La presenza di Gabriele Del Grande negli studi di Che fuori tempo che fa sarà sicuramente unottima occasione per parlare in modo diffuso del tema dell’immigrazione e del dramma legato ai movimenti di persone che arrivano in Europa attratte dal sogno di una vita migliore e spesso vittime dello sfruttamento degli scafisti. Infatti, proprio Gabriele Del Grande, giornalista italiano di Fortress Europe, può essere considerato la persona più indicata in tal senso essendo ormai da anni indicato come la memoria storica del fenomeno, in quanto raccoglie per poi catalogarli tutti i movimenti dei migranti nel Mediterraneo tesi a raggiungere le nostre coste. Un fenomeno che negli ultimi anni è stato caratterizzato da un numero impressionante di morti. 



Nato a Lucca, Del Grande ha conseguito una laurea in Studi Orientali all’ateneo di Bologna. Nel corso del 2006 ha fondato Fortress Europe, un osservatorio che ha poi messo online un blog diventato presto il punto di riferimento per chi vuole seguire le drammatiche cronache dell’immigrazione. Il diario telematico, infatti, tiene il conto di ogni singolo evento che si svolge nel Mediterraneo, facendo il censimento dei naufragi e dei morti che scandiscono ogni movimento di cui viene a conoscenza, tramite i mezzi informativi che operano nel Maghreb e in Europa. Per ogni singolo episodio si può trovare il relativo collegamento al mezzo di stampa dal quale la notizia è stata tratta, in modo da dare veste totalmente ufficiale al tutto. Si tratta di un monitoraggio puntuale che con il tempo è diventato un vero e proprio servizio informativo in grado di svelare aspetti spesso sconosciuti su un fenomeno che colpisce enormemente l’opinione pubblica per i risvolti spesso drammatici che ne conseguono.



Pur non iscritto all’albo dei giornalisti, Gabriele Del Grande ha avuto modo di collaborare con testate come L’Unità, Peace reporter e Redattore Sociale. Inoltre ha avuto modo di pubblicare Mamadou va a morire, edito nel 2007 da Infinito Edizioni, Roma senza fissa dimora, due anni più tardi e Il mare di mezzo, uscito nel 2010. Nel 2013 ha anche dato vita a un intenso reportage sulla guerra civile siriana, mentre nell’anno successivo ha realizzato un documentario, Io sto con la sposa, in collaborazione con Khaled Soliman Al Nassiry e Antonio Augugliaro. L’opera narra la storia di cinque profughi i quali dopo essere sbarcati a Lampedusa inscenano un finto matrimonio al fine di arrivare in Svezia. Un tentativo che vede coinvolti molti amici e una donna di origine palestinese, che si conclude felicemente dopo una odissea durata quattro giorni attraverso il vecchio continente. 

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