Anche Giuseppe Povia, intervistato dal sito vice.com ha voluto dire la sua in merito allo spinossimo caso del ministro Cecile Kyenge, parlando a 360 gradi di immigrazione, di politica e di patriottismo ma anche di lavoro. Pur non avendocela direttamente con la donna che di recente il leghista Roberto Calderoli ha insultato con una battuta tutt’altro che simpatica, paragonandola a un orango, il cantautore non condivide la scelta di averla fatta ministro dell’Integrazione. Mi chiedo perché proprio all’Integrazione, dato che per fare la mossa di facciata e vantarsi di avere un Ministro nero bastava che la mettessero a un altro ministero, dice infatti il vincitore del Festival di Sanremo 2006, e continua affermando di non condividere nemmeno le politiche che la Kyenge sta portando avanti, come quella dello Ius Soli, per cui un bambino che nasce in Italia diventa automaticamente italiano, chiaro che poi vengono tutti a partorire in Italia. E, nella lunga intervista, torna a parlare di un tema al momento continuamente discusso, quello dell’omosessualità, cui in passato aveva dedicato la controversa canzone Luca era gay. Si parla soltanto di questi argomenti in questo momento, afferma il cantante e giustifica con coerenza il suo pensiero: Ce ne sono altri che sono prioritari, come la famiglia, la sanità, la ricerca, i problemi economici… Gli argomenti sui gay che stanno in primo piano potrebbero benissimo passare in secondo piano. E continua: Vado in ospedale e vedo i bambini morire di tumore quando so che invece la ricerca se fosse ben sovvenzionata potrebbe salvarli mi incazzo, cioè mi chiedo perché si continua a parlare solo di gay pride… i gay che conosco io sono delle persone serie, non vanno ai gay pride con il culo di fuori sui carri, perché si ghettizzano da soli. Una parte delle energie la riserva per parlare anche di politica: la sua posizione non è solo fermamente anti-euro, ma non trova nessun partito nel quale riconoscersi : Se io dovessi votare, voterei Povia. Io faccio politica davvero, non faccio partitica, dichiara, confessando di non votare dal dal ’94, quando diede la sua preferenza a Berlusconi, perché era la novità che avanzava, mentre ora gli unici che possono governare ora l’Italia sono degli economisti, quelli buoni. 



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