E con questa fanno tre! Con oggi, cari lettori, concludiamo il nostro “trittico” sulle Olimpiadi invernali. Non che in questo periodo manchino argomenti, carne al fuoco ce n’è ed in abbondanza. Volete qualche esempio? Il Festival di Sanremo, che parte stasera, presentato da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, coppia che gli italiani vorrebbero prendere a torte in faccia, e non solo nella pubblicità, visto il loro cachet milionario e la stravaganza, diciamo così, nelle scelte di alcuni ospiti (sfidiamo quanti, tra voi mariti, non faranno gli amabili ruffiani pur di convincere la propria moglie a disertare la tradizionale serata di Champions League per seguire il celeberrimo cantautore Rufus Wainawright, noto dissacratore, diciamo così e fermiamoci qui, di credo religiosi). E ci sarebbe pure molto da dire sul nuovo governo Renzi, che ha sbaragliato tutti i concorRenzi per salire a Palazzo Chigi. E ancora, l’Inter che finalmente ha vinto due partite di fila: non sarà mica perché Thohir è rimasto in Indonesia, non ha visto la partita in tv e nemmeno sentito “Semua kalsium menit demi menit” (“Tutto il calcio minuto per minuto”) alla radio. Argomenti ghiotti, non c’è che dire. Ma alla fine abbiamo puntato ancora sulle Olimpiadi. Ci siamo detti: visto che sono programmate ogni quattro anni, quando mai ci ricapiterà l’occasione, in questo lasso di tempo, di parlare ancora di discipline come il curling (lo sport preferito dai mariti svedesi, finlandesi e norvegesi, sempre così servizievoli con le loro mogli!) o la combinata nordica (che non è la tombola in versione scandinava)? E poi abbiamo scoperto che per la prossima edizione, in programma nel 2018 a Pyeongchang, in Corea, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) sta vagliando con scrupolo le proposte che giungono dalle varie federazioni nazionali a riguardo dell’introduzione di nuove discipline nordiche da introdurre nel vernissage a cinque cerchi, tutte appassionanti e innovative,  alcune delle quali siamo già in grado di proporvi in anteprima.



Pur non discostandosi molto dai suoi fratelli maggiori (hockey su prato, ma soprattutto hockey su ghiaccio), porta con sé la novità dell’attrezzatura, che è stata adattata all’infido terreno di gioco. E’ uno sport assai faticoso, poiché la ghiaia ghiacciata rende impossibile lo scivolamento. Interessante la soluzione dei calzari (veri e propri ramponi chiodati, perciò è tassativamente bandito l’intervento a gamba tesa) e della mazza, che si adatta all’innovativa porta, dove il raster (letteralmente “rettangolo”, lo strumento che sostituisce il disco, che è la “palla” dell’hockey su ghiaccio) dovrà essere “versato” nell’innovativa porta, appositamente studiata per non assomigliare a nessun’altra porta sportiva conosciuta.



Sport tutto tricolore, così chiamato in onore della città altoatesina che lo ha tenuto a battesimo, unisce l’antica arte marinaresca della vela alla placida e glaciale compostezza del freddo sottozero dolomitico. Da praticarsi, per quanto riguarda i Match Race (due sfidanti che gareggiano l’uno contro l’altro), su laghi ghiacciati o su gigantesche piste piane appositamente realizzate. Si pensa anche di inaugurare la categoria Regata d’Altura, dove il cosiddetto “campo di regata” possa essere definito dalle caratteristiche orogenetiche della zona in cui si svolgono le gare a tempo. Vale a dire (per i non addetti ai lavori): le gare si svolgeranno su fiumi ghiacciati (e allora ditelo, no?).



Di derivazione norvegese, come fa ben intuire il nome originale di questa spettacolare competizione, è da parecchi anni praticato in tutta la Scandinavia. Magnifica sintesi del vecchio adagio “più siamo, meglio stiamo”, conserva tutte le caratteristiche delle gare di velocità su slitta. Il punteggio finale (si gareggia in due manches) è dato dal tempo fatto registrare al traguardo, sommato al numero dei concorrenti (maschi e femmine, senza distinzione di gender) che sono riusciti a salire (anche durante il tragitto). In Italia, il bob-bokmal fino a poco tempo fa aveva preso piede come semplice divertimento, messo a disposizione da alcune amministrazioni della Valtournenche come sistema di rientro (dal francese: tournenche) dalle discoteche della zona. Adesso è praticato un po’ dappertutto, a livello agonistico, sulle nostre Alpi. Anche perché pare che, durante le discese che portano al traguardo, si cucchi un… mucchio!