La strada dritta, miniserie in due puntate trasmessa da Rai1 che ha raccontato la costruzione nel dopoguerra dell’autostrada del sole, che avrebbe collegato Milano a Napoli, è una delle fiction più brutte della stagione, se non proprio la peggiore. I motivi sono vari: prima di tutto le storie dei personaggi sono soffocate dalla realizzazione della grande opera e dai tecnicismi e laddove ci sono sprazzi di storie – l’operaio in crisi con la moglie, gli amori di Giovanni – i dialoghi sono davvero penosi e privi di originalità. E oltre all’assenza di empatia andrebbe menzionato l’eccessivo intento didascalico della fiction: la scena dell’operaio che si arrabbia con l’ingegnere per il fatto di non badare ai lavori mentre lui è chiuso in studio è ridicola, così come è ridicola la scena della morte del protagonista Giovanni (Giorgio Marchesi), del quale si vede addirittura la morte al rallentatore. La conclusione della fiction con l’apparizione del figlio dell’ingegnere era anche abbastanza scontata. Una cocente delusione, ma il soggetto sulla carta non era granchè interessante, va detto.
Difficile dare delle pagelle in un prodotto così poco empatico e anonimo, ma proveremo a emettere dei giudizi. Giovanni (Giorgio Marchesi) è il personaggio scritto dagli sceneggiatori con più attenzione, ma è abbastanza bislacco che nella realtà l’ingegnere Nigro non sia mai esistito. Per il resto è il solito personaggio di Marchesi brillante e dongiovanni. Molto prevedibile invece il personaggio – realmente esistito di Fedele Cova – a tratti insopportabile. Un peccato per la carriera di tutto rispetto di Ennio Fantastichini, che ci ha abituato a performance di gran lunga più ammirevoli.