La responsabilità della televisione è enorme. Non certo in quanto mezzo tecnico, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non sono parole di Huxley o di McLuhan, ma di Pier Paolo Pasolini in Scritti Corsari, uomo attento osservatore della realtà, nonché profetico in molte sue osservazioni.

La Rai, con lavvento dei suoi altri canali, divenne un feudo della spartizione politica e del suo potere. Pasolini auspicava unabolizione della tv di Stato, perché la concorrenza avrebbe potuto alzare il livello qualitativo. Aggiungeva: almeno in linea teorica. Le tv private sono arrivate, la tv di Stato è rimasta e ci rimarrà a oltranza, ma la qualità è aumentata? Non ci sembra proprio, anzi.
Se con lavvento delle reti di Berlusconi si è passati alla spettacolarizzazione dello sport, del varietà, e dellinformazione, e al consumismo definito dagli spot pubblicitari, con il tempo lappiattimento culturale ha avuto la meglio.

Siamo passati dallalfabetizzazione del maestro Manzi ai reality show più assurdi. Nel frattempo dallo stesso suo modello televisivo, Berlusconi ha creato Forza Italia, ha governato, ha avuto consenso e un potere politico non indifferente. Si è servito dei suoi canali tv in misura sproporzionata, come comunque hanno usato la Rai i democristiani, i socialisti e i comunisti.

Con lavvento del satellite e ora del digitale terrestre abbiamo centinaia di canali tv. Pluralismo? No, piattume allennesima potenza. La confusione è aumentata, la qualità è diminuita. Si va avanti per schemi verticali: film, sport, varietà, informazione. Esempio: Rai e Mediaset non hanno più programmi per bambini, bisogna andare su canali dedicati. Ma ormai si paga quasi tutto.
E i giovani snobbano la tv.

Ora il mezzo di comunicazione è internet. Si scaricano film piratati, si cerca e si trova di tutto. Perché guardarsi una partita intera di calcio quando basta guardare in rete gli highlights? Per non parlare delle serie tv made Usa, ma non ancora uscite in Italia, che in streaming si trovano già sottotitolate nella nostra lingua.

Se Rai e Berlusconi hanno condizionato la politica, i consumi e la mentalità degli italiani, i giovani d’oggi hanno una visione della vita che è per avere tutto e subito e che travalica i confini. Siamo davanti a una generazione www World Wide Web, che vive in una ragnatela con l’intero mondo.

La tv è morta? Probabilmente sì. Chissà cosa oggi direbbe Pasolini….