CLICCA QUI PER LE ANTICIPAZIONI DE IL TREDICESIMO APOSTOLO 2Torna questa sera, con la seconda puntata, la fiction Il tredicesimo apostolo 2. Nel finale del primo episodio, oltre ad aver assistito al miracoloso ritorno in vita di Gabriel grazie a un bacio di Claudia, abbiamo notato che l’uomo che ha colpito mortalmente il protagonista, e che stava per uccidere la giovane Agata, si è incontrato con Monsignor Castello, uno dei membri della Congregazione della Verità, cui appartengono lo stesso Antinori e Padre Isaia. In attesa di vedere quali casi Gabriel e Claudia affronteranno nella nuova puntata, ilsussidiario.net ha intervistato Roberto Nobile, l’attore che in questi anni ha ricoperto i ruoli di Antonio Parmesan in Distretto di Polizia e di Nicolò Zito ne Il commissario Montalbano e che ne Il tredicesimo aposolo 2 interpreta proprio monsignor Castello, il misterioso prelato dall’identità poco cristallina che, indirettamente, è collegato al malvagio Serventi.



La scorsa settimana, nel finale della prima puntata, abbiamo visto il suo personaggio in qualche modo coinvolto con il tentativo di omicidio di Agata, ragazza con poteri paranormali. Monsignor Castello è quindi un doppiogiochista?

Siamo solamente alla seconda puntata e le sorprese di certo non mancheranno. Posso dire che sicuramente assisteremo a continui doppi giochi da parte di persone che in realtà non sono come vogliono apparire, mentre il mio personaggio avrà addirittura tre diverse svolte nell’arco della storia.



Come descriverebbe il ruolo che interpreta in questa seconda stagione de “Il tredicesimo apostolo”?

Non è facile descrivere un personaggio le cui caratteristiche sono molto legate a una trama nella quale si mescolano generi differenti come il giallo, il mistery e la storia d’amore. Castello è senza dubbio una persona di una certa esperienza e autorevolezza che in questa storia tenterà di salvare un situazione, ma senza riuscirci.

Da quello che abbiamo visto, Castello nasconde qualcosa e probabilmente è anche legato a Serventi. È effettivamente così?

È proprio così. I due non sono direttamente legati, ma hanno comunque qualcosa in comune che li unisce.



Questo personaggio è destinato a rimanere oppure lascerà la serie dopo aver creato scompiglio?

Ovviamente non posso dire molto sulla trama, ma posso anticipare che questo personaggio non è destinato a rimanere per motivi che verranno rivelati solo più avanti.

Dopo “Distretto di polizia” e “Il commissario Montalbano”, come si è trovato su un set ben diverso come quello de “Il tredicesimo apostolo”?

Ho trovato una macchina decisamente ben oliata, con un regista come Alexis Sweet (clicca qui per leggere l’intervista) che ha una grande esperienza tecnica e che sa lavorare molto bene con gli attori. Mi sono sentito molto in sintonia con lui, tanto che ogni volta che sentivo di aver detto in modo sbagliato una battuta, lui se n’era già accorto ancor prima che aprissi bocca.

Quanto si è rivelato importante questo rapporto tra regista e attori?

Quando si è alla guida di una fiction, in cui i tempi sono ristrettissimi e c’è veramente poco spazio per gli errori, il fatto di riuscire a curare anche la recitazione degli attori è molto importante e dimostra che c’è un regista che non è solo dietro la macchina da presa, ma che è sempre attento a tutto ciò che accade sul set.

 

Quale crede siano gli ingredienti vincenti di questa fiction che ha in qualche modo aperto un filone nuovo nel panorama televisivo italiano?

Credo che l’idea sia venuta dopo aver visto il grande successo ottenuto in Italia dal libro e dal successivo film de “Il codice da Vinci”, quindi i produttori hanno voluto ricreare quelle stesse atmosfere e tutti i misteri che possono nascondere. E sembra proprio che il pubblico stia apprezzando molto…

 

Qualcuno ha ritenuto forse un po’ eccessiva la “resurrezione” di Padre Gabriel…

Con “Il tredicesimo apostolo” si entra in un mondo dove il paranormale è all’ordine del giorno, quindi può accadere anche questo. Una parte di pubblico si lascia trasportare anche perché è appassionato dal genere, un mix di thriller e horror, ma è ovvio che ad altri può non piacere. Visti i temi trattati, questa è una serie che è costantemente sul filo del rasoio, ma credo che gli sceneggiatori abbiano fatto davvero un buon lavoro.

 

Dove la vedremo dopo Il tredicesimo apostolo 2?

Più che altro in teatro, dove sto portando avanti diversi progetti. Sono poi molto preso nella distribuzione e promozione del mio libro, “L’ospedale della lingua italiana”, a cui tengo molto. È un volume che vuole far notare quante parole italiane stiano scomparendo a causa di un sempre più largo utilizzo di termini inglesi e americani, anche quando non ce n’è davvero bisogno.