La quattordicesima puntata dell’edizione 2014/2015 di “Ballarò“, intitolata “Povera Patria”, si apre con l’editoriale di Massimo Giannini, sulla note della canzone di Franco Battiato. Le parole del cantautore suonano più attuali che mai, nonostante siano passati più di 20 anni: l’Italia non è un paese felice, attraversa una crisi economica profonda, è afflitta dai problemi del debito pubblico e della disoccupazione. I cittadini italiani hanno una pressione fiscale come quella della Norvegia ma servizi paragonabili ad un paese africano, con una corruzione dilagante e casi eclatanti come i recenti scandali Expo, Mose e Mafia Capitale. Possiamo aver fiducia nell’Italia, come chiesto dal presidente Napolitano? Secondo Giannini possiamo e dobbiamo purchè Renzi passi dalle parole ai fatti e dia maggiore importanza al governo del paese piuttosto che ai cinguettii su Twitter. Massimo Giannini introduce gli ospiti della puntata: il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Enrico Zanetti, il segretario generale della Spi Cgil Carla Cantone, il deputato della Lega Nord Massimiliano Fedriga, il deputato del Pd Ernesto Carbone, l’economista Michele Boldrin e la giornalista di “Repubblica” Concita De Gregorio.Si comincia parlando di tasse: la giornata di oggi è stata ribattezzata “martedì nero” (citazione storica): gli italiani hanno versato complessivamente 44,4 miliardi di euro tra Iva, Irpef, Tasi, Imu e Tari. Zanetti sottolinea che, nonostante tutto, la legge di stabilità potrebbe portare ad una riduzione della pressione fiscale e ad un taglio di 18 miliardi nelle tasse. Fedriga contesta i dati e sottolinea come l’incertezza nel sistema tributario (si riferisce all’aumento retroattivo dell’Irap) non sia il modo giusto per attrarre nel nostro paese investitori esteri. Carbone fa notare che oltre alle delocalizzazioni, di cui si parla sempre, ci sono stati importanti investimenti esteri come quelli di Audi e Philip Morris. Secondo Cantone manca una vera politica industriale e da mesi fioccano tante parole ma pochi fatti. I dati dell’Italia sono drammatici: 10 milioni di poveri, 4 milioni di disoccupati, 60 miliardi bruciati dalla corruzione, 6 milioni di pensionati a meno di 700 euro, costretti ad aiutare figli e nipoti disoccupati o precari. De Gregorio sottolinea che gli italiani pagherebbero volentieri le tasse se i soldi pubblici non venissero mangiati da cricche e mafie e che per questo motivo la priorità del paese deve essere il ritorno alla legalità.



Boldrin critica la demagogia dei presenti in studio e sottolinea che nessuno ha il coraggio di dire che per ridurre le tasse è necessario tagliare le spese, ad esempio nel pubblico impiego e nella spesa pensionistica. Cantone non condivide l’intervento di Boldrin e ricorda che i dipendenti pubblici non rinnovano il contratto da 6 anni (“Non è un obbligo religioso”, commenta Boldrin) e che piuttosto dovrebbero essere tagliati gli sprechi. Fedriga ricorda ai rappresentanti della maggioranza in studio che la legge di stabilità prevede tagli dolorosi, soprattutto nei confronti degli enti locali, che saranno costretti ad aumentare i tributi locali, e clausole di salvaguardia che potrebbero far aumentare l’Iva al 25,5%. Carbone contesta i dati del parlamentare della Lega Nord. Secondo Cantone lo stato non dovrebbe dare nessuno sgravio a chi delocalizza e licenzia; quest’affermazione provoca la reazione di Boldrin, che ricorda come la Cgil abbia aiutato la Fiat a prendere fondi pubblici. Tra i due contendenti va in scena un duro battibecco, con Boldrin che parla di pura demagogia e la Cantone che lo accusa di dire stupidate e di non conoscere la storia della CGIL. Secondo De Gregorio la spending review dovrebbe colpire i grandi appalti e non le piccole spese, come gli strumenti di lavoro o i materiali di consumo. In un servizio vengono mostrati i possibili candidati alla successione di Napolitano, che potrebbe lasciare il Quirinale a Gennaio. Secondo De Gregorio Prodi difficilmente si metterà in gioco, dopo il tradimento dei franchi tiratori delle scorse elezioni. Fedriga boccia nettamente la candidatura di Prodi e si mostra disponibile ad eleggere una personalità indipendente.



In un reportage si parla dei danni per le aziende italiane causati dall’embargo nei confronti della Russia; a soffrire soprattutto le aziende agro-alimentari del Nord, che in molti casi hanno investito cifre elevate per promuovere il prodotto in Russia. Alcuni produttori hanno mostrato come riescono a portare la merce in Russia aggirando l’embargo, utilizzando le triangolazioni. Secondo Fedriga il governo italiano ha preferito compiacere la politica estera di altri paesi, non tenendo conto dei danni per l’export. Boldrin critica il servizio e ricorda che la tenuta della democrazia è più importante degli interessi economici di poche aziende. Tra i due va in scena un duro scontro: Fedriga ricorda che Putin sta combattendo l’Isis, Boldrin non riesce ad immaginare Putin paladino della democrazia ed ironizza, De Gregorio sottolinea come sia bizzarro il legame tra la Lega Nord e i rubli di Mosca.



Come annunciato, è il momento di Franco Battiato (in studio) e di Morgan (in collegamento video). Battiato, a precisa domanda di Giannini, spiega che oggi riscriverebbe esattamente allo stesso modo la sua canzone e direbbe ancora la frase sulle “Troie in Parlamento”. Morgan sottolinea come nella società attuale sia preoccupante l’assenza di pietà nei confronti di chi ha perso e che non bisognerebbe educare i figli a vincere a tutti i costi. Morgan pensa che Renzi costituisca una speranza per il paese purchè lo si lasci governare e propone una rosa di candidate al Quirinale, donne di scienza e cultura, tra cui spiccano Samantha Cristoforetti, Elisabetta Sgarbi e Dacia Maraini.In un servizio esclusivo di Roberta Biagiotti si parla ancora della Cooperativa 29 giugno che grazie alla Cns era riuscita ad aggiudicarsi un appalto per la raccolta dei rifiuti e la pulizia interna della Camera dei Deputati. Si chiude con i sondaggi di Alessandra Ghisleri, che mostra come la fiducia nel governo sia scesa al 35,1% e, per quanto riguarda la fiducia nei leader, come sia cresciuta esclusivamente la fiducia nei confronti di Matteo Salvini (25,6%) e Beppe Grillo (17,5%).

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