Nel tardo pomeriggio del 20 settembre, davanti a circa duecento invitati, Belen Rodriguez e Stefano de Martino si sono sposati. “Ecchissenefrega”, diranno in molti, e poi comunque lo sapevano già tutti. Gran parte degli occhi d’Italia sono puntati sull’Abbazia di Santo Spirito del borgo di Comignago, tra Novara e Varese, dove la showgirl argentina e il ballerino di Amici sono convolati in matrimonio. Certo, magari non tutti si sono appassionati venendo a conoscenza dei dettagli del vestito della sposa, del ritardo di quarantacinque minuti o dell’assenza ingiustificata di Maria De Filippi che probabilmente non ha voluto fare un torto alla sua “pupilla” Emma Marrone scaricata proprio da De Martino. Dettagli superflui, diranno in molti, ma giunti velocemente alle orecchie dei tantissimi curiosi che, inevitabilmente, vengono travolti dalla potenza mediatica di questa unione.



“E’ il più classico degli argomenti popolari – spiega a IlSussidiario.net lo psichiatra Alessandro Meluzzi – una sorta di ‘royal wedding’ nostrano che attira comunque tantissime persone”. C’è tutta una fascia di cittadini, infatti, “che deve in qualche modo vivere la vita degli altri” ed entrare a far parte di un immaginario collettivo che si nutre delle nozze di due personaggi di un modesto star system popolare che però riesce a far sognare. “Questo bisogno di traslazione delle proprie emozioni su quelle degli altri”, ci dice ancora Meluzzi, “è quanto di più classico e banale ci possa essere, proprio perché spesso rimanda a un’esigenza di riempire il vuoto malinconico della propria vita con la contemplazione di quella degli altri”. Un meccanismo che fa parte del divismo, insomma, “e che può essere talvolta motivato, come nel caso di grandi personaggi, attori o cantanti, ma che spesso rappresenta una pura autoamplificazione mediatica”.



Non è poi raro vedere molte persone che, se interpellate pubblicamente sull’argomento, mentono spudoratamente ostentando disinteresse. Ma c’è un motivo ben preciso: “Durante molti sondaggi, test e focus group – prosegue Meluzzi – è comune vedere gli intervistati rispondere non con ciò che fanno o pensano davvero, ma con ciò che pensano si debba pensare. E’ una delle ragioni per cui i questionari di marketing sono in parte fallaci, proprio perché solitamente le persone coinvolte rispondono con quello che ritengono essere, più o meno consciamente, la risposta giusta”. In casi come questo si può quindi arrivare a mentire perché agli occhi di molti l’interessamento al matrimonio di Belen Rodriguez “appare come un segnale di banalità e volgarità. Ma lo stesso avviene, ad esempio, anche per il Grande Fratello e altre trasmissioni televisive, che fanno ascolti altissimi quando invece sembra che non le guardi nessuno”.



Niente paura comunque, perché non si tratta di un fenomeno tale da suscitare un grande allarme sociale: “Fa parte di una dinamica diffusa che tutto sommato rientra nelle varietà della sfera del gusto – conclude il professor Meluzzi -, quindi ci sono persone che non sono neanche sfiorate da questo evento e altre che invece si appassionano a una storia che avvertono come più semplice, più vicina e banale. Qualche volta c’è la banalità del male, come diceva Hannah Arendt, ma qualche volta c’è anche la banalità del nulla. Non è detto che il nulla sia necessariamente il male: lo è quando diventa indifferenza assoluta, ma altre volte è semplicemente un gioco di cultura popolare”.