolunga sino all’ultimo, con gli spettatori a fiato sospeso, ardenti di sapere.
Decisamente una scommessa, una sfida, quella intrapresa da Marco Risi e da tutto il cast: cimentandosi in un’ardua impresa come quella di un film di genere, in Italia, ha sicuramente considerato la posta in gioco, a dir poco altissima, poichè proprio nel nostro Paese produzioni simili a questa rischiano spesso di non interessare e di non sbancare il botteghino. Non è solito trovare film simili a questo, infatti, firmati da cast artistico e tecnico italiani.
Tuttavia stavolta, solo complimenti. A Luca Argentero, che si riscopre eroe brizzolato in questi 90 minuti di film, così come a Eva Herzigova, Claudio Amendola e tutti gli attori in scena, fautori di un thriller grigio ma per niente noioso, un noir che nulla invidia a chi di noir se ne intende da anni, accentuando anche, perché no, qualche scena di lotta armata nuda e cruda, che negli action movie americani è da sempre pane quotidiano.
Scena dopo scena, o passo dopo passo, come quando con felicità e spensieratezza si balla il Cha Cha Cha. Un rincorrersi di misteri che, quasi in danza, movimentano il tutto con maestria. Sino all’ultimo passo, sino all’ultima nota, sino ai titoli di coda.