Nella puntata di giovedì 30 ottobre 2014 della trasmissione Servizio Pubblico condotta da Michele Santoro con la collaborazione tra gli altri di Marco Travaglio vice direttore de Il fatto quotidiano e Gianni Dragoni de Il Sole 24 Ore, si parla del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia in corso di svolgimento a Palermo e nel quale è stato ascoltato anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Gli ospiti della puntata sono Sabina Guzzanti che recentemente ha realizzato un documentario sulla questione, lavvocato Luca Cianferoni ossia il legale di Totò Riina e Claudio Martelli che in passato è stato Ministro della Giustizia. Nel suo editoriale Santoro si scaglia contro il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che ultimamente ha parlato di codice donore da parte della mafia, sottolineando come non ci sia stato nessun codice quando sono stati piazzati gli esplosivi nei vari attentati che si sono susseguiti in quel periodo ricordando anche lattentato fallito per fortuna a Maurizio Costanzo. Prima di entrare nel merito del dibattito, viene lanciato un servizio che ricostruisce la deposizione lasciato in aula dal Presidente Napolitano con questultimo che ha sottolineato ai giudici che il suo collaboratore DAmbrosio non gli abbia parlato di questo presunto accordo. Quindi viene proposta una breve intervista a Di Matteo che sottolinea come vi fosse la percezione di un ricatto ai danni dello Stato. Travaglio è felice del buon esempio dato da Napolitano che ha dimostrato di comportarsi come un qualsiasi cittadino anche se avrebbe preferito le porte aperte per maggiore trasparenza, inoltre rimarca come a suo giudizio sia chiaro che non solo lo Stato allepoca dei fatto fosse sotto ricatto ma che ne fosse anche a conoscenza. Travaglio dà quindi il via alla ricostruzione dei fatti parlando della lettera che nel 2012 gli scrisse il suo principale collaboratore DAmbrosio che poi di lì a poco sarebbe morto. Nella lettera non solo DAmbrosio presentava le sue dimissioni ma faceva riferimento al famoso indicibile accordo per cui in questo periodo Napolitano ha scoperto che il suo collaboratore sia stato in un certo senso usato per effettuare laccordo (questo si evincerebbe dalla lettera) per cui Travaglio vuole sperare che lo stesso Napolitano abbia fatto a DAmbrosio le domande sulla vicenda che qualsiasi uomo avrebbe preteso per arrivare alla verità dei fatti. Travaglio spera che il Presidente Napolitano non sia stato indifferente rispetto alla vicenda. Intanto studio cè anche il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti.
La Guzzanti sottolinea come negli anni ’90 ci fosse in atto in Italia un cambiamento che è stato bloccato dalle stragi mentre Sallusti sottolinea la differenza tra quello che avvenne allepoca e la buffonata di questi giorni. Sallusti parla di uno Stato che avrebbe fatto bene a trattare con la mafia in quanto ne è uscito vincitore dalla lotta , cosa che non trova daccordo la Guzzanti che parla di una mafia molto più ricca di prima e quindi tira in ballo la nascita di Forza Italia. Lattenzione viene quindi rivolto al caso del generale Mori per la mancata cattura del boss Provenzano con la ricostruzione del procuratore Scarpinato che si è occupato della faccenda, parla delle presunte colpe dello stesso Mori. Sallusti fa notare come Mori sia stato assolto con la Guzzanti che precisa come ci sia ancora lappello. Travaglio sottolinea come la realtà sia ben lontana dal considerare lo Stato vincitore della guerra con la mafia in quanto i boss hanno consegnato di fatto Riina alle autorità per dare via libera agli altri ed in particolare Provenzano che poteva essere catturato nel 1995 e fu lasciato scappare ed inoltre anche il boss Nitto Santapaola poteva essere preso nel 1993 ma fu lascia scappare in quanto vicino allo stesso Provenzano. Travaglio ricostruisce quello che accade nel 1993 quando un onesto maresciallo dei carabinieri a Messina intercetta delle telefonate grazie alle quali scopre il covo di Santapaola e quindi avverte Mori. Mori che avrebbe quindi avvertito il famoso capitano Ultimato che , sempre secondo la ricostruzione di Travaglio, avrebbe fatto in modo di mettere in allarme il boss e farlo scappare. Cianferoni ha delle precisazione da fare che riguardano al proprio assistito che definisce una sorta di parafulmine a cui è stato attribuito qualsiasi cosa con la sola eccezione dellattentato al Papa Giovanni Paolo II. Martelli sottolinea come si stata proprio lui a proporre un gesto distensivo nei riguardi dellala moderata di cosa nostra, togliendo dal regine di carcere duro alcuni esponenti e quindi sottolinea come sia certo che Mancino abbia mentito ripetutamente. Quindi vengono evidenziate le parole di Violante che sottolinea di essere stato raggiunto Mori che gli parlò di un incontro voluto da Ciancimino che doveva parlargli di alcune questioni.
Dopo un servizio nel quale vengono fatte riascoltare le parole dette da Grillo sulla mafia, Dragoni rimarca come essa sarebbe la prima azienda italiana per ricavi in quanto riesce ad ottenere qualcosa come 151 miliardi di euro lanno. La Guzzanti sottolinea come il non aver perquisito il covo di Riina dopo la sua cattura, è un segnale lanciato alla mafia per dire di poter continuare a portare avanti i propri traffici. Cianferoni smentisce che ci sia stato un accordo tra Riina ed i carabinieri mentre vengono quindi ricostruite le parole di Riina dette nel cortile del carcere dove è rinchiuso. Martelli fa notare come le strade siano riprese ai primi segnali di cedimento dello Stato. Quindi spazio allintervista a Maurizio Costanzo che ricorda il suo attentato. Nel finale di trasmissione scambio di opinioni tra Travaglio e Sallusti sul ruolo e le presunte colpe di Mori mentre interviene in collegamento da Palermo il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, il quale sottolinea che la trattativa ci sia stata anche perché lui ne è stato elemento attivo tenendo contatti con lo stesso Mori. Viene lanciato un servizio nel quale si ricostruiscono le dichiarazioni resa dal pentito Flamia con la discussione in studio sul ruolo dei pentiti. Chiusura con le vignette di Vauro.
Stasera La 7 manda in onda una nuova puntata della trasmissione Servizio pubblico, condotta da Michele Santoro e trasmessa anche in diretta streaming. Anche stasera al via con lapprofondimento e tanti ospiti in studio. Tra gli argomenti trattati nel corso della puntata la deposizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel processo sulla presunta Trattativa Stato-Mafia. Clicca qui per seguire la diretta streaming di Servizio Pubblico su La7.it
Tutto pronto per la nuova puntata di Servizio Pubblico. Il programma di approfondimento politico ed economico condotto da Michele Santoro andrà in onda su La7 a partire dalle 21.10. La serata sarà dominata dallo scontro in piazza a Terni tra gli operai e le forze dell’ordine, che hanno caricato e manganellato i manifestanti, tra cui il segretario generale della Fiom Maurizio Landini. Ma l’argomento centrale e più caldo è la trattativa Stato-mafia, che ha visto in settimana la deposizione di Giorgio Napolitano innanzi alla Corte d’assise di Palermo. In merito il talk show ospiterà Sabina Guzzanti, che ha realizzato appunto il film La trattativa, parlando dei suoi protagonisti e delle conseguenze ancora vive di una delle pagine più controverse della storia repubblicana.
Questa sera, giovedì 30 ottobre, alle 21.10 su La7 va in onda un nuovo appuntamento con Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro. Nel corso della puntata si parlerà della deposizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel processo sulla presunta Trattativa Stato-Mafia. Dopo la deposizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Sandro Ruotolo ha intervistato il pm di Palermo Nino Di Matteo, uno dei maggiori protagonisti dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia. Come il pm ha già spiegato di recente ai microfoni di Radio Anch’io, i punti essenziali della testimonianza del Capo dello Stato sono stati due: la drammatica lettera inviata da Loris D’Ambrosio al presidente nel giugno 2012 a proposito di “indicibili accordi” e i suoi ricordi su quanto accaduto tra il 1992 e il 1993, periodo in cui Napolitano era presidente della Camera. Nella sua testimonianza il Presidente Napolitano ha detto chiaramente che la percezione più immediata fu quella della riconducibilità di quegli attentati ad una strategia dellala corleonese di Cosa Nostra per porre lo Stato di fronte a un aut aut, ha utilizzato questa espressione il Presidente Napolitano ha detto Di Matteo facendo riferimento agli attentati del 1993 o lalleggerimento della repressione antimafia oppure il prosieguo della attività stragista con lintento di destabilizzare le istituzioni repubblicane.
Si parlerà anche di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha contribuito a riscrivere la verità sulle stragi del 1992. L’uomo vive recluso in una località segreta, dove passa il tempo a leggere e studiare. Spatuzza ha accettato la richiesta di Servizio Pubblico di scrivere una lettera in cui chiede perdono alla sua città per i suoi delitti, invitando le Istituzioni a cooperare per il bene comune: Raccontare i momenti oscuri per fare chiarezza, ovvero giustizia.