Ci sono dei film che restano impressi nella memoria. Film che affascinano come le poesie, che catturano gli occhi e il cuore. La tigre e il dragone è uno di questi. Lodato dalla critica alluscita, nel 2001, è da rivedere per immergersi nelle sue atmosfere sospese nel tempo e per intraprendere un viaggio (visto che siamo anche in estate) in una cultura diversa, lontana, rappresentata con grazia. Per cogliere le emozioni dipinte sui volti dei protagonisti e per godere della magnifica regia di Ang Lee, che ha definito il suo film la versione asiatica di Ragione e Sentimento.

Tratto dal romanzo Crouching Tiger, Hidden Dragon di Wang Du Lu, il lungometraggio è ambientato in un Medioevo sospeso tra storia e leggenda. Narra la storia del grande maestro di arti marziali Li Mu Bai (Chow Yun-Fat), che arriva nella città di Yuan insieme allamica Shu Lien (Michelle Yeoh) a cui affida il compito di portare la sua leggendaria e antichissima spada Destino Verde al nobile Sir Te. Dopo aver combattuto per lunghi anni, il guerriero vuole ritirarsi in un monastero e cambiare vita, rinunciando alle battaglie.

Nel suo viaggio, Shu stringe amicizia con Jen (Zhang Ziyi), la giovane e bella figlia del governatore. Quando la spada consegnata a Sir Te è sottratta da un ladro mascherato che combatte divinamente, scopriamo che Jen, in fuga da un matrimonio combinato, si è allenata per anni con Volpe di Giada, lassassina e maestra di arti marziali di cui Li Mu Bai intende vendicarsi.

Il nostro è un mondo terribile. Un mondo di tigri assopite e di draghi in agguato, afferma Li Mu Bai. Ma lallieva ha superato la maestra: è Jen che ha preso la spada, e adesso sceglie da che parte stare. Comincia così la sua vita da errante, al seguito di Shu e del maestro Li, che trova in lei lallieva da sempre sognata. Il desiderio di vendetta delluomo, però, non si placa e lo conduce verso la tragedia: nonostante il grande guerriero riesca a uccidere Volpe di Giada, non può sottrarsi al dardo avvelenato dellassassina. 

Il film affonda profondamente nella cultura asiatica, con la sua venerazione per le arti marziali e la sua concezione particolare della vendetta. I combattimenti sono danze eleganti che incantano con la fusione di realismo e magia, di lirismo e violenza: non si tratta di un film di eroi ma di eroine, che si sfidano a duello con magnifiche acrobazie, salti impossibili e voli nel vento. Ammiriamo i personaggi che volteggiano sulle cime degli alberi nelle coreografie straordinarie ideate da Yuen Wo Ping (lo stesso di Matrix), che esaltano labilità delle donne guerriere, agili come ballerine.

Se la ragione trapela nella lucidità con cui i personaggi combattono, il sentimento si esprime nell’amore che lega Shu Lien e Li Mu Bai, e nella passione che spinge Jen a ribellarsi all’unione progettata dai genitori per inseguire il suo cuore e la libertà. 

La genialità di Ang Lee sta nel saper rivisitare con attenzione filosofica e grazia fiabesca il genere wuxiapian, il cappa e spada orientale, regalandoci un classico che accompagna lo spettatore in un mondo nuovo, dove i guerrieri volano pur restando verosimili, la magia è parte della natura e gli uomini combattono per gli ideali in cui credono. 

“Come la verità è nel silenzio, la forza è nella quiete. Non c’è lotta senza pace interiore, ricordalo”.