CLICCA QUI PER LE ANTICIPAZIONI DI SQUADRA ANTIMAFIA 6 – Questa sera andrà in onda la nona e penultima puntata di Squadra Antimafia 6 e la situazione tra le parti che si sono venute a creare sembra più ingarbugliata che mai. Domenico Calcaterra (Marco Bocci) ha visto saltare la sua copertura con i Ragno ed è precipitato dalla scogliera dopo che Ettore (Fabrizio Nevola) gli ha sparato. La Duomo ha chiare le intenzioni del vice questore e sta tentando in ogni modo di aiutarlo a rimanere sulle tracce di Crisalide: Filippo De Silva, del canto suo, sembra l’unico che si permette di giocare davvero sopra gli schemi, guidando l’organizzazione in tutto e per tutto. Abbiamo intervistato Sergio Romano, che nella fiction veste i panni del fedele autista e “maggiordomo” del Grande Vecchio, uno dei responsabili della misteriosa associazione.



In Squadra Antimafia interpreti il fedele braccio destro del Grande Vecchio (interpretato da Paolo Graziosi). Raccontaci chi è e come ti trovi nell’interpretarlo.

È un’ombra del Grande Vecchio, nel senso che è un uomo che sta con lui da una vita, gli guarda le spalle, lo protegge e lo serve da un tempo immemorabile, sia per le piccole faccende quotidiane che per le operazioni più delicate, che nessun altro potrebbe compiere. È un personaggio misterioso, appunto, in ombra, ma nonostante questo continuamente presente nella vita del Grande Vecchio e dunque, in fin dei conti, nelle vicende di Crisalide. Queste caratteristiche lo identificano certamente come un maggiordomo e come una spalla, ma è anche sempre velato da qualcosa di misterioso; mi sono sempre domandato cosa lo spinge a fare quello che fa: in mezzo a tutto ciò è giusto che abbia questo alone di mistero. Quando vesto i suoi panni, dunque, è lui come personaggio che mi parla, non sono io che gli dico che cosa fare.



Comè iniziata la tua passione nell’ambito della recitazione?

È iniziata tanti anni fa, a Cremona, dove sono cresciuto. Mentre frequentavo la quarta superiore sono venuti in classe alcuni signori a parlarci di teatro e a farci vedere qualcosa di questo mondo. In quel momento è scattata la scintilla, ho iniziato ad appassionarmi: la spinta è stata la voglia di fare qualcosa di più creativo. Trovavo che a scuola molto spesso sprecassimo ore, valorizzando davvero poco tutte le qualità, i contenuti e le possibili espressioni della persona. Avevo alcuni insegnanti bravi, con una grande passione e anche in grado di trasmetterla, ma nello stesso tempo provavo anche molta frustrazione ed ero per questo impegnatissimo in altro, come per esempio la politica. Quando ho incontrato il teatro mi sembrava il luogo nel quale tante persone potessero fare una cosa insieme e non l’ho più abbandonato.



Hai lavorato a teatro, ma anche davanti la macchina da presa. Cosa preferisci?

Difficile da dire. Il teatro è stato il mio primo amore, e rimane ancora tale. Ha il rapporto con il pubblico, che è impagabile: è l’arte del tempo presente, l’unica. Quello che accade, accade lì, solo in quel momento: e se non accade, abbiamo la noia del teatro, a cui a volte si va incontro e che ha distrutto davvero moltissimi spettacoli e spettatori, come purtroppo succede oggi. La macchina da presa, del canto suo, è estremamente affascinante: è un gioco meraviglioso che coinvolge tutti i partecipanti verso un unico punto, l’obiettivo finale, che sta in mezzo. Gli attori, la troupe, il regista, i direttori della fotografia, tutti quanti sono invitati a giocare. Anche questo è un grande amore, però, insomma, non saprei fare una preferenza. Come i figli, non si possono fare preferenze (ride,ndr).

Qual è la cosa più divertente che ti è mai capitata sul set? E a teatro?

A teatro mi sono successe tantissime cose divertenti: l’altra sera, per esempio, stavo recitando una parte comica, in una serata particolarmente brillante. Il pubblico faceva la sua parte e noi abbiamo recitato molto bene. È stato divertente e soddisfacente. Una volta, invece, su un set di un’altra fiction, non Squadra Antimafia, mi è successa una cosa buffa: io interpretavo un personaggio che scappava dalla mafia, e aspettava in un’abitazione l’arrivo della polizia che lo portasse in un luogo sicuro, con in mano una pistola, spaventato. La scena lo vedeva inquadrato alla finestra, da dove vede arrivare le macchine della polizia e si appresta ad aprire la porta. La suspance e anche la tensione erano palpabili, o almeno la scena lo richiedeva. Quando ho aperto la porta, si è aperta senza nessun problema, ma la maniglia mi è rimasta letteralmente in mano (ride,ndr). I miei colleghi che interpretavano i poliziotti hanno cominciato a ridere e si sono sciolti in lacrime.

 

Com’è stato lavorare al fianco di Paolo Pierobon, Paolo Graziosi e tutto il cast di Squadra Antimafia?

Paolo Graziosi lo conosco da molti in anni e abbiamo già lavorato insieme a teatro, ed è stato bello ritrovarlo: lavorare su un nuovo mezzo, un nuovo strumento, ma con la vecchia intesa. Invece, è la prima volta che lavoro insieme a Pierobon: è stato molto piacevole, anche perché più o meno veniamo dalla stesa scuola e siamo della stesa generazione: inoltre, in tanti dicono che ci assomigliamo (ride,ndr).

 

Torniamo a Squadra Antimafia. Filippo De Silva si sta comportando in modo un po’ ambiguo. Credi che il suo comportamento deluderà il Grande Vecchio o Crisalide?

Nell’ultima puntata il Grande Vecchio ha decisamente messo sull’attenti De Silva e l’ha pressato più di altre volte. Questa volta il Grande Vecchio e Crisalide si sono accorti che c’è qualcosa che non va e qualcos’altro che non sta affatto funzionando come dovrebbe. Dunque, ci sono i presupposti che possa succedere qualcosa di estremo tra Filippo De Silva e Crisalide nei prossimi episodi. Il Grande Vecchio, dopotutto, si è mostrato non solo preoccupato, ma anche seriamente minaccioso.  

 

Finora abbiamo notato che il tuo personaggio guarda con una certa “diffidenza” a De Silva. Tra i due ci sarà uno “scontro”?

Per questo vi lascerei all’oscuro: quello che posso dire è che De Silva, da un lato, è molto ammirato dal mio personaggio; ma dall’altra parte gli sta creando non pochi problemi. Io sono l’ombra continua del Grande Vecchio e lui si sta comportando un po’ troppo di testa sua. Dipende da come si comporterà. 

 

Noi abbiamo parlato anche con Paolo Graziosi, e ci ha rivelato che il Grande Vecchio morirà. Il suo fedele servitore avrà lo stesso destino?

Arriviamo alla fine della stagione. Perché devo morire prima del tempo? (ride,ndr) No, io spero di no, anzi spero di rimanere in vita. 

Arresto o morte: cosa preferirebbe il tuo personaggio?

Preferirei un grande trionfo, perché no?

 

Che progetti hai per il futuro?

Al momento sto continuando una tournée in teatro, con “Il mercante di Venezia” per la regia di Valerio Binasco, insieme alla Popular Shakespeare Company e con la partecipazione di Silvio Orlando. Questo fino a Natale, a Roma. Dopodiché abbiamo, ovviamente, Squadra Antimafia, anche se devo ancora capire se mi darà qualcosa nel futuro. Per l’anno prossimo ho in programma un altro progetto teatrale, sempre al fianco di Valerio Binasco.

 

(Maria Ravanelli)