Antonio Esposito come Felice Caccamo. E Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, a paragonare il presidente del collegio della Cassazione che ha emesso la sentenza Mediaset al uno dei personaggi più fortunati interpretati in passato da Teo Teocoli. Grasso si riferisce ovviamente alla discussa intervista rilasciata da Esposito a Il Mattino e allaudio, diffuso successivamente dal quotidiano partenopeo, in cui il giudice parla al telefono in un incomprensibile dialetto napoletano. Il tormentone su Caccamo, scrive oggi Grasso, è partito da un articolo di Annalisa Chirico su Panorama.it e ha fatto in fretta a diffondersi, come succede a quelle battute che diventano subito una spia di consenso. Persino la senatrice Alessandra Mussolini si è esibita in un’imitazione della telefonata. Certo, aggiunge il critico televisivo, tra un esimio presidente della Corte di Cassazione e un giornalista, un po’ cialtrone, intento più alle sue singolari abitudini alimentari (‘o struzzo di mare oppure ‘a frittura globale), che a scovare notizie, la differenza è abissale. Ma sono bastati una telefonata in dialetto («Tiziu, Caiu e Semproniu an tit che te l’hanno riferito. E allora è nu pocu divers), un momento di eccesso di confidenza, uno stato di rilassamento familiare per avvicinarli in maniera incredibile. Caccamo sa bene che i magistrati parlano attraverso le sentenze conclude Grasso – ma sa anche che qualche volta parlano al telefono.



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