Nella puntata di mercoledì 1 ottobre di “Storie vere“, programma in onda su Rai Uno condotto da Eleonora Daniele, si è parlato di violenza sugli anziani. Si comincia con la drammatica vicenda di Mario e Zita Brassi, due anziani coniugi di Borgo Grotta Gigante (provincia di Trieste), vittime di rapina nella loro villa isolata nella notte tra il 16 e il 17 settembre scorso. Tre malviventi hanno fatto irruzione nella dimora, intimando ai coniugi di consegnargli tutto quello che avevano e bloccando le loro caviglie e i polsi con delle corde di plastica. I coniugi, che avevano già subito delle rapine in passato, avevano in caso solo 500 euro, e i tre criminali li hanno picchiati con violenza per indurli a rivelare dove avevano i soldi, sparando persino un colpo di pistola contro un mobile. Il modus operandi dei 3 rapinatori, stranieri e probabilmente dell’Est Europa, induce gli investigatori a credere che si tratti di professionisti, considerato l’uso dei guanti e il taglio dei fili degli apparecchi telefonici. Lo psicologo Alessandro Meluzzi, in collegamento da Torino, mette in evidenza che la ferita subita in casi come questo e una tale violazione dell’intimità della casa sono irrecuperabili. Maria Rosa Milani, vedova 81enne di Loreto di Oleggio (provincia di Novara) è stata trovata morta nella sua cascina lo scorso 13 settembre dai suoi nipoti, che erano andati a farle visita. La donna è stata ritrovata in una pozza di sangue ed è stata uccisa con un bastone o con il manico di un attrezzo agricolo. Gli inquirenti stanno seguendo diverse piste, una in particolare porta a un uomo in semilibertà non reperible. Il vicino canale è stato dragato, con l’obiettivo di trovare l’arma del delitto, che potrebbe condurre all’assassino. I concittadini di Maria Rosa si dicono molto preoccupati della propria sicurezza, in particolare i più anziani e chi vive da solo. Meluzzi sottolinea che casi come questo contribuiscono a instaurare nella gente del posto il germe dell’insicurezza, rendendo la loro vita peggiore. Qual è la soluzione alla questione sicurezza? La militarizzazione del territorio? L’utilizzo di vigilantes? Secondo Meluzzi deve essere effettuato un lavoro preventivo, dal punto di vista sociale, e garantire un maggior presidio con le forze di polizia, poichè il modo migliore per onorare le vittime è evitare che ci siano altri delitti simili. Secondo Paolo Viviani, giornalista del “Corriere di Novara”, è necessario garantire la certezza della pena nel nostro paese. Il giornalista Mariano Sabatini evidenzia che casi come questi ci fanno sentire corresponsabili dei malviventi e non è facile superare questi tipi di trauma. Meluzzi mette in evidenza l’importanza dei rapporti di vicinato per evitare questo tipo di reati e Sabatini concorda, aggiungendo che la famiglia non deve abbandonare gli anziani a se stessi, in quanto i criminali approfittano proprio della loro solitudine per entrare in casa loro, in molti casi.
In un servizio si parla di Sonya Caleffi, l’infermiera condannata a 20 anni di carcere per aver ucciso degli anziani (5 accertati, ma molti altri sospettati), iniettando aria nelle loro vene e provocandone embolia. Meluzzi precisa che l’assassina ha una forma grave di Sindrome di Münchhausen e si meraviglia del fatto che nessuno dei colleghi abbia notato questi gravi disturbi psichici, asserendo che le reti sociali sono importanti anche all’interno del luogo di lavoro. In studio Maria Michela Bernabò, una signora di 68 anni di San Germano Vercellesi vittima di malasanità che ha subito un vero e proprio calvario. Nel 2010 l’ortopedico che doveva operarla al ginocchio nota problemi nell’impugnare la stampella (la donna ha il “dito a scatto”) e decide di operarla per risolvere il problema alla mano. L’operazione andò male e Maria Michela, dopo 5 interventi chirurgici, ha perso quasi totalmente la funzionalità della mano. La donna ha provato a rivolgersi al miglior chirurgo sulla piazza, che le ha chiesto 30.000 euro per l’operazione. Maria Michela continua con la sua battaglia legale, che l’ha costretta ad indebitarsi per sostenere le spese ingenti e chiede giustizia.
Dopo la testimonianza in studio di un parroco che è stato truffato e di una donna che è riuscita a sventare una truffa, si assiste a un finale rovente con un duro scontro tra Daniele Re, avvocato che difende alcuni dei falsi invalidi indagati ad Agrigento e Meluzzi. L’avvocato parla di situazione drammatica in Sicilia che spinge la gente a delinquere per sopravvivere, come in questo caso, mentre Meluzzi non giustifica in alcun modo questo comportamento, che toglie risorse ai veri invalidi.