Se si parla di fiction televisiva di successo in Italia, viene in mente un nome: Don Matteo. Se si parla dello stesso argomento in Inghilterra, è impossibile non citare Downton Abbey. Due prodotti completamente diversi che rispecchiano due audience opposte, e spingono a riflettere sul motivo per cui in Italia un prodotto come Don Matteo, arrivato alla nona stagione, continui a riscuotere successo di pubblico mentre la serie inglese, trasmessa da Rete 4, abbia raccolto pochi spettatori.
Le avventure del prete detective interpretato da Terence Hill si rivolgono al pubblico che ancora guarda Rai Uno e che desidera essere rassicurato. Il parroco di Gubbio (da questo anno a Spoleto), che unisce un innato senso per le indagini e una profonda conoscenza dellanimo umano, intrufolandosi nelle indagini dei carabinieri risolve il caso di puntata e si dimostra aperto verso tutti, compresi gli assassini. Se guardi Don Matteo sai che non farai un salto sulla sedia, né incubi notturni. Tutto andrà bene, i problemi saranno risolti e nella puntata successiva si ripeterà lo stesso meccanismo. Lo spettatore è preso per mano e condotto nel microcosmo della cittadina italiana in cui tutti si conoscono, accolto dal sorriso di Terence e invitato ad abbracciare la visione del mondo riflessa nel concept stesso della serie.
lemblema della tv italiana tradizionale, che non ama i cambiamenti, gli esperimenti e lesplorazione di nuovi mondi. La tv che vanta tanti successi basati sulla fiction religiosa, e che in queste settimane propone la storia della Suor Germana di Virna Lisi, protagonista della miniserie Madre, Aiutami (Rai Uno).
Al contrario, il pubblico di Downton Abbey non guarda Rete 4. Cerca le puntate in streaming oppure in dvd, possibilmente in lingua originale, apprezza la cultura britannica e le sottigliezze della sceneggiatura. La serie inglese, ideata da Julian Fellowes e ambientata allepoca della Prima guerra mondiale, è riuscita a raccontare la storia attraverso gli occhi non soltanto delle famiglie aristocratiche, ma anche dei servitori. I cambiamenti sociali e i complessi rapporti di potere che influenzano le vite delle famiglie Grantham e Crawley sono alla base di una trama avvincente, che però si distacca dal modello classico del melodramma a cui la tv italiana ci ha abituati. Curata nei minimi dettagli, interpretata da attori di talento e scritta in modo raffinato, Downton Abbey non va vista distrattamente, mentre si fa altro. un prodotto nuovo nel panorama televisivo, tanto che perfino gli americani sono impazziti per la storia nonostante la ben nota rivalità tra Usa e Uk.
D’altra parte, la tradizione italiana è molto diversa da quella inglese. Tutti riconoscono i riferimenti di Don Matteo, mentre gran parte del pubblico rimane estranea al substrato culturale di Downton. Il “period drama”, cioè la serie in costume, in Italia coincide con il melodramma, meno “di testa” e più incentrato sulle facili emozioni.
Bisogna infine considerare che i grandi numeri, ormai, sono un traguardo difficile da raggiungere.Don Matteo ha successo perché ha trovato la ricetta che piace al suo pubblico e gioca in casa, come – per fare un paragone culinario in un periodo in cui la cucina va tanto di moda – una crostata con la marmellata. Semplice, buona, senza eccessi né ingredienti esotici.
La domanda che bisogna porsi, però, non riguarda il successo o l’insuccesso di certi prodotti, ma se abbia ancora senso parlare di auditel quando i ventenni, i trentenni e i quarantenni dichiarano di sintonizzarsi soltanto sui canali Sky e di seguire le serie su internet. Chi è cresciuto con le serie tv americane e inglesi, soprattutto quelle più raffinate, non guarda la fiction italiana. La distanza tra le giovani generazioni e la “vecchia” televisione, già marcata, sarà sempre maggiore e non tenerne conto significa chiudere gli occhi sulla realtà.