Frugare dentro un cassetto, un baule, un vecchio album di foto, è unesperienza complessa. Eccitante, se i ricordi sono ben custoditi, malinconica se le immagini che troviamo non raccontano la realtà. Togliere la polvere della dimenticanza, i giorni che non ci sono più, è unazione magica se loggetto del desiderio ha ancora valore. Se continua a brillare. Il film Love, Marilyn (nelle sale The Space da oggi fino a mercoledì 2 ottobre) emana un calore eccezionale. Da rimembranze trovate per caso, sullicona sexy per eccellenza si è innalzato un capolavoro, che fa amare Marilyn ancora e di più.

Non siamo abbracciati dallattrice, ma dalla donna chiamata Norma Jeane, che per una vita ha indossato (ha subito) la maschera della bionda svampita. Vedere la foto di un vecchio amico, un video di quando eravamo ragazzi, provoca stupore, forse rimpianto, forse piacere. Se ci accostiamo a Love, Marilyn bisogna tener presente che vivremo momenti simili: non può non suscitare emozione la storia di Norma. Un cuore piccolo che desiderava riempirsi dellaffetto del mondo.

Per Norma, la fame di amore è contrapposta alla fama planetaria, che a parte soldi e galà, portava una ricompensa amara: la solitudine, la sofferenza, una corrispondenza mai trovata. Quasi che Marilyn, personaggio da film, avesse voluto soffocare Norma, per consacrare con la morte il mito di una femminilità senza tempo.

Dalle testimonianze si evince che Marilyn, oltre alla sensualità che donava naturalmente, cercava di esprimere la sua inquietudine di donna, che Hollywood volle sempre reprimere. Lesplosione di celebrità era andata di pari passo allimplosione di Norma, che oltre a non sentirsi compresa, osservava impotente lassenza di amore.

Love, Marylin è un tributo a Norma Jeane, un ulteriore simbolo del fascino senza tempo della diva; rappresenta anche una critica alla società dello star system, alla vita edonista, al successo travolgente: se manca uno sguardo compassionevole su se stessi, un giudizio che ci porti alla condivisione, è facile trasformarsi – ed essere trasformati – in idoli irraggiungibili, in totem inavvicinabili. A quel punto la solitudine genera insoddisfazione, deflagrando in depressione.

Il cuore grande dell’attrice, capace di emozionare a dismisura, sorrideva e lanciava baci, ma niente e nessuno, fino alla fine, riuscì a rispondere al suo grido di aiuto. Il desiderio di Norma era molto più forte delle sbarre dorate di Hollywood, quindi la consacrazione a icona immortale divenne possibile. Un’immortalità pagata a caro prezzo: senza amore, rincorrendo l’amore.