Forse da Carlo Verdone ci si aspetta qualcosa di più. Divertimento assicurato dallinizio alla fine con Sotto una buona stella. Si ride, questo sì, ma a tratti e soprattutto nella seconda parte, quando il personaggio di Luisa, interpretato da una bravissima Paola Cortellesi, assume un ruolo via via più preponderante nella storia e nellinterazione con Federico/Verdone. evidente che il nucleo comico del plot siano proprio loro due, novelli vicini di casa che imparano a scoprirsi grazie soprattutto alle disavventure familiari di Federico. Che un giorno, di punto in bianco, da manager di successo allinterno di una holding finanziaria si ritrova disoccupato e senza più un soldo. Con un appartamento di lusso da mantenere, una compagna, Gemma, giovane, bella e viziata e tre nuovi inquilini. I due figli, Lia e Niccolò, avuti dallex moglie da poco scomparsa e la figlioletta di Lia.
Tutto materiale tragi-comico, questo appena descritto, che se ben amalgamato avrebbe potuto dar vita a un film esplosivo. Invece, dispiace dirlo, i differenti piani tematici ed emotivi del racconto non si intrecciano armoniosamente. Creando leffetto di un ritmo discontinuo non tanto nel fluire della storia, quanto nei tempi comici e nellalternanza di momenti più seri e profondi con pure e semplici gag.
Vogliamo definire il film, per questo, unoccasione persa. Perché le tematiche che affiorano sin dallinizio hanno un forte appeal in quanto decisamente attuali e trasversali. La disavventura di un cinquantenne che perde il lavoro passando dalle glorie di una carriera sfolgorante al grigiore della vita domestica e alle difficoltà di trovare un nuovo impiego è un dramma condiviso da molti nellattuale e inadeguato mercato del lavoro. Così come limpatto doloroso con due figli arrabbiati per essere stati abbandonati e ripagati, a loro dire, solo da un bonifico mensile è quanto mai condivisibile da chi è stato costretto dalle circostanze a imparare a essere di nuovo padre. Argomenti non banali che Verdone cerca di raccontare al suo pubblico con la sua innata comicità mista ad amara ironia.
Il tutto risulta mal coniugato a uno degli elementi di maggiore frattura nel film. Ovvero i due giovani protagonisti, che sembra abbiano fatto a cazzotti con la recitazione e rompono lincantesimo della risata riportando noi spettatori alla realtà della finzione. Per fortuna il godimento comico risorge dalle ceneri grazie allintervento sempre più importante di Luisa/Cortellesi. Non solo bellissima nella sua semplicità, ma fenomenale, come sempre, nel far ridere con naturalezza e spontaneità.
Avremmo voluto vedere la coppia Federico/Luisa conquistare lo schermo sin da subito, togliendo spazio a quell’impacciato tentativo di raccontare il nascere di un nuovo e più maturo rapporto padre-figlio che si impone dall’inizio o, magari, coniugando la coppia comica in modo più incisivo con il resto del film. Che, invece, è inequivocabilmente diviso in due momenti troppo diversi tra loro.
Verdone, però, resta Verdone. E siamo certi che nessuno oserà disertare la sala cinematografica. Forse godrà poco all’inizio, ma alla fine dimenticherà questo dispiacere con le belle e sane risate finali.