“Ha ragione Ugo! Sarà stato lapidario, ma comprendo e condivido le sue idee. Perciò dichiaro a chiare lettere: Ugo vai avanti!”. Raramente ci è capitato di trovare lo Zingarelli (per chi non lo sapesse, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo) così caparbiamente proteso nel difendere le ragioni di un altro. Il fatto ci ha molto incuriosito. Caro Zinga, ma chi è Ugo? “Come chi è? Ugo Di Noi, di cognome e di fatto. Abbiamo le stesse vedute, forse lui le esterna con gli occhi un po’ troppo fuori dalle orbite e con gli zigomi pronunciati, ma il suo modo di ragionare è scarno e asciutto, così come stringato è il suo eloquio. E poi, in questo periodo, non parlategli di Halloween, potrebbe perdere le staffe e lanciarvi una tibia”. Ma cosa c’entra Halloween, adesso, Zinga? “Devo proprio esternare il pensiero mio e di Ugo? Diciamo ‘basta!’ a questa festa pagana, degna di gente senza sale in zucca. Siamo italiani, facciamo piuttosto una festa… fuori di zucca!”. Scusa, Zinga, facci capire. Intanto – e perdona l’insistenza – ma chi è ‘sto Ugo? Lo Zinga si placa un attimo, si sfoglia (non nel senso autunnale del termine), e poi ci spiattella in faccia una foto (la vedete a fondo pagina).



Ok, Zinga, è l’Amleto di Shakespeare, nell’interpretazione di Ugo Di Noi, un attore – spiace dirtelo così – sconosciuto ai più… “Macchè! Ugo, il vero protagonista, è quello a sinistra nella foto!”.  Restiamo basiti e balbettiamo. “Un tipo un po’ ridotto all’osso… ha forse sbagliato dieta?” Niente da fare, lo humour con lo Zinga non attacca. Poco importa, noi incalziamo: caro Zinga hai ragione, la fisiognomica di Ugo non ci è nuova… Non è proprio lui il vero capo dell’Enel? La sua faccia campeggia su tutte le cabine!… E poi, va detto… è un grande attore… Se la memoria non ci inganna, nel film “I pirati dei Caraibi” recitava una parte importante, da attore navigato, sempre sulla cresta dell’onda. O per meglio dire, sempre in alto, ma molto in alto, se è vero, come è vero, che la sua effigie sventolava sull’albero maestro… O forse è stato il protagonista di una mitica serie di fumetti… Tesch Willer!… Oppure… non vorrei sbagliarmi, ma lo ricordo allenatore-zio (per parte paterna) di un grande campione italiano dello sci… Alberto Tomba!



“Fate poco gli spiritosi, per favore. Ugo, che abita a Camposanto, in provincia di Modena, in via dei Tori Morti (ossia, via degli Obitori), è il massimo esperto di cose ultime, onoranze funebri, funeranze onoriche e funeronze oniriche. È cresciuto con questo istinto appiccicato all’osso parietale. Tempo fa mi confidava di come il suo bisnonno, Foscolo, ogni sera per farlo addormentare gli leggesse ‘I Sepolcri’, commentandoli uno a uno (sarebbe meglio dire, Ugo a Ugo), insomma: verso per verso. Così si è messo in teschio, pardòn, in testa,  di fare l’obitorio di coscienza contro la festa di Halloween: non la vuole più, dice, perché l’Italia non è un Paese di zucche vuote. Così, ha raccolto un po’ di amici per cercare soluzioni alternative”.



E le ha trovate? “Certo! Forte del suo entusiasmo ha contattato Rabarbara Zucca, docente di Scienza delle Cucurbitacee, con master in Tortelli Ripieni all’Università Parmigiana, ma lei ha declinato l’invito perché si sentiva un po’… svuotata, soprattutto di questi tempi. Allora ha dirottato su un suo vecchio amico, Rubicondo Beverin, che ha accettato di buon grado (meglio sarebbe, di buona gradazione). Rubicondo, lo dico per i quattro astemi che ignorano il suo nome, ha il merito di aver lanciato con successo in tutto il Veneto la “Festa di Hallovin”.

Calma e gesso, non corriamo troppo. Rubicondo Beverin? Hallovin? Spiegaci, Zinga, non lasciarci soli in mezzo a zucche e vitigni, nell’oscurità della nostra ignoranza e di queste serate da brivido, non solo per il freddo. E lo Zingarelli – che sa sì tante cose, ma è anche un tipo paziente che non capitola mai anche se motivi, diciamo così, redazionali lo inducono a ragionare per capitoli – ci ha ricapitolato da par suo la situazione: “Rubicondo Beverin è un imprenditore vitivinicolo di Lazzo di Scherno, frazione di Oltre la Beffa. Ha fondato un’azienda, la Bòtte da Orbi, che fino a qualche anno fa vantava la produzione di un vino, ilCalice Piangente, che ambiva, e tuttora ambisce, a fare concorrenza al ben più noto Lacrima Christi; suo anche un particolare tipo di vino da messa a bassa gradazione, il Bicchierichetto, adatto a seminaristi e preti novelli. Poi, due anni fa, l’illuminazione. Dovuta a una serata, segnatamente quella del 31 ottobre 2012, trascorsa tra pensieri innovativi e sentimenti goliardici”.

E cosa avvenne, Zinga? “Avvenne che il gioviale Rubicondo, alla domanda dei soliti ragazzini presentatisi sull’uscio di casa, ‘Dolcetto o scherzetto?’, rispondesse sempre con un malizioso ‘Scherzetto!’, facendo ubriacare senza pietà alcuna l’improvvido gruppo di sbarbatelli con dell’ottimo “Dolcetto” di sua produzione. L’esito della serata fu disastroso. Lavanda gastrica per i ragazzi e conseguente denuncia all’autorità giudiziaria da parte dei genitori. Rubicondo, pentito del gesto, decise così di porre rimedio alla situazione, lavorando alacremente alla creazione di un vino che venisse incontro alle esigenze dei più giovani, senza tradire la qualità della produzione di casa Bòtte da Orbi. È nato così lo ‘Scherzetto’, vino bianco frizzante, fruttato e ricco di raffinate sfumature, che con i suoi 6 gradi accontenta decisamente gli oppositori del più corposo “Dolcetto”. A quel punto, Dolcetto e Scherzetto meritavano una cornice degna di casa Beverin: per questo motivo il buon Rubicondo lo scorso anno ha istituito ‘Hallovin’, la festa del 31 ottobre dedicata proprio alla degustazione dei due vini”.

E dunque, se una qualsiasi sera di un qualsiasi 31 ottobre – sera da tregenda, sera da paura, sera da terrore panico – vi dovesse capitare di passare nei paraggi di Lazzo di Scherno, frazione Oltre la Beffa, e qualcuno, bloccando la vostra auto, con un viso mostruosamente alterato dall’alcool, dovesse chiedervi a bruciapelo: “Dolcetto o Scherzetto?… beh, lasciate ogni timore alle vostre spalle, fermatevi senza paura, unitevi alla compagnia e concedetevi un sorsetto di buon vino. Poi, una volta risaliti sulla vostra vettura, anche voi intonerete la canzone di Hallovin: “E noi che non siam zucche / beviamo beviamo… E noi che non siam zucche / beviam beviam beviam!”.