La diretta di Porta a Porta inizia con qualche minuto di ritardo, ma basta il volto di Bruno Vespa – più corrucciato del solito – per vedere il peso della giornata: «Per Berlusconi è andata nel peggiore dei modi. Resta una sentenza che sconvolge la politica. Mentre il Pdl è raccolto a Palazzo Grazioli per un vertice allargato con tutto lo stato maggiore del partito, il Pd, prudente, ha preferito dare forfait alla diretta, così che in studio (tolte le ali) si ritrova solo Casini: «Questa sera abbiamo visto che molte forze di opposizione vogliono che il governo cada. Nessuno può dire che non sapevamo che sarebbero arrivati questi nodi al pettine: o cera una dose dipocrisia e dei problemi dellItalia non fregava nulla a nessuno, o chi sostiene il governo ha il dovere di continuare a farlo. Intanto giunge la notizia del probabile ricorso degli avvocati Coppi e Ghedini alla Corte di giustizia europea e arriva il tempo per un giro dei giornalisti in studio: per Polito la sentenza è «netta e dura, mentre Barenghi sostiene che la vita del governo è lultima chance di Berlusconi per lavorare alle riforme: nel vicolo cieco rimane il Pd, che forse non doveva nemmeno far nascere lalleanza.
Poi la discussione si sposta sulle parole del presidente Napolitano, che oltre a raccomandare rispetto per la sentenza, ha auspicato una riforma della giustizia: da alcuni sono interpretate come il segno di disappunto verso la condanna, da altri come un invito a proseguire il lavoro del governo. E dalle parole del capo dello Stato, il discorso incrocia i nodi tecnici del futuro del Cavaliere, che si scontra con il decreto legislativo del 2012, che prevede lineleggibilità per i condannati a pene superiori ai due anni (Berlusconi è condannato a quattro anni); se però lineleggibilità sopravviene in corso di mandato, la decisione spetta alla camera di appartenenza, ma le parole di Epifani – pronunciate poco prima in conferenza stampa – sembrano escludere chiaramente un appoggio al Pdl in caso di voto sul Cavaliere. Anche Casini conferma la tesi dello studio: «Se ci sarà il voto sulla permanenza in Senato di Berlusconi, il governo deflagrerà, e Polito controfirma: «Epifani dice che se si arrivasse a votare lineleggibilità, Pd e Pdl si spaccherebbero; si avrebbe dunque levidenza di un governo che non esiste più.
Finalmente sopraggiunge, annunciato dalla tensione di Vespa, il videomessaggio di Berlusconi, inviato ai media da Palazzo Grazioli: per nove minuti rotti dalla commozione, il Cavaliere attacca una parte della magistratura che lo perseguita da ventanni, rivendica la propria storia politica, lamore per lItalia e linnocenza nel processo Mediaset. Poi rilancia come sempre, perché vuole restare in campo e continuare limpegno politico, rifondando Forza Italia: nove minuti – come nel 94 – in cui si sentono volare i ventanni trascorsi, come se il nastro della storia fosse stato riavvolto.
Quando l’obiettivo torna sul conduttore, il giudizio di Vespa è chiaro: «Chi pensava di essersi tolto Berlusconi dai piedi, forse si sbagliava». E per Casini non è una sorpresa, perché «è un tenace», anche se il leader dell’Udc appare irritato dall’assenza di rassicurazioni sulla tenuta dell’alleanza di governo, segno che il Cavaliere sta ancora riflettendo sulle prossime mosse. In studio ora si è aggiunto anche Sallusti, che si aspettava la botta della sentenza e rimarca le parole di Napolitano sulla riforma della giustizia (che indicherebbe il disappunto verso la decisione), a cui Polito dà un’interpretazione più moderata: «Oggi Napolitano ha voluto affermare che la questione sulla sentenza era chiusa, così da permettere di aprire una discussione seria sulla riforma».
L’arrivo di Gasparri segnala la fine del vertice allargato di Palazzo Grazioli, dove ora è in corso una riunione ristretta fra Berlusconi, i figli, gli avvocati e i capogruppo delle camere; per il senatore del Pdl il discorso del Cavaliere è stato una grande difesa della propria storia, coerente con le battaglie combattute negli anni: «La giornata è stata di orgoglio e di amarezza: il primo per la nostra storia politica, la seconda per una sentenza che non semplifica la vita del Paese».
Dopo un breve servizio biografico sui giudici della Corte di Cassazione che hanno emesso la sentenza, provenienti da diverse aree politiche e culturali, Vespa legge la nota di risposta al videomessaggio di Berlusconi dell’Associazione nazionale magistrati, secondo cui non c’è stato alcun accanimento e per cui sono incomprensibili le accuse rivolte dal Cavaliere.
La trasmissione volge verso il proprio epilogo, ma scorrono ancora due servizi che documentano le reazioni di diversi parlamentari, dal disappunto di Mara Carfagna e Saverio Romano alla soddisfazione di Sel e Movimento 5 Stelle. A chiudere la diretta, invece, è la discussione sulla condizione di salute della giustizia, non molto florida per Gasparri, che torna a citare le parole di Napolitano. E Casini affonda, parlando dell’Ilva di Taranto: «C’è un problema di giustizia se decisioni importanti di politica industriale vengono prese dalla magistratura».
Porta a Porta chiude i battenti e spegne le luci dopo tre ore di sconcerto palpabile, disegnato sui volti dei propri attori, dagli ospiti al conduttore; forse l’ansia con cui il Paese ha inseguito la sentenza del Palazzaccio era fondata, quasi presagendo la bomba, senza poterne calcolare la gravità politica. E resta tutta la quiete dopo la tempesta, nella speranza che porti frutto sulla via della riforma del Paese. Sentenza è fatta: per la giustizia, invece, si dovrà attendere ancora.