Questa sera,  martedì 11 febbraio 2014, alle 21.10 su Rai Movie va in onda Occhi di cristallo, thriller del 2004 diretto dal regista Eros Puglielli e tratto dal romanzo di Luca Di Fulvio L’impagliatore. Sceneggiato dagli stessi Di Fulvio e Puglielli, coadiuvati dalla collaborazione di Gabriella Balsi e Franco Ferrini, il film si avvale di una produzione che coinvolge Italia, Gran Bretagna e Spagna. La storia gira intorno la figura dell’ispettore Giacomo Arnaldi (magistralmente interpretato da Luigi Lo Cascio) alle prese con un caso inquietante e problematico che ha tutto il sapore di un ritorno del passato, fantasmi che tornano a turbare il suo presente professionale e privato. Il passato in questione che ritorna a tormentare l’ispettore si avvita sui sensi di colpa che ancora rodono l’intimità del poliziotto, che dopo anni non si dà pace per non essere riuscito a evitare lo stupro e l’uccisione della sua donna. Questo senso di colpa latente e sotto traccia si materializza quando l’ispettore si fa carico della denuncia di Giuditta (Lucia Jiménez), una giovane studentessa di psicologia, perseguitata da un maniaco che la molesta con telefonate oscene e minacciose. Tra Giacomo e Giuditta nasce una appassionata relazione sentimentale e le analogie con la storia precedente dell’ispettore, con tutto il carico di riscatto che si porta dietro, prendono corpo quando un serial killer, scientifico e metodico nel suo modus operandi, comincia a seminare morte e panico. Gli omicidi, già efferati e sordidi di per sé, sono resi ancora più macabri dalla firma del loro autore, che amputa di volta in volta parti anatomiche diverse delle sue vittime, sostituendole con le corrispettive componenti di bambole ottocentesche. Questa peculiarità del suo operare gli vale immediatamente il soprannome di Imbalsamatore. Arnaldi brancola nel buio, ma è confortato nelle indagini dal fedele agente Frese (José Angel Egido). Consulta anche un esperto ottocentista, il professor Avildsen (Carmelo Gomez), ma il killer continua a mietere vite innocenti senza lasciare indizi né tracce da seguire. la morte il filo rosso che attraversa trasversalmente tutte le storie private coinvolte nella trama, a partire da quella dell’agente Augusto Ajaccio (Simòn Andreu), amico stretto dell’ispettore, che all’inizio film è ricoverato d’urgenza in ospedale, a causa di un tumore al cervello in fase terminale che gli procura visioni e allucinazioni, riportandogli sulla superficie della memoria un passato piuttosto oscuro vissuto in un orfanotrofio. E saranno proprio queste allucinazioni a dare, quasi casualmente, la chiave di svolta delle indagini di Arnaldi. L’espediente letterario delle allucinazioni è riprodotto da Puglielli con un ritmo oscillante tra lo spasmodico e l’evocativo e costituiscono le parti più esaltanti di un film nel complesso buono, grazie anche alle musiche di Francesco Gener che esaltano al massimo l’effetto di suspance. Il riferimento immediato per questo thriller di qualità, almeno per quel che riguarda la regia, è senz’altro il cinema di Dario Argento, maestro e punto di riferimento di Puglielli. Tuttavia il giovane regista romano dimostra di avere uno stile già molto personale e una espressività del tutto originale, come già aveva avuto modo di rendere palese nei diversi cortometraggi girati tra i quali spicca L’albero (1997) con Jovanotti. Ne esce fuori un film di indubbio livello, che trova il giusto equilibrio con un cast giovane e internazionale e che con merito riceve una nomination al David di Donatello (2005) per gli effetti speciali.



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