Nella puntata di martedì 11 novembre 2014 della trasmissione di approfondimento Ballarò, condotto da Massimo Giannini su Rai Tre sono presenti come ospiti di serata Paola De Micheli del Partito Democratico e Sottosegretario al Ministero dellEconomia, Antonella Mansi vice presidente di Confindustria, Gian Antonio Stella editorialista de Il Corriere della Sera, lo scrittore e conduttore Roberto Saviano, Paolo Romani di Forza Italia, Claudio Borghi della Lega Nord e Giorgio Ariaudo di Sinistra Ecologia e Libertà. Nel suo classico editoriale di inizio puntata Giannini parla di come la situazione economica e finanziaria del Paese nonostante le Manovre del Governo continua ad essere in declino e di come il cosiddetto Patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si stia dimostrando assolutamente improduttivo e fine a se stesso. Nella prima parte del programma viene realizzata una lunga intervista a Roberto Saviano, il quale sottolinea come sia strana la sentenza del tribunale di Napoli che da un lato ha condannato il legale di un clan camorristico e dallaltro ha assolto il clan. Saviano si chiede come sia possibile che un avvocato possa essere slegato dal proprio cliente. Saviano inoltre rimarca come questa sentenza in un certo senso la dia vinta a due boss che con i loro affari criminali hanno commesso tantissimi reati come quelli di avvelenare la terra e di rendere impossibile la vita a tutta quella parte sana di imprenditoria. Lo scrittore inoltre si sofferma sul concetto che il clan dei casalesi, nonostante buona parte di esso sia in carcere, non siano stati fermati, definendoli poi dei guappi di cartone in quanto trincerati dietro il loro avvocato. Saviano parla quindi in generale di alcuni vicende giudiziarie sottolineando come sia del tutto evidente che nel processo per la morte di Stefano Cucchi e nella vicenda del terremoto di LAquila, ci sia stato scarso coraggio per potere andare fino in fondo nella vicenda, aggiungendo inoltre come un carcere che ha diritti aumenti senza dubbi il grado di democrazia di una Nazione. Dopo un servizio in cui si parla della criminalità presente sul territorio romano, Saviano sottolinea come la politica abbia deciso di affidare il problema interamente nelle mani dei giudici aggiungendo come siano giunti nella capitale magistrati che in passato hanno dimostrato grande valore nella lotta alle mafie. Per quanto concerne loperato del Governo presieduto da Matteo Renzi in ambito di lotta alla criminalità, per Saviano ha fatto molto rispetto al passato ma poco rispetto a quelle che sono le necessità aggiungendo come debba essere al più presto prevista una norma anti riciclaggio. Saviano poi bacchetta Grillo sulla famosa frase del codice donore della mafia sottolineando come abbia dimostrato di avere una scarsa conoscenza del tema. Lintervista si chiude con Saviano che sottolinea come qualche politico dopo questa sentenza lo abbia contattato in privato ma allo stesso tempo è rammaricato che nessuno abbia preso una posizione ufficiale rispetto alla vicenda. 



Entrano gli ospiti in studio e si incomincia parlando della legge elettorale con la De Micheli che sottolinea come Forza Italia abbia dato dei segnali di convergenza negli ultimi giorni mentre sui dati economici emersi in questa settimana abbastanza negativi, la De Micheli rimarca come si voglia affrontarli e risolverli con il Job Acts e la Legge di Stabilità. Paolo Romani, sottolinea come in questo momento le priorità siano le continue alluvioni ed il lavoro e non la legge elettorale. Borghi rimarca come non ci sia nessun interesse da parte della sua formazione politica per quanto concerne la legge elettorale in quanto ci si sta concentrando alla risoluzione delle difficoltà economiche e del dissesto idrogeologico del territorio italiano, mentre Ariaudo attacca Renzi per non aver affrontato seriamente il problema del lavoro e la lotta alla mafia che tanti miliardi di euro sottrae alleconomia italiana. Stella sottolinea come ormai questa vicenda della legge elettorale si stia trascinando avanti dal mese di marzo e che qualcuno ha affrontato con eccessiva fretta questo argomento per poi ritrovarsi delle forti resistenze. La De Micheli ammette che ci siano dei miglioramenti ad apportare alla legge di stabilità ma allo stesso rimarca come il Governo si sia mosso per favorire il lavoro abbattendo i costi del 4%, il che lo avvicina alla media europea. La Mansi trova invece ottima la direzione intrapresa dal Governo in fatto di lavoro con labolizione dellIrap che è stata da sempre vista dal mondo delle imprese come una tassa quasi di punizione. Cè un piccolo scontro in studio tra Romani e Ariaudo che sottolinea come la legge elettorale sia ormai diventato un fatto a due tra Forza Italia e Pd, chiedendo che possa essere portata in Parlamento per una seria discussione. 



Si parla quindi della situazione dell’azienda TRW di Livorno con Mansi che rimarca come Confindustria stia seguendo questo caso che tra l’altro è sul tavolo del Governo, Ariaudo chiama in ballo la Fiat per il problema mentre Stella rimarca come sia una situazione inaccettabile. La De Micheli sottolinea come il Governo stia lavorando sulla questione anche se è stato chiamato in ballo a fatto compiuto con la particolarità che la TRW ha un solo cliente ossia Fiat. La sottosegretario rimarca come sia inaccettabile che le multinazionali incassino i sovvenzionamenti del Governo e poi una volta terminati, vanno via. I vari ospiti snocciolano la questione dai rispettivi punti di vista con Borghi che chiama in ballo l’azienda tedesca ZTF che nel 2008 era in crisi e che poi si salvò con dei contributi da parte dello stato. Si parla quindi di Europa con la De Micheli che ribadisce come la soluzione non sia quella di uscire dall’euro. Dopo i sondaggi della Ghisleri dai quali si evince come gli italiani siano nel 61,7% critici verso l’Europa ed il 50,5% contrario all’uscita dalla zona euro. Si parla quindi della mancate riforme effettuate nel corso degli anni e del possibile ritorno alla Lira che tuttavia tutti riconoscono essere di difficile attuazione. Si chiude con i sondaggi che danno al Pd un consenso del 38,1% e al Premier Renzi una fiducia del 47,5%.

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