Questa sera al Meeting di Rimini va in scena Giovanni Testori. Al Teatro Novelli, infatti, ci sarà lo spettacolo A te come te, per la regia di Marco Martinelli e con la lettura dei testi dello scrittore scomparso venti anni fa da parte di Ermanna Montanari. Lo spettacolo nasce da unidea di Luca Doninelli e Gabriele Allevi. Proprio questultimo ci racconta come si è arrivati alla sua realizzazione



Alcuni proprio non se ne vanno. Non se ne vanno mai. Possono anche morire e lasciare la scena del mondo, ma la loro presenza rimane scritta sulle cose che hanno avuto fra le mani in modo indelebile. E quando scoccano gli anniversari ci rendiamo conto che sono ancora fra noi e che sentiamo le loro parole più vive che mai. Come se il tono della loro voce e il colore dei sentimenti che sapevano suscitare prendessero maggior forza col passare del tempo invece che perdersi irrimediabilmente. Uno di questi è sicuramente Giovanni Testori.



Come guardare un ritratto di Giovan Battista Moroni o passeggiare su per il Sacro Monte di Varallo senza che le sue parole non facciano tuttuno con le emozioni concrete che sentiamo balzare in cuore? Per molti di noi che lo hanno conosciuto direttamente o attraverso i suoi scritti (è quasi la stessa cosa tanto sono intrisi di carne e sangue) lesperienza dellarte non è più stata la stessa. I pittori e le loro opere di colpo si sono fatti veri, abbiamo conosciuto e amato le loro storie, abbiamo sentito i dialoghi coi loro padri, abbiamo annusato laria dal sapore di stalla e di temporale e capito che tutto questo era necessario per comprendere in profondità la loro pittura.



Un modo di parlar darte iniettato di vita, di sangue e di preghiera, di lavoro e di fatica, ma anche di speranza e consolazione. E che dire del suo teatro? E dei racconti, e dei romanzi? Di quelle forsennate periferie popolate da personaggi estremi intenti a succhiare dalla vita ogni goccia di umanità nascosta fra disperazione e violenza? La singolarità di Giovanni Testori consiste nellattraversare i generi dellarte senza soluzione di continuità. La stessa passione, la stessa verità, la stessa sincerità la si incontra negli scritti storico-artistici come in quelli teatrali, nei romanzi e negli interventi giornalistici.

Per questo quando con Luca Doninelli, in occasione del ventesimo anniversario della sua morte, abbiamo cercato qualcosa di nuovo per far partecipare tutti a questa sua avventura umana e artistica nellambito del festival DeSidera di cui condividiamo la direzione artistica, ci sono venuti in mente i suoi editoriali. Essi sono stati per noi (per lui direttamente, per me indirettamente) loccasione di un incontro. Uno scoppio di corrispondenza. Quando alla fine degli anni Settanta e ai primi degli Ottanta da quelle pagine che furono di Pasolini si ergeva la sua voce, la sentivamo finalmente fuori dal coro, ma nostra. I suoi articoli sapevano trattenere in sé tutto dellumano, senza moralismi né parole dordine. Sapevano ridonare alle parole della fede la loro carne rintracciandola dentro i fatti della cronaca anche la più scandalosa.

Ma come portarli a teatro? Gli editoriali vanno letti, non bisogna trascriverli per farne qualcosaltro. Allora serviva una voce in grado di dare i giusti toni e le variazioni, di far toccare con mano la violenza e la pietà. Che facesse sorgere la speranza dagli abissi. Una voce come quella di Ermanna Montanari diretta dal suo mentore Marco Martinelli alla regia e alla drammaturgia. 

Una telefonata dagli Usa e una cena a casa Doninelli con Giuseppe Frangi e l’avventura era ormai sui binari della produzione, complice una lunga amicizia e una fortunata esperienza precedente intorno all’antico testo di Rosvita. Per loro era quasi una scoperta, per noi la certezza che l’arte di Testori ancora una volta avrebbe rivelato la sua forza e la sua contemporaneità.

Abbiamo consegnato alla premiata ditta del Teatro delle Albe la realizzazione della lettura e ne è uscito uno spettacolo intenso, drammatico e gentile. In cui tutto è al servizio delle parole testoriane senza fronzoli o indugi estetistici. Le scelte gravitano intorno a vicende femminili: un drogato che ammazza una bambina in carrozzina nel maldestro tentativo di strapparle la catenina d’oro, Luca, che ammazza la madre per un futile motivo e la richiesta di una legge contro la violenza alle donne espressa con oltre 30 anni di anticipo sono i contenuti degli editoriali che compongono la lettura.

I fatti di cronaca vengono raccontati senza sconti. E le parole di Testori non si attardano mai nell’indignazione (sport davvero borghese), ma portano la ragione e il cuore di tutti di fronte all’abisso della colpa e al desiderio infinito di perdono. Non c’è atto malvagio compiuto di cui non siamo in qualche modo corresponsabili. E non c’è male umano che non chieda di essere perdonato al solo tribunale in grado di farlo: quello divino. Così il peccato dell’uomo può diventare un percorso verso la salvezza se poggia su una pietà da cui non verrà dimenticato nessuno, “nanca ‘na furmiga”, neanche una formica.

La lettura proposta dal Teatro delle Albe è un percorso intimo solenne delicato personale. Come tutto è personale in Testori e per questo eroico. Un bel modo per incontrarlo presente. Perché, appunto, lui è uno di quelli che non se ne vanno.