Terminato il processo per l’uccisione di Sarah Scazzi,nella puntata di sabato 8 giugno di Un giorno in pretura è dedicata al famoso processo di Calciopoli, svoltosi presso il Tribunale penale di Napoli, con riferimento in particolare alla stagione calcistica 2004-2005. Viene verificato se i risultati di alcune partite sono stati condizionati oppure no. La giustizia sportiva ha emesso in merito delle penalizzazioni molto dure, tra cui la retrocessione della Juventus in serie B con l’annullamento di due scudetti conseguiti, e penalizzazioni anche a carico di Lazio, Fiorentina e Milan. Di fronte al tribunale penale invece, sul banco degli imputati c’è Luciano Moggi, i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo e alcuni arbitri e l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Si comincia ad analizzare la partita di serie B Messina-Venezia vinta per 2-1 dal Messina. Il primo accusatore è l’amministratore delegato del Venezia, Franco Dal Cin, che chiama in causa il presidente del Cagliari, Cellino, il quale gli aveva detto in una telefonata che la designazione arbitrale dell’arbitro Palanca significava che avrebbero perso la partita. Cellino interrogato conferma le sue dichiarazioni ammettendo che si vociferasse a suo tempo che quell’arbitro facesse parte del gruppo di arbitri legati a Moggi. Dal Cin descrive la partita precisando come la sua squadra fosse in vantaggio e poi in seguito a una serie di decisioni arbitrali ha perso chiudendo la partita in 8 uomini. Tutti erano convinti che l’arbitro avesse deciso il risultato e per questo convocò anche una conferenza stampa per denunciare la presenza di qualcosa al di sopra di tutti che gestiva le partite. La partita in questione è servita soltanto per l’inizio delle indagini, in quanto nello specifico non fu dimostrata alcuna irregolarità. Dopo una serie di dichiarazioni spontanee degli imputati, viene interrogato un altro grande accusatore di Moggi, Danilo Nucini, arbitro a suo tempo, che pensa sia stato proprio il sistema Moggi a rovinare il calcio italiano e che per la precisione tutte le accuse da lui riportare riguardano gli anni precedenti al 2004. Nucini racconta di come la sua carriera di arbitro in serie A abbia subito un’inversione di rotta quando in una partita del 2001 Juventus-Bologna diede un calcio di rigore contro la Juve a 9 minuti dallo scadere. Il rigore era regolare, ma la stampa si scatenò contro di lui e i suoi designatori Pairetto e Bergamo gli consigliarono di dichiarare di aver sbagliato, ma in seguito al suo rifiuto ebbe 40 giorni di sospensione. La difesa dei designatori cerca di dimostrare che la Juventus non aveva vantaggi richiamando l’attenzione sul fatto che lo scudetto quell’anno lo vinse la Roma e sul fatto che un altro arbitro fu sospeso pur avendo dato un rigore a favore della Juventus. A sostegno di Nucini interviene Gazzoni, presidente del Bologna. A Nucini intanto viene concesso di tornare ad arbitrare solo dopo aver chiesto scusa a Pairetto, ma gli viene concesso di ritornare solo in serie B. Racconta una serie di episodi evidentemente a favore della Juventus in cui il designatore Pairetto, contro il quale si scaglia spesso, faceva i complimenti all’arbitraggio. Amareggiato e deluso per le ingiustizie afferma di essersi dedicato a suo tempo all’annotazione nel suo diario di tutti gli episodi dubbi della stagione e di come venivano gestiti dalla commissione a Coverciano, per giungere così alla conclusione che favorire la Juventus significava arbitrare in serie A, mentre al contrario sfavorirla era sinonimo di penalizzazione. Nucini elenca tutti i casi da lui esaminati, come un vero detective, aggiungendo anche quelli che penalizzavano le dirette avversarie della Juventus, come l’Inter, in cui secondo lui c’era sempre l’intervento del sistema Moggi. Infatti nella partita Parma-Inter di quell’anno fu giudicato regolare un gol del Parma dato da De Sanctis, chiaramente irregolare per carica sul portiere. L’elenco degli episodi continua e Nucini, arrabbiato per quello che accadeva, un giorno raccontò tutto a Giacinto Facchetti, amministratore delegato dell’Inter. In aula il figlio conferma che il padre gli aveva riferito di aver parlato con Nucini e di aver trovato nella sua analisi un riscontro preciso di tutti i suoi dubbi. Facchetti gli suggerisce di diventare amico di Fabiani, il presidente del Messina, amico di Moggi e dell’arbitro De Santis, quindi secondo lui facente parte di questo sporco sistema di designazioni favorevoli alla Juventus.
Nucini si comporta da vero investigatore infiltrato e ben presto Fabiani gli promette di farlo tornare in serie A grazie al suo uomo. Organizza così un incontro con Moggi all’hotel Concord, nel quale Moggi invitò Pairetto e Bergamo a essere più benevolenti con Nucini facendolo arbitrare in serie A. Bergamo interviene in aula e carte alla mano dimostra come quell’incontro non ebbe alcun effetto, perché Nucini non arbitrò nessuna partita della serie principale. Può essere che Nucini avesse interpretato male quella telefonata, fatto sta che convinto di avere le prove del sistema Moggi, informa Facchetti dell’incontro avvenuto. Piccolo diverbio in aula sul fatto che Facchetti avesse dubitato anche dello stesso Nucini nella partita Avellino-Messina. Fatto sta che Facchetti è morto, ma ha lasciato un memoriale nel quale concorda con le accuse fatte da Nucini. Sul finale compare un altro testimone d’accusa, l’allenatore Zeman, già acerrimo nemico di Moggi dai tempi del doping nel calcio. Secondo lui Moggi avrebbe fatto in modo che non allenasse più squadre importanti, confermato dal presidente del Bologna. Diversi diverbi in aula tra gli avvocati della difesa e Zeman.