prevista una corposa pagina sindacale nella puntata di oggi di Che tempo che fa, la trasmissione condotta su Rai Tre da Fabio Fazio. Oltre a Susanna Camusso (CGIL) e Luigi Angeletti (UIL), sarà infatti presente anche Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL. Raffaele Bonanni è nato nel 1949 a Bomba, un piccolo comune nei pressi di Chieti. Dopo aver studiato all’istituto commerciale, dove ha conseguito il diploma, ha iniziato a lavorare in qualità di manovale all’interno di un cantiere edile posto in Val di Sangro, maturando allo stesso tempo la decisione di iscriversi al sindacato. Decisione onorata nel 1970, con la sua entrata nella CISL, il sindacato di ispirazione cattolica nato nel 1948 dopo la scissione all’interno della CGIL, con il distacco della parte più moderata da quella di ispirazione comunista.
Nel 1972 ha preso parte a un corso presso il Centro Studi della Cisl, situato a Firenze, per poi proseguire la sua attività di sindacalista spostandosi in Sicilia. Proprio nell’isola, ha conosciuto Sergio D’Antoni, diventandone uno dei collaboratori più fidati. Nel corso del 1981 è stato eletto Segretario Generale della CISL palermitana, mentre nel 1989 è stato nominato Segretario Generale della CISL isolana. Un percorso che lo ha visto battersi con grande forza contro i ripetuti tentativi di infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti e nella vita politica della Sicilia. Il 1991 lo ha invece visto assumere la guida della FILCA, il settore che riunisce i lavoratori dell’edilizia iscritti alla CISL.
La sua scalata ai vertici nazionali del sindacato cattolico è proseguita senza soste negli anni successivi, con la sua entrata nella Segreteria Confederale della CISL, avvenuta nel dicembre del 1998. Nel 2001 e nel 2005 è stato quindi riconfermato Segretario Confederale, per poi succedere a Savino Pezzotta in qualità di Segretario Nazionale nell’aprile del 2006. La sua riconferma in questa veste ha assunto poi toni plebiscitari nel maggio del 2009, in ragione della quale è tuttora al timone del secondo sindacato italiano. La carriera sindacale di Bonanni è andata avanti di pari passo con quella di Luigi Angeletti. In particolare, i due hanno spesso fatto da controcanto a un atteggiamento più oltranzista della CGIL, spingendosi a firmare accordi separati, come il Patto per l’Italia, che hanno scavato un solco profondo. Lo stesso Bonanni ha accusato più volte Epifani e Susanna Camusso di indulgere alle ragioni della politica, a discapito di quelle dei lavoratori rappresentati.
Una distanza, quella tra le parti, resa ancora più profonda dall’atteggiamento verso le mosse di Sergio Marchionne, soprattutto nel corso della vertenza FIAT, quando CISL e UIL hanno deciso di firmare un accordo molto controverso con molte concessioni sul piano dei diritti, in cambio di promesse di investimenti e mantenimento dei posti di lavoro. Una distanza che si è invece notevolmente ridotta in occasione del ventilato attacco di Matteo Renzi all’articolo 18. In questo caso tutte le centrali sindacali maggiori si sono compattate a difesa di quello che è visto come il simbolo dello Statuto dei lavoratori, ormai da anni oggetto di attacchi da parte di chi vorrebbe introdurre un nuovo regime lavorativo, senza l’obbligo di reintegro in caso di licenziamento immotivato.
Una questione che ha fatto molto parlare del sindacalista abruzzese, è stata poi quella del poker online, quando Bonanni ha affermato che il fatturato del settore ammonterebbe a circa cinquanta miliardi di euro, sui quali verrebbero pagate solo lo 0,46% di tasse. Sempre secondo il sindacalista, facendo pagare una aliquota del 22%, si potrebbero racimolare circa dieci miliardi di euro da destinare a scopi sociali, attaccando allo stesso tempo le lobbies che vi sarebbero dietro. Una dichiarazione che è stata duramente contestata da Germano Martucci, in base al quale il reale fatturato del poker online ammonterebbe a 349 milioni di euro, dati del 2012, sui quali verrebbero pagati 78 milioni di tasse, esattamente il 22% richiesto da Bonanni.
La presenza della Camusso, di Angeletti e di Bonanni a Che tempo che fa, potrebbe essere l’occasione per una discussione su limiti e meriti del sindacalismo italiano in un momento in cui il mondo del lavoro si trova ad essere nuovamente oggetto di una ridefinizione, con l’ormai famoso Jobs Act di Matteo Renzi.