Anche Roberto Calasso, sarà tra gli ospiti di Fabio Fazio in “Che tempo che fa”. Lo scrittore toscano, è uno dei maggiori saggisti italiani e le sue opere, che indagano nel mito e nella storia, cercando di trarne una chiave in grado di interpretare il presente, sono stati tradotte in ventisei lingue, in ben ventotto paesi di ogni parte del mondo. Nato a Firenze nel maggio del 1941, è figlio del noto giurista Francesco e di Melisenda Codignola, figlia a sua volta del famoso pedagogista Ernesto, fondatore della casa editrice La Nuova Italia. Ha avuto perciò la possibilità di crescere in un ambiente culturale molto importante, all’interno del quale ha potuto coltivare al meglio le sue precoci doti. Dopo aver frequentato il Torquato Tasso, un noto liceo classico di Roma, si è laureato in letteratura inglese con Mario Praz. A soli ventuno anni, ha quindi partecipato alla creazione della casa editrice Adelphi, nella quale ha rivestito un ruolo importantissimo insieme a Luciano Foà. Nella sua crescita culturale, un ruolo importantissimo è stato rivestito da Bobi Bazlen, suo amico e maestro, venerato da lui come un vero e proprio precursore in grado di anticipare i tempi. Dopo essere diventato direttore editoriale di Adelphi, nel 1971, ha continuato ad operare nella stessa casa editrice di cui è diventato poi consigliere delegato, nel 1990 e presidente nove anni dopo. Nel 2004 è stato nominato visitor professor a Oxford. Negli ultimi anni del secolo passato, è stato uno dei maggiori divulgatori della cultura mitteleuropea nel nostro paese, innescando una moda di cui si è in seguito dichiarato fiero. Lui stesso ha raccontato in seguito di aver promosso La cripta dei cappuccini, celebre romanzo di Joseph Roth poi diventato un mito nell’ambito dell’ultrasinistra, azzardando una tiratura iniziale di sole tremila copie che sembrava all’epoca un vero azzardo.



Tra i romanzi promossi in questo periodo, va ricordato anche “Siddartha”, di Hermann Hesse, letteralmente dilagato a livello di popolarità e vendite dopo essere apparso nella Piccola Biblioteca di Adelphi. Il suo primo testo letterario è apparso sulla rivista Paragone, nel 1961, un saggio su Adorno. All’interno della stessa rivista ha collaborato in questo periodo con Umberto Eco e Alberto Arbasino. Il suo esordio letterario risale invece al 1974, quando ha pubblicato “L’impuro folle” con Adelphi, scritto in soli due mesi. La sua ultima fatica letteraria è L’impronta dell’editore, sempre con la casa editrice di cui è stato un vero e proprio motore. Tra queste opere, si situano altri libri tradotti in molte lingue, come “La rovina di Kash”, risalente al 1983, “Le nozze di Cadmo e Armonia” (uscito nel 1988) e “La folie Baudelaire” (2008). Straordinario traduttore dal tedesco, è molto famoso anche per le straordinarie quarte di copertina, che sono state poi raccolte in “Cento lettere a uno sconosciuto”, risalente al 2003 e descritte come al limite della perfezione da Pierangelo Buttafuoco. 



Ha vinto molti e prestigiosi premi, come il Cesare Angelini, nel 2010, il Gogol, nell’anno successivo, e il ventiseiesimo Prix Chateaubriand, nel 2012, primo scrittore di lingua non francese a riuscire nell’impresa. La mancata vittoria al Premio Strega del 1989, ove fu battuto per un voto da Giuseppe Pontiggia, ha spinto Adelphi a non partecipare più alla competizione letteraria, Nel 2008 ha anche ricevuto la Legion D’onore. E’ anche noto per un articolo comparso sul Corriere della Sera nel 2007, in cui ha affermato che le culture di destra e di sinistra non esisterebbero e che sono categorie storiche ormai agonizzanti, come non esisterebbe un fronte progressista. Un articolo che si è inserito a pieno titolo nella discussione in atto nel paese, e che può essere considerata anche abbastanza fondata sulla base del successo di movimenti come ad esempio quello di Grillo, che partono dalla stessa considerazione.



Roberto Calasso è anche un grande appassionato di fotografia, tanto da aver pubblicato un saggio su Chatwin fotografo. Marito della scrittrice svizzera Fleur Jaeggy, senza aver avuto figli, proprio con la moglie condivide un divertente aneddoto raccontato in seguito da Giorgio Gaber, il famoso cantautore scomparso, il quale ha ricordato come alla metà degli anni ’70 lui e Ombretta Colli usassero giocare a poker con la coppia, mettendo in palio i romanzi di Adelphi. Si proclama infine appassionato di calcio e fieramente tifoso della Juventus.