“Venduti” è il titolo della puntata del talk show La Gabbia, andata in onda ieri sera su La7. Il programma di approfondimento condotto da Gianluigi Paragone si è concentrato sulla pressione fiscale che incombe sui cittadini e sugli imprenditori, mentre nel mondo politico si continua a spendere troppo, non solo per gli stipendi, ma anche per le scorte.  Una delle domande che ci si è voluti porre è stata proprio questa: a che servono le scorte per gli ex presidenti e gli ex ministri? Ad esempio Josepha Idem, Renata Polverini, Gianni Alemanno e tanti altri che non ricoprono più alti ruoli istituzionali continuano ad avere le scorte. 2000 agenti di polizia in tutto il territorio nazionale sono impiegati in questo tipo di servizio e le auto blu costano 1 miliardo e 50 milioni di euro all’anno. Tutto questo in un momento in cui la situazione della polizia non è certo buonissima, perché anche in questo settore si stanno tagliando i fondi e molti sono i poliziotti che non riescono a lavorare come si dovrebbe perché mancano i soldi per pagare ad esempio le pattuglie che dovrebbero muoversi su strada regolarmente per tutelare i cittadini. Tra una discussione e l’altra in studio, ecco che un’inviata de La Gabbia, in diretta da Montecitorio, riesce a parlare direttamente con la Santanchè in merito alla questione relativa alla condanna di Silvio Berlusconi e alle possibili ripercussioni sulla stabilità di questo governo basato sulle larghe intese. Il commento dell’onorevole è stato che se Berlusconi dovrà lasciare il parlamento, allora saranno anche tutti loro a farlo insieme a lui.Il giornalista e scrittore Peter Gomez, de Il Fatto Quotidiano, altro ospite di Gianluigi Paragone nella serata di ieri, ha preso la parola per sottolineare come uno dei più grandi problemi del nostro Paese, anche se di certo non l’unico, siano le pensioni di invalidità. I sussidi che l’INPS si trova a erogare ogni anno sono infatti così ingenti che la spesa diventa insostenibile e i conti finiscono inevitabilmente in rosso. Alle pensioni vanno infatti ad aggiungersi anche altri tipi di sussidi, come la cassa integrazione e la disoccupazione, che sfiancano le casse dell’ente. I pensionati intanto sono costretti a sopravvivere con pensioni minime, che nella maggior parte dei casi non raggiungono neanche la soglia dei mille euro, collocandoli ai limiti della povertà. Fatto sta che il denaro pubblico continua inesorabilmente a essere sciupato. così ad esempio per quello destinato a infrastrutture che non vengono portate a termine. Qui si continua soltanto a discutere, mentre in Svizzera i lavori li concludono davvero e tutto procede più velocemente. La beffa, poi, è che la maggior parte degli operai che lavorano per le imprese svizzere sono proprio italiani, emigrati per avere delle maggiori certezze. Essi infatti sono stati più fortunati dei loro colleghi che sono rimasti qui e che sono finiti per la maggior parte in cassa integrazione. Nonostante sia questa l’evidenza dei fatti, il presidente del consiglio Enrico Letta sembra essere davvero convinto di poter attrarre degli investitori esteri nel nostro Paese. 



Ma è vero che ci può essere ancora qualcuno interessato a creare impresa qui in Italia, nonostante tutte le difficoltà alle quali si va incontro sia dal punto di vista burocratico che dal lato fiscale? Per trovare una risposta a questo importante quesito, Gianluigi Paragone ha chiesto un parere a Roberto Formigoni, il quale ha spiegato che uno dei maggiori problemi che frena l’Italia in questo senso è proprio la lentezza e la macchinosità della macchina burocratica. Per quanto riguarda ad esempio i lavori pubblici e la realizzazione di nuove infrastrutture, qui si procede necessariamente con maggiore lentezza che in altre nazioni, in quanto vi sono mille cavilli a cui attenersi, come ad esempio la legge per cui le terre di scarto non possono essere smaltite con facilità ma solo seguendo delle regole ben precise. Per ripartire, dunque, secondo Formigoni, bisognerebbe ricominciare dal taglio della burocrazia.



Dopo un breve ma significativo confronto tra Italia e Germania in merito allo stipendio percepito da Befera, paragonato a quello del suo pari in grado tedesco, ecco che si apre la questione dell’euro e dell’unione monetaria europea. Secondo Riccardo Realfonzo c’è bisogno di riforme in merito, mentre Paragone propone addirittura un possibile referendum sull’euro da sottoporre agli italiani. Intanto si svendono la Telecom, l’Alitalia e, come ha detto l’economista Loretta Napoleoni, l’Italia ormai si può considerare in saldo.Altra tragedia di questi giorni è il caso Plasmon, con la celebre casa produttrice di biscotti che ha deciso di licenziare buona parte degli operai e i sindacati che si sono subito mossi per chiedere un intervento immediato da parte del governo.La puntata si è chiusa infine con lo sketch di Paolo Hendel che, come in ogni puntata de “La Gabbia”, ha vestito i panni dell’imprenditore Carcarlo Pravettoni, il quale ha sempre pronte critiche pungenti proprio per tutti.

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