Molte le conferme arrivate questa notte da Los Angeles durante la cerimonia dei Golden Globes, il premio che la stampa internazionale in America dà ogni anno al meglio del cinema e delle serie televisive. Su tutte la sfida che a marzo, durante la notte degli Oscar (di cui in settimana saranno annunciate le nomination), vedrà rivali 12 Years a Slave e American Hustle.
Il primo, dramma dautore sullo schiavismo diretto da Steve McQueen, ha vinto il premio come miglior film drammatico, battendo su tutti Gravity di Alfonso Cuaròn – che però ha vinto come miglior regista -, ma dimostrando che i pronostici erano azzeccati e che il suo è il film da battere nella stagione dei premi; il secondo, il film di rapine e truffe di David O. Russell già nelle nostre sale, ha spopolato nella sezione commedia (sezione in cui cè incluso davvero di tutto), vincendo oltre al titolo di miglior film anche quello per la miglior attrice protagonista Amy Adams e non protagonista Jennifer Lawrence. Eccoli quindi con tutta probabilità i veri sfidanti del premio più importante dellanno, due facce della stessa industria: il film dimpegno civile ma dalla forte carica cinematografica e non solo ideologica e lo spettacolo di qualità, dei grandi attori e della patina depoca.
La terza conferma è quella che campanilisticamente attendevamo di più: La grande bellezza può vincere lOscar. Il premio come miglior film straniero, assegnato al film di Paolo Sorrentino contro due capolavori come La vita di Adèle di Kechiche e Si alza il vento di Miyazaki, dimostra lapprezzamento che allestero il film ha conquistato e che può portarlo a una candidatura agli Oscar – tanto più che la lista dei concorrenti è meno forte, mancando anche Il passato di Farhadi.
Nel campo degli attori gloria a coloro che ci si aspettava: per i film drammatici vincono Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club (ha perso 30 chili circa per simulare lAids, ruolo che chiama premi per eccellenza) e Cate Blanchett, sopraffina in Blue Jasmine di Woody Allen; nelle commedie oltre alla già citata Adams, premio a Leonardo Di Caprio per The Wolf of Wall Street di Scorsese, che mira a vincere lagognato Oscar ma potrebbe non farcela nemmeno questanno, visto che lAcademy Awards non divide commedie e drammi e quindi la concorrenza – tra cui il monumentale Robert Redford di All Is Lost (che ha vinto per la migliore colonna sonora) di Chandor – è raddoppiata. Per i non protagonisti, assieme a Lawrence, vince Jared Leto, altro interprete di Dallas Buyers Club, in un altro ruolo che aveva scritto Oscar fin dallintestazione, ossia quello di un travestito malato.
Gli altri premi: la miglior sceneggiatura dell’anno per la Hollywood Foreign Press Association (l’associazione che assegna i premi) è quella di Her, l’ottimo film di Spike Jonze presentato all’ultimo festival di Roma e che racconta l’amore tra un uomo e il suo sistema operativo; il miglior film d’animazione è Frozen, premio per cui ha contato anche il grande successo al botteghino durante le feste, contro Cattivissimo me 2 e I Croods, mentre la miglior canzone è “Ordinary Love” degli U2 dal film Mandel: Long Walk to Freedom.
Per quanto riguarda i premi televisivi giusta gioia per Breaking Bad, premiata come miglior serie drammatica a conclusione di sei grandi anni di programmazione, e assieme alla serie premiato anche il protagonista Bryan Cranston, mentre la sorpresa è stata nelle commedie con la novitàBrooklyn Nine-Nine miglior serie e il protagonista Andy Samberg miglior attore. Mentre ampiamente prevista la vittoria di Dietro i candelabri come miglior film per la tv e di Michael Douglas come migliore attore.
Poche sorprese e stando alle reazioni della stampa più di una delusione, spazzata via dal premio alla carriera per Woody Allen, il grande autore celebrato nell’anno dell’ottimo Blue Jasmine: assente come da tradizione a ogni occasione mondana o celebrativo ha mandato Diane Keaton – amica e compagna di una vita – a ritirare il premio. Senza dubbio il momento più emozionante della serata.