Jordi Bertran, marionettista proveniente dalla Catalogna, è uno dei sedici finalisti del noto talent show di Canale 5 Tu sì que vales, condotto da Belen Rodriguez e Francesco Sole. L’artista spagnolo, che con pochi pezzi di gommapiuma riesce a dare luogo a incredibili performance, è uno degli esponenti di punta del cosiddetto teatro figura, noto anche come teatro di animazione, che ha come protagonisti le marionette a fili o a bastone (note anche come pupi), i burattini a guanto o a bastone (detti anche marotte), i fantocci e i pupazzi.



Jordi Bertran nasce come musicista e comincia a esibirsi prima con la compagnia di Otal e, in un secondo momento, con la compagnia di Carles Cañellas, El Collectiu dAnimació de Barcelona. Negli anni Settanta comincia a lavorare nel gruppo dell’underground di Barcellona: è il periodo della street art e di molteplici sperimentazioni in cui tenta di realizzare la commistione tra più generi artistici: la pantomima, le arti sceniche, la musica e la tradizione circense. Nel 1979 il poliedrico Jordi Bertran fonda il Collettivo danimazione e il gruppo Els Farsants. Successivamente si specializza come costruttore e animatore di marionette e a metà degli anni Ottanta segue i corsi tenuti dai celebri marionettisti Albert Rocher e Henryk Yurkowsky: il primo tedesco e l’altro polacco. Grazie a queste preziose esperienze formative, Bertran apprende le tecniche di manipolazione della marionetta e, in particolare, quelle del controllo inclinato e verticale.



Jordi Bertran nel 1987 fonda una compagnia tutta sua (Companyia Jordi Bertran), destinata, col tempo, a diventare un punto di riferimento per il teatro di figura europeo. Le esibizioni di questa compagnia teatrale si rivolgono perlopiù a un pubblico adulto e sono in grado di coniugare sapientemente poesia e innovazione, tradizione e sperimentazione. L’artista negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, oltreché un consistente consenso di pubblico.

Jordi Bertran, in un’intervista, ha affermato che la marionetta può essere considerata una sorta di alter ego dell’attore-manovratore, attraverso cui egli riesce a esprimere poesia e incanto. Niente intellettualismi, dunque, bensì puro lirisimo. D’altra parte egli smentisce anche che gli spettacoli di marionette siano destinati a un pubblico esclusivamente infantile; al contrario, egli ritiene che il teatro figura sia un’arte estremamente raffinata dedicata a un pubblico molto più vasto ed eterogeneo.