Anche Nicolas Cage ha voglia di riscatto, ogni tanto. Dopo una carriera passata a girare film di ogni genere, per ogni pubblico, di qualità troppo altalenante, anche lattore di nobile famiglia (Coppola) ha voluto tornare a recitare in un film in cui credeva, in un ruolo da lui sentito. David Gordon Green gli offre quindi unoccasione ottima con Joe, dramma rurale presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
In un piccolo villaggio del Texas, Joe Ransom cerca di lasciarsi alle spalle un passato oscuro. Lopportunità gli viene data dallarrivo in paese di Gary, ragazzino in difficoltà, in cerca di lavoro. Per Joe è loccasione di redimere i suoi peccati e poter offrire una chance al povero ragazzo.
Scritto da Gary Hawkins a partire da un romanzo di Larry Brown, Joe è un classico noir ambientato nella campagna americana, debitore di una secolare tradizione di romanzo americano (come un Faulkner corretto da Elmore Leonard) e di riletture del western cinematografico anni 70, in cui il regista torna alle atmosfere della parte migliore della sua carriera, quella di film come George Washington e Undertow, prima che le sirene dellindustria lo portassero a girare Lo spaventapassere e Strafumati.
Loperazione passa necessariamente per il recupero degli archetipi: luomo scontroso, rude ma onesto, la cui forza morale è nelle azioni e non nelle parole e può passare dalla violenza, se giudicata giusta e legittima, come da bravo cowboy moderno; oppure il ragazzino cresciuto in fretta ma non ancora in grado di emanciparsi da una figura paterna assente (il vero padre è un ubriacone che non può badare nemmeno a se stesso); e poi il Texas del white trash, luogo americano ancestrale per eccellenza. Cè tutto. Ed è il principale limite di Joe.
Perché se linteresse del regista e lispirazione sono palpabili, se tutti sembrano credere al film, manca proprio lo spunto, lidea, il soffio che renda una storia raccontata (spesso meglio) altre decine di volte, interessante. Si può restare soddisfatti per lambientazione o per laffezione a determinati tipi di personaggi e storie, e soprattutto per il fragrante finale western, ma Green pare confondere con larchetipo con lo stereotipo.
Operazione quindi riuscita a metà per il regista, non però per Cage, in una prova in sottrazione tra le più interessanti della sua carriera, e il giovane Tye Sheridan, attore premiato a Venezia con il Premio Mastroianni per gli attori emergenti, che da qui può partire per fare strada (vedere per credere Mud, bel film con Matthew McConaughey).