Se lo scopo di ogni buon film horror che si rispetti è quello di far accapponare la pelle, e mettere in subbuglio lo stomaco, Youre next è assolutamente riuscito nellintento, ed è quindi uno dei migliori home invasion movie mai visti prima. Con la regia di Adam Wingard, già direttore artistico di A Horrible Way to Die, e dalla penna creativa del suo amico Simon Barrett, è uno dei prodotti horror meno banali, più accattivanti e studiati degli ultimi tempi.

La location classica di un film da brividi, quella di una casa di campagna, un poco abbandonata e da molto tempo disabitata, fa da cornice a una reunion famigliare tanto particolare quanto movimentata, quella dei Davison. Mamma e papà, Aubrey e Paul interpretati da una bravissima Barbara Crampton – che torna sul grande schermo dopo sette anni dassenza – e Rob Moran – in passato nei famosi Tutti pazzi per Mary o Scemo più scemo – decidono infatti di festeggiare il loro anniversario di matrimonio con una vacanza nella casa di famiglia, in compagnia dei figli, sempre sparsi per lAmerica tra studio e lavoro, e le corrispettive compagne. Tra una battuta e laltra, con un po di sana invidia nei confronti di quei fratelli che stanno avendo più successo di te nella vita, inizierà così la fine dei Davison, senza quasi che nessuno se ne renda conto, senza capirne davvero il motivo.

Molto interessante la tecnica cinematografica utilizzata dal regista, che rende ogni scena carica di azione, nonché di paura, e budella. Una suspense sempre più accentuata, quella inevitabilmente indotta allo spettatore, che – tra una battuta e laltra – inizia a porsi domande a proposito di chi siano i mandanti veri di questo omicidio, restando – nonostante lorrore che si può provare – incollatissimo allo schermo, perché accattivato anche e soprattutto dalla sceneggiatura, oltre che dai mille modi per uccidere raccontati nei 94 minuti di film.

Dallinizio alla fine. Tutto si confronta con quello che il pubblico sa, o vorrebbe sapere, a proposito di ciò che deve avvenire o che è già accaduto. Un continuo surplus cognitivo dato e poi tolto, per chi siede davanti al grande schermo. Quasi un film giallo, nonostante i balzi di suono non manchino, così come quelli di cuore, che già dai primi istanti ti fanno rannicchiare sulla poltrona perché lansia continua ad aumentare.

Non uno slasher movie, ma un vero prodotto psicologico, Youre next è uninterminabile carneficina, apparentemente senza via di salvezza, che vede morire attraverso balestre, coltelli da cucina, frullatori e chi più ne ha più ne metta, una dozzina di personaggi, tutta la famiglia Davison insomma, con unultima unica superstite; leroina Erin (alias Sharni Vinson, dritta dritta da Step Up 3D) che da buona e intrepida salvatrice from Australia with love, si trasformerà per le indagini della polizia che seguiranno, nella prima sospettata del tutto.

“Sono cresciuto a casa di mia madre”, racconta Adam Wingard, il regista, “e avevamo un batticarne. Era una specie di mazza di metallo che usavamo per battere le bistecche, ma ho sempre pensato potesse essere uno strumento di tortura, creato per ammazzare i nemici durante le Crociate” ride. “Ho preso spunto anche da lì, per creare il mio film. L’idea che chiusi in una casa di campagna si cerchi di salvarsi come si può, con tutte le armi da cucina, alcune tratte anche dagli arredi, dai vasi di cristallo, agli elettrodomestici, fino ai coltelli per affettare qualsiasi cosa”. “Le balestre e i cacciavite resterebbero semplici balestre e cacciavite se non fosse per i Davison”. “Quello che consigliamo e auguriamo al pubblico è vivere il momento. Speriamo che You’re nextaiuti anche in questo! A vivere il momento, perché la vita è breve. Non si sa mai come può finire una vacanza in campagna con la famiglia…” conclude.

Molto interessante anche la ripresa con steadycam che rende ogni scena più realistica quasi fosse fatta a mano. Unica pecca, forse, quella del mal di mare, che colpisce tanti spettatori (come me…) rendendo fastidiosa l’inquadratura mossa e un poco sfuocata.

Tanti i nomi importanti nel film che, dicono regista e sceneggiatore, non sono stati di difficile scelta. Da Nicholas Tucci, il Felix che alla fine si scoprirà uno degli spietatissimi organizzatori dell’omicidio, per potersi accaparrare l’eredità del padre da poco liquidato dall’esercito con milioni di dollari in anticipo della pensione, ad Amy Seimetz, l’innocente Aimee unica figlia-principessa della famiglia in un nucleo tutto uomini, che morirà sgozzata dopo pochi minuti dai titoli di testa, cercando di correr fra i boschi e chiedere aiuto. “Non è stato difficile proprio perché il film è stato scritto per loro, per tutti i ragazzi che abbiamo voluto con noi, che già conoscevamo grazie al precedente A Horrible Day to Die” spiega Simon Barrett, lo sceneggiatore.

Insomma, un raro prodotto filmico che oltre a sangue e cervella vede anche tanto interesse da parte del pubblico a capirne di più, ad andare a fondo delle cose, della questione, arrabbiandosi coi fratelli fautori della tragedia, che alla fine moriranno a loro volta, e una drammaticità sommata a un pungente realismo, che aumenta scena dopo scena. Strano a dirsi, ma è così; You’re next è un bel film horror. Ben fatto, ben scritto, molto ben diretto. Con un mix di inquadrature interessanti, alcune delle quali davvero magnifiche. Un film che fa accapponare la pelle, ma che alla fine fa anche riflettere su quanto il denaro possa corrodere l’animo umano (fino a portarlo, in questo caso, a sterminare mamma, papà e fratelli).

“Quando fai un buon film horror”, conclude Barrett, “l’obiettivo è quello di disseminare elementi sui quali il pubblico sia portato a riflettere una volta che tutto è terminato”. “Ad esempio, è tecnica anche il far sbucare qualcuno da sotto il letto. Così, quando sei a casa, da solo, e stai per addormentarti, ti veniamo in mente noi. E pensi ‘Oddio! Ah, devo consigliarlo ai miei amici quel film. Quello sì che fa paura!’”.

Ben fatto, bel lavoro. Interessante, e dalla recitazione solo apparentemente scarsa. Se, però, arriviamo – come sempre consiglio – sino ai titoli di coda scordando in toto i pregiudizi che ci animano il cervello (il nostro, e non quello spappolato della famiglia Davison…), capiamo – poco prima che tutto abbia fine – che non erano volti poco espressivi quelli dei personaggi. Ma, al contrario, a loro volta mimiche studiate, poiché anche a termine film si ricordi del perché inizialmente tutto sembrava freddo e strano. Solo in ultimo, collegando tassello dopo tassello, infatti, tutto sarà chiaro.

Insomma, veramente un lungometraggio interessante. Sotto tutti i punti di vista. Dello stesso parere è stato, qualche anno fa, anche il Toronto Film Festival che, nel 2011, ha premiato You’re next nella sezione Vanguard. Buona paura a tutti, allora.