Tra gli ospiti che questa sera si siederanno alla scrivania di Daria Bignardi nel corso de Le invasioni barbariche troveremo anche Alessio Boni, reduce da Sanremo e da Lingegnere, uno dei tre episodi de Gli anni spezzati. Boni è nato il 4 luglio del 1966 a Sarnico, un popoloso centro dell’hinterlando bergamasco, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Proprio per cercare di aiutare la sua famiglia e non pesare sulle finanze decise di lasciare gli studi dopo aver conseguito il titolo di medie inferiori, impiegandosi come piastrellista nell’azienda dove lavorava il padre e seguendo dei corsi serali per curare la sua cultura di base. A questa decisione, fece seguito quella di tentare la fortuna recandosi negli Stati Uniti, dove si mantenne facendo vari lavori, spesso umili, per poi tornare in Italia e impiegarsi in qualità di animatore in un villaggio turistico. Una gavetta perciò lunga e varia, che ha contribuito alla formazione di un carattere estremamente determinato, il quale si è poi rivelato molto prezioso quando ha deciso di provare la carta del mondo dello spettacolo. Una decisione maturata nel 1988, quando ha iniziato a lavorare in produzioni teatrali e nel settore dei fotoromanzi, sfruttando così la sua avvenenza.
Proprio il teatro gli ha regalato le prime grandi soddisfazioni, grazie al lavoro con registi di grande fama come Luca Ronconi e Liliana Cavani (Dove siete? Io sono qui, 1993). Dopo aver fatto un corso di perfezionamento a Los Angeles, è quindi tornato in Italia partecipando a grandi classici come Peer Gynt e Sogno di una notte di mezza estate. stato però L’avaro di Moliere, alle dipendenze di Giorgio Strehler, a dargli un grande prestigio e a fungere da vero trampolino di lancio per il prosieguo della carriera. Sul finire del millennio ha spostato i suoi interessi verso piccolo e grande schermo, partecipando a film e serie di grande rilevanza, che ne hanno notevolmente incrementato la popolarità. Tra i film più importanti da lui interpretati, vanno ricordati La meglio gioventù, diretto da Marco Tullio Giordana nel 2003 e La Bestia nel cuore, alle dipendenze di Cristina Comencini, pellicola che ha rappresentato l’Italia agli Oscar del 2005. Per quanto concerne le serie che ne hanno implementato la fama presso il grande pubblico, vanno invece ricordati Incantesimo, interpretato nel 1998, Caravaggio, in cui ha recitato con Elena Sofia Ricci (2008), la seconda edizione di Tutti pazzi per amore (2010) e Walter Chiari-Fino all’ultima risata (2012).
Il suo modo di recitare è considerato abbastanza minimale, anche se non disdegna di toccare le corde della grande passione, comè successo in Caravaggio, quando ha saputo disegnare un ritratto del grande pittore dandogli toni di spettacolarità del tutto in linea con il carattere di cui è accreditato l’artista nelle biografie. O come ha saputo fare in La carne del marmo, lo spettacolo teatrale in cui ha recitato nel corso delle ultime settimane alle dipendenze di Alessio Pizzech, vestendo i panni di un’altro grande artista, Michelangelo Buonarroti, raccontandone con grande trasporto l’omosessualità e l’isolamento cui fu condannato dal suo genio. Il 13 marzo uscirà il film Maldamore, diretto da Angelo Longoni, in cui è protagonista con Luca Zingaretti, Ambra Angiolini e Luisa Ranieri