All’indomani del bellissimo speciale di Piazzapulita “Fortezza d’Europa” è possibile rivedere la puntata ideata dal giornalista Corrado Formiglia. Cliccate qui per rivederla. Si tratta di un viaggio con Francesca Mannocchi, Valentina Petrini e Francesca Nava nella diaspora dei profughi attraverso l’Europa che poi prosegue con Corrado Formigli dentro Kobane. Il programma è andato in onda ieri, lunedì 22 dicembre 2014 su La7.



Da poche ore si è concluso l’appuntamento speciale che Piazzapulita ha riservato all’esodo dei profughi e dei rifugiati verso e attraverso l’Europa. Una puntata condensata nel racconto lucido e reale di un reportage vissuto attraverso gli sguardi, indagatori e commossi, di Corrado Formigli e le reporter (presenti in studio) Francesca Mannocchi, Valentina Petrini e Francesca Nava. Frammenti di vita di confine e dichiarazioni rubate si alternano in un viaggio, desolante e rivelatore, verso la Terra Promessa, un cammino che si alimenta del proprio delirio onirico e della propria sete di normalità, che parte da Kobane e arriva in Nord Europa, facendo tappa in Libia, Marocco e nelle bidonville italiane, tra corruzione e ingiustizie. E’ un reportage che parla delle brutalità e delle violenze inflitte ai migranti, senza metterne in piazza i contorni scottanti e inclini alla più sordida spettacolarizzazione, ma scegliendo di nutrirsi delle loro storie, delle loro voci, dei loro pensieri. Un’umanità in fuga, ignorata e bistrattata da un Continente-fortezza che quando si tratta di salvaguardare vite umane sceglie di chiudere le porte a doppia mandata, fingendo di non vedere.



Twitter risponde con un diffuso sentimento  di commozione, condivisione e approvazione  per un reportage che mette in luce la forza delle storie, la potenza delle immagini e la passione del raccontare, che mostra rispetto e sensibilità verso le mille vite straziate dal dolore e lacerate dalle contraddizioni della guerra, senza rifarsi alla trita e solita retorica. Ma al di là dei sentimenti positivi che emergono dai social, quello perpetrato dal reportage è un sommesso processo di scoperta che, nel fornire suggestioni e spunti di riflessioni, procede talvolta un po’ frettolosamente, senza lasciare molto respiro e il giusto tempo di metabolizzare, rinunciando a una più approfondita trattazione in nome di una completezza tematica. L’impatto emotivo è un po’ smorzato dalla frammentarietà di determinati passaggi, ma comunque, emerge in modo vivido nell’eloquente incipit, quando la malinconica contemplazione delle rovine di Konabe ci fa assaggiare il sapore di una città svuotata della sua umanità, annichilita dal peso delle sue macerie, depositarie di un passato sepolto ma testimoni di un’umanità in viaggio e alla ricerca di una rinnovata condizione di vita.



(Chiara Temperato)