Si inizia sempre a suon di musica. Stavolta le note sono di Ramazzotti, e Crozza propone la sua versione di Adesso tu, parlando della periferia. Oggi pare tornata di moda questa zona delle città italiane, sempre più protagonista di telegiornali e inchieste. Crozza però ci tiene a precisare d’essere arrivato prima di tutti, ben 50 anni prima, perché lui in periferia ci è nato, e precisamente in quella genovese. Al tempo però la gente si fidava maggiormente del prossimo, e soprattutto ci si aiutava a vicenda. Le guerre tra poveri che vediamo oggi era a dir poco impensabili. Ovvio che per parlare di periferie c’è il bisogno di un professionista, e chi meglio di Massimiliano Fuffas, noto architetto e fine pensatore. Crozza indossa una sciarpa, un paio d’occhiali e una parrucca, iniziando a parlare del nulla. La sua strategia per le periferie è Less in Rom, invece del classico Less is more. Qualcosa di sensato però la dice, ovveo che una periferia può risultare utile, a soltanto se progettta bene. Si tratta però di un lavoro per quelli che sanno realmente disegnare, non come lui. Dice però d’averne conosciuto qualcuno negli anni. Tutta gente strana. La sua idea è quella di progettare l’Italia un po’ come la Parigi dell’800, con case splendide e un valore di 13mila euro al metro quadro. Ovvio che Zalone gli chieda dei poveri, e a questo punto Fuffa si ferma e riflette sulla parola. Chiede se si tratti delle stesse persone che non sono in grado neanche di prenotare una vancaza alle Seychelles. Quando ne ha conferma spiega che per loro ci sarebbero abitazioni a ben 15 km di distanza dai loro progetti. L’architetto però ha anche un piano preciso per contrastare il timore del diverso. In pratica oggi chi esce di casa ha paura di chi è fuori, ma le loro abitazioni faranno già paura, così in strada il diverso lo abbracci. Crozza torna se stesso e fa un nuovo monologo, stavolta su Tor Sapienza, dove dice ci sono stati tantissimi politici nei giorni scorsi, ben più di quanti ne siano passati per il Parlamento. I politici, secondo Crozza, sono un po’ come gli animali, ovvero quando c’è un pericolo, o un semplice sentore, scappano il più lontano possibile, per poi tornare a sciami appena si accende la luce rossa di una singola telecamera. Si chiama turismo elettorale, ed è una piaga che ci affligge da troppo tempo, ben più dei semplici talk show politici. Il primo a mettere piede nella periferia romana è stato Borghezio, che di certo non poteva perdersi la possibilità di assistere a una sassaiola contro degli immigrati. Ovvio che le sue parole siano piene d’odio, e Crozza lo paragona a Maria Teresa di Calcutta, prima di chiedere aiuto a qualcuno affinché ce ne liberi. Poi si sono visti Meloni e Alemanno. La cosa più bella è che Alemanno aprì il centro e ora manifesta per la sua chiusura. Qui non si tratta di cavalcare la tigre, dice il presentatore, ma di farlo da sotto, agganciato forte ai suoi gioielli di famiglia. Non si è fatto desiderare neanche il Movimento 5 Stelle, con Paola Taverna, che ha detto a tutti di non essere una politica. Crozza però visita la sua pagina Facebook, dove lei si definisce proprio come politica. Chi invece si terrà sempre alla larga da questo lato della città è Renzi, che nel frattempo ha incontrato i reali di Spagna. Si traveste così da Renzi e finge d’essersi perso in periferia. E’ insieme a Madia e Boschi, e le cose che vedono li terrorizzano. Un gruppo di poveri li circonda, e lo riconoscono. Lui consiglia alle due di non muoversi, perché così loro non possono vederlo. La sua soluzione al degrado delle case in periferia è qualche cuscino colorato che fa ambiente. In un attimo ci si trova in West Side Story, con un confronto musicale tra le due controparti. Si entra nel mondo del calcio con Ferrero, presidente della Sampdoria, come semrpe stralunato. Gli è stato consegnato il radicchio d’oro come eprsonaggi del momento in Italia, e giustamente lui si presenta con un vero radicchio in mano. Si dice felice del premio, e poi chiede a Zalone se si ricordi o meno del celebre Vittorio de F.ca, di cui di recente è ricorso l’annivesario della morte. Improvvisamente si infervora, commetando emozionato la rete messa a segno da Okaka contro l’Albania. Dice che il giocatore gli ha toccato il cuore, ma poi torna nel suo mondo, chiedendo chi abbia portato questi gnomi. Parla di Treviso, che a suo dire è la vera terra del Samba, carattrizzata da tantissimi mulini a vento. La news di calciomercato della settimana è il tentativo di Ferrero di riprendere Cassano, ma stavolta nega anche di conoscerlo, parlando del celebre film Gioventù Blucerchiata. Si scherza su Italia-Albania, che sarebbe servita per aiutare Genova a rialzarsi dopo l’alluvione. Allo stadio però c’erano 26mila spettatori, dei quali 23mila albanesi. Di genovesi, scherza Crozza, solo uno, e ha chiesto il rimborso perché credeva giocasse la Sampdoria. Immancabile Razzi, che commenta l’aumetno dell’export, capendo però che sarà il costo delle escort ad aumentare, e non è una bella cosa. Domande troppo difficili quando si parla di politica, e ovviamente Razzi consiglia di farsi i c..zi propri. Ci si chiede se userà mai Whatsapp, e lui ammette di usare eccome la zapp. La puntata si conclude al solito con Kazzenger, ponendosi domande anche sul mondo fiabesco. Una su tutte è quanto stesse davvero messa male la nonna di Cappuccetto rosso perché la piccola la scambiasse realmente per quel mostro del lupo.



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