Domenica 30 novembre, dopo la puntata di Che tempo che fa di Fabio Fazio, su Rai Tre va in onda un nuovo appuntamento con Report, il programma condotto da Milena Gabanelli. Nella puntata dal titolo “Risarcimento” si parlerà della situazione dei detenuti nelle carceri italiane.

Report, puntata 30 novembre Argomenti Nella puntata di domenica 30 novembre di Report Milena Gabanelli definisce linchiesta di Claudia Di Pasquale provocatoria e propositiva. La premessa: le criticità delle città italiane sono tante. Si passa dalle emergenze climatiche allo stato di abbandono di alcuni centri storici, dai muri ricoperti di vernice spray alle strade dissestate. I soldi per far fronte a questi problemi spesso non ci sono. Ed ecco la proposta di Report: perché non impiegare i detenuti per fare questi lavori di pubblica utilità? Esiste una legge che permette il lavoro volontario di chi è in carcere, ma è evidente dalle interviste ai direttori degli istituti penitenziari che questo non avviene quasi mai. Eppure la legge ha una duplice ratio: nel lavoro cè la rieducazione e il reinserimento del detenuto, e la comunità trae benefici da queste attività. Ma in Italia è solo lo 0,6% dei reclusi a svolgere questo tipo di incarichi. Il resto dei detenuti passa la giornata in carcere senza fare nulla, approfittando delle ore daria per camminare in cerchio negli angusti cortili degli istituti. Questo stato di cose non è dovuto alla cattiva volontà di chi è in carcere. Tutti gli intervistati si dicono disposti a lavorare come volontari, perché questo comporterebbe luscita dal penitenziario, il mantenersi attivi e limparare un mestiere da sfruttare una volta scontata la pena. Quello che manca è lorganizzazione. E il discorso è anche economico: ogni detenuto costa allo stato 4000 euro al mese. Lintero sistema costa 2,8 miliardi allanno. Non sarebbe giusto, per chi ha creato un danno alla societ ripagare in qualche modo? Cè inoltre la questione del reinserimento: il tasso di recidiva (reiterazione di un reato) per i detenuti italiani è del 70%. Percentuale che crolla nel caso di chi lavora, che spesso resta nel settore a cui si è dedicato anche dopo luscita dal carcere. Cè un secondo aspetto dellargomento e riguarda il lavoro allinterno degli istituti. Qui le cose funzionano in maniera diversa, perché la legge italiana vuole che chiunque lavori allinterno del penitenziario venga pagato. Ma i fondi scarseggiano e quindi anche in questo caso la percentuale dei detenuti lavoratori è bassissima. Intanto le carceri sono fatiscenti, e i lavori vengono appaltati allesterno con commesse milionarie. Sarebbe così strano mettere mano alle leggi e capovolgere il sistema, per cui lo Stato obblighi a lavorare chi ha danneggiato la società, pagandolo molto di meno, ma mantenendolo in carcere e diminuendo la pena? Non è ritenuto strano negli altri Paesi, dove funziona così da tempo. 



Negli Stati Uniti il lavoro viene tenuto in conto per gli sconti di pena. Qui non è possibile, con il risultato che i condannati escono comunque prima, ma nel frattempo oziano nelle celle. Ma gli amministratori, intervistati, sembrano ignorare questo meccanismo. Nel carcere di Dublino i detenuti che lavorano sono tantissimi, e si occupano di tutto quello che cè da fare nellistituto, dai lavori di muratura alla manutenzione delle cancellate. Non cè lobbligo di lavorare ma cè un sistema di premi per incentivare le prestazioni. A Portland (USA) i detenuti sono a disposizione della Contea. Il loro lavoro viene pagato allamministrazione carceraria, listituto diventa autosufficiente e i cittadini non pagano tasse per mantenere i detenuti. Tutti si dicono ben disposti a lavorare, tanto da volerlo fare anche gratis. questa la direzione in cui andare, sostiene la Gabanelli: calcolare lo stipendio e scalare il mantenimento. 



In Italia i detenuti lavorano solo se cè lintero stipendio da pagare. Con un ulteriore risultato negativo. Spesso chi è in carcere ha accumulato multe, risarcimenti, spese processuali. Si potrebbe far lavorare per pagare queste spese. E invece i debiti accumulati non vengono quasi mai pagati dai carcerati, una volta fuori. Di 230 milioni di debiti accumulati nel 2013, ne sono stati recuperati 4. Tutti o quasi chiedono la remissione del debito, e questa sembrerebbe venire accordata quasi sempre. Al Ministero della Giustizia cadono dalle nuvole: nessuno sa a quanto ammonta la cifra non incassata dallo Stato. Per i pochi detenuti che lavorano allinterno del carcere, tutto è lasciato alla discrezionalità della direzione. Con la conseguenza che nellenorme prigione di Secondigliano gli unici cinque lavoratori sono capo clan mafiosi ergastolani, a cui lo Stato dà per questo anche permessi premio. Cè un ultimo aspetto dellinchiesta, e riguarda le misure alternative al carcere. Si parte dal più noto condannato ai servizi sociali, Silvio Berlusconi. Per lui pochissime ore di servizio e un assistente sociale personale, ma per gli altri? Gli assistenti hanno carichi di lavoro altissimi, ognuno di essi segue centinaia di casi, con il risultato che laffidato, in teoria controllato una volta a settimana, viene incontrato raramente. Tutto è lasciato allautocertificazione, e anche qui il volontariato è scarsissimo, la maggior parte viene affidata alle parrocchie a fare non si sa bene cosa. Eppure quello delle misure alternative è un sistema che funziona in tutto il mondo. Ancora a Portland, un enorme parco pubblico è completamente curato dagli affidati ai servizi. Sono molti a convertire le multe in ore di servizi sociali. Pagano, la società guadagna in lavori utili, e spende molto meno rispetto alla carcerazione. In Italia invece non abbiamo la possibilità di controllo, e così ci ritroviamo le carceri sovraffollate, e, ultima beffa, le multe dalla UE per la violazione dei diritti umani. E come si è risolto il problema? Risarcendo i detenuti attraverso gli sconti di pena. Questo è il massimo della visione sulla questione, conclude la Gabanelli, ovvero temporeggiare.



Report, puntata 30 novembre. La replica in video streaming – possibile rivedere la puntata andata in onda il 28 novembre 2014 di Report sul sito Rai Replay e sul sito ufficiale della trasmissione.