Diceva Agatha Christie, che di gialli (nel senso anche di cartellini) se ne intendeva: Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova. E proprio tre sono i segnali recenti che certificano la crisi del calcio italiano: 1) il Coni ha deciso di tagliare i fondi alla Figc per un ammontare di oltre 20 milioni; 2) la Fifa tra i 23 finalisti per il Pallone dOro 2014 non ha inserito nessun calciatore italiano; 3) il presidente Zamparini non ha ancora cambiato lallenatore del suo Palermo, nonostante sia già finito ottobre.
I club italiani in Europa balbettano (sarà perché i nostri calciatori sanno dire solo poche, stentate, parole in italiano e non conoscono affatto le lingue straniere?) e nei nostri vivai non si insegna lAbc del gioco più bello del mondo. Siamo dunque irrimediabilmente condannati a non conoscere più il linguaggio del calcio-spettacolo? No, una tenue fiammella tiene ancora viva la speranza. A tenerla accesa è Antonio Crusco. Chi è? Un campione nato tra il lusco e il (lam)brusco? Antonio Crusco è un ex mediano che ha calcato i campi da gioco tra la fine degli anni 70 e la metà degli 80, barcamenandosi (cioè, giocando su terreni acquitrinosi, al limite della praticabilità, forse più adatti alle imbarcazioni che alla podomachia, arcaico nome del calcio) dallErcolanese al Monza. Un calciatore già a quei tempi considerato, dalla critica e dai tifosi, uno che faceva dellaccademia: sarcastico con gli avversari, polemico quanto basta con gli arbitri, pur mantenendo un comportamento corretto e soprattutto, un eloquio sopraffino.
Sicché, a furia di sentirselo ripetere, il Crusco, una volta appesi gli scarpini al chiodo, ha pensato bene di appendere una bella targa sulla porta con scritto Dottor Antonio Crusco – Accademico del Calcio. Naturalmente non si tratta di quello giocato, ma di quello parlato (specialità, del resto, in cui noi italiani, e il nostro in particolare, ancora eccelliamo nel mondo). Ha così istituito lAccademia del Crusco (per la salvaguardia e lo studio del calcio italiano, riprendendo le finalità della ben più nota Accademia della Crusca). Tra le sue iniziative meritorie, lAccademia del Crusco ha dato alle stampe vere e proprie pietre miliari della lessicologia pallonara, dal volume Trivela, Melina, Veronica e Rabona: il calcio non è solo un gioco maschio al trattato di ampio respiro storico La foglia morta di Mariolino Corso ha anticipato lautunno del calcio italiano. Ma il pezzo forte, la summa, lopera dellAccademia destinata a rimanere negli annali è certamente Il dizionario ragionato dei termini calcistici dalla A alla C2, di cui vi offriamo alcune tra le voci più interessanti.
Arroccarsi in difesa. Tipica azione di gioco del calcio italiano. La squadra si arrocca quando il centrale, alfiere della retroguardia, per bloccare il centravanti avversario, che fa da torre, chiama a sé i due cavalli laterali della linea difensiva.
Calcio brut. un metodo di gioco classico del calcio italiano. Consiste in unazione condotta da un grappolo di giocatori, i quali, seppur spremuti dalla fatica per il sistema di gioco assai dispendioso, vanno costantemente a imbottigliare la difesa avversaria, spesso con esiti favorevoli.
Calcio champagne. È quello giocato da un grappolo di calciatori del campionato francese. Eterna è la disputa tra la critica nei cinque continenti se sia più efficace il metodo brut o quello champenoise.
Comportamento anti-sportivo. Tipico atteggiamento di chi non pratica alcuna attività fisica. Esempio: uno che passa le domeniche stravaccato sul divano a guardare qualsiasi evento calcistico trasmettano in tv si macchia di comportamento anti-sportivo.
Con-tatto fisico. Uscita alta del portiere, che cerca di rinviare il pallone con le nocche delle mani, queste invece vanno a infrangersi contro lo zigomo del centravanti avversario.
Coprire la fascia. Azione di grande disponibilità. Di solito nasce su richiesta del giocatore squalificato al collega che sta sempre seduto in tribuna. Esempio: “Sei libero domenica dalle 15 alle 17? Allora mi copriresti quella fascia?”.
Fare la barba al palo. Tiro che finisce a lato della porta… per un pelo.
Fare la diagonale. Così la spiegava ai suoi giocatori Arrigo Sacchi: “Se in un rettangolo di gioco si conoscono, come nel caso del campo di calcio, le due dimensioni, è possibile fare qualsiasi cosa: occupare l’area avversaria, aggirare il perimetro difensivo e anche fare la diagonale. Per farla bene occorre per forza conoscere il Teorema di Pitagora. Infatti, usando un lato di base e un lato verticale, si viene a formare un triangolo rettangolo. In poche parole, si deve utilizzare solamente una formula, la formula della diagonale del rettangolo da gioco, che si ottiene facendo la radice quadrata della somma della base al quadrato e l’altezza al quadrato: per cui, partendo da ‘d = vb² + h² = v12² + 35² = v144 + 1225 = v1369, è facile arrivare a fare una diagonale efficace. Tutto chiaro?”. Non per niente l’Arrigo era considerato un genio!
Fattore campo. Agricoltore che affitta il terreno di gioco a una squadra, che può fregiarsi del privilegio di essere considerata quella di casa.
Fiuto del gol. Abitudine decisamente più sana che sniffare la coca, perché non crea dipendenza. Chiedere spiegazioni al bomber di turno.
Fuorigioco passivo. V. intr.: essere messi in fuorigioco da qualcuno. Da non confondere con il fuorigioco attivo: mettere qualcuno in fuorigioco.
Gesto tecnico. Atto scortese verso l’arbitro da parte dell’allenatore. Se è plateale, si parla allora digestaccio tecnico.
Girone d’andata. Partite infernali che si giocano tra inizio settembre e gennaio.
Girone di ritorno. Partite infernali che si giocano tra febbraio e inizio giugno.
Gol da antologia. Quando non c’era la tv, i gol venivano immortalati sui libri.
Incrocio dei pali. Non si può sbagliare: la precedenza ce l’ha sempre chi tira su chi para.
Palmarès. Cellulàr mas gràndes como un amanita para mejo revìvir las victòrias de fùtbol a tòdas las nepotància.
Parabola insidiosa. Antenna satellitare montata male sul tetto, perciò pericolante.
Penetrazione. Azione ficcante: meglio farla senza fallo.
Posticipo. La data con l’orario della partita memorizzata su un post-it, per non dimenticare di registrarla se non la si può vedere live.
Raddoppio. Immediata replica di un incontro di calcio, per gustarselo senza stress e patemi d’animo, dovuti all’incognita del risultato.
Rompere l’inerzia della partita. Si parla di inerzia della partita quando un match, solitamente di Coppa Italia, giocato a novembre con pochissimi spettatori sugli spalti e pochi di più davanti al televisore, è commentato dal dinamico duo Civoli-Collovati. Così “effervescenti” che spesso rompono le… inerzie, chiamiamole così, a noi poveri telespettatori.
Scaldare la panchina. Contributo offerto alla propria squadra dalla riserva che non entra mai in campo: accendere il termosifone elettrico posto sotto i sedili, così da facilitare il riscaldamento dei compagni.
Stracittadina. La moglie di Stramaccioni preferisce le grandi città e non ama la campagna (acquisti).
Trovare il corridoio giusto. Non fare troppa anticamera per arrivare al gol.
Tutti a bere un tè caldo. Nome dato all’happy hour tra il primo e il secondo tempo.
Zoff. Prefisso che indica tutto ciò che attiene a un portiere. Esempi: “Zoff limits” (area piccola della porta in cui non possono sostare gli attaccanti); “Zoff the records” (somma dei minuti di imbattibilità di un portiere); “Premere il tasto Z-off” (togliere la visuale al portiere).