La lepre in tuta rossa che corse che fa! La prendi, Genitore 1? Si! Quel canarino si è ferito e non lo lascio qua!? Lo prendi, Genitore 1? Lo prendo se vuoi così guarirà
(Gianni Morandi, Sei forte, Genitore 1)
Genitore 2 sono tanto felice perché ritorno da te. La mia canzone ti dice chè l più bel giorno per me… Genitore 2 solo per te la mia canzone vola. Genitore 2 starò con te tu non sarai più sola
(Beniamino Gigli, Genitore 2)
Siccome immaginiamo che tra i nostri ventiquattro lettori (siamo modesti e realisti: sicuramente valiamo meno del Manzoni, su questo non ci piove! Ma siamo anche ottimisti, pensando di avere un solo lettore in meno) ci sia qualche buon padre di famiglia, cogliamo loccasione per augurare a loro ed a tutti gli altri papà una buona festa.
Domani, per quanti non se lo ricordassero, è la festa del papà. Eppure, anche su questa ricorrenza così popolare, tradizionale e duratura (pensate quante generazioni di figli, poi diventati padri, custodiscono gelosamente il ricordo del loro primo lavoretto allasilo, e magari conservano come preziosa reliquia il primo lavoretto dei propri figli) si addensano nubi oscure se è vero, come è vero, che la Francia (è triste notizia di questi giorni) si sta preparando a dire addio alla festa del papà e alla festa della mamma, a favore di una ben più generica e non identificabile festa dei genitori (genitore 1 e genitore 2, ovviamente) da celebrarsi un giorno a metà tra le date della festa del papà e festa della mamma, per non turbare il politicamente corretto di questi tempi per molti versi imperscrutabili.
La prospettiva di una celebrazione così discutibilmente ristrutturata (per meglio dire, destrutturata), ci getta assai nello sconforto, non solo per motivi di ordine etico (siamo persone semplici, poco avvezze al ragionamento e alla speculazione filosofica, che lasciamo a chi è più preparato di noi in materia), quanto perché ci vantiamo di essere, ve lo vogliamo confessare a cuore aperto, cari lettori, dei pigri abitudinari, meticolosi maniaci dello status quo, pacifici pasdaràn della routine, gente (o gentaglia, se preferite) sempliciotta, assai banale, che si affeziona a tutto ciò che è consuetudine, dai giocatori della propria squadra (che non vorremmo fossero mai venduti, nemmeno quando scavallano i quaranta), alla faccia del barista che ci serve il caffè alla mattina (che sa che lo vogliamo lungo e poco zuccherato, e per questo gli vogliamo bene), dai pendolari che prendono con noi lo stesso treno da anni, e che, pur non avendo mai scambiato con alcuno di loro nemmeno un buongiorno, somigliano tanto ai parenti che abbiamo sempre sognato di avere, buoni e simpatici e affatto rompiballe (peccato non frequentarli durante le ferie e nelle feste comandate) come solo i parenti inesistenti sanno essere, ai nostri pantaloni di velluto marroni, che nonostante siano lisi sul cavallo, continuano a piacerci come il giorno che li abbiamo acquistati (e guai se a nostra moglie venisse la malcapitata idea di volerli gettare).
Abbiamo fatto così tanta fatica ad adattarci a chiamare operatore ecologico il caro spazzino, personale non docente i vecchi e simpatici bidelli della nostra infanzia, che non ci adatteremmo certo, superata la fatidica soglia degli anta, a sentirci definire diversamente giovani, tanto per nascondere e sottacere il nostro incipiente incanutimento.
Presi da sconforto, cari lettori, ci e vi poniamo una serie di questioni di fondamentale importanza, quanto meno per il mantenimento delle nostre tanto amate abitudini (e della nostra bella lingua italica): perciò, dovessimo arrivare anche qui in Italia a una legge di siffatto impianto, a chi potrebbe esserne attribuita la paternità (vedete: siamo già in errore, si dovrebbe dire genitorialità)? Forse a Marco Pannella, padre-padrone del partito radicale (ahiahi!!! Genitore 1- padrone). O a qualche altro figlio di mammasantissima (mannaggia, forse sarebbe meglio genitorsantissima… o avete qualcos’ altro da suggeririci?). Ma soprattutto:
Si potrà ancora fare il Segno della Croce (nel nome del Padre…)?
Nei momenti di paura, potremo ancora dare libero sfogo alle nostre espressioni più tradizionali e immediate (“Oh, mamma mia!”)?
Da Mazzini a Cavour, Da Garibaldi a Vittorio Emanuele II, e in tempi più vicini a noi De Gasperi, Calamandrei, De Nicola, Terracini… dovremo considerarli Genitore 1, 2, 3, 4, 5, 6 (ecc. ecc.) della nostra amata Patria?
Arrivati alla fine di un lauto pasto al ristorante, potremo ancora ordinare la Torta della Nonna, altrimenti rinominata Torta del Genitore del Genitore 2, quella con la pasta frolla ricoperta di pinoli e zucchero a velo che nasconde un ripieno di golosa crema pasticcera?
Come dovremo chiamare Nonna Papera, di disneyana memoria?
L’espressione figlio di genitore 1 (o 2, fate voi) riuscirà a sostituire la ben più efficace figlio di papà?
Jung e Freud diventeranno genitori della moderna psicanalisi? Così come Galileo ed Einstein genitori della fisica?
Che fine farà la mitica sigla in calce a ogni documento scolastico, la celeberrima firma del padre o di chi ne fa le veci?
E come dovremo rinominare Babbo Natale?
E da ultimo, perché non si vive solo d’aria: quante caselle dovrà prevedere la prossima dichiarazione dei redditi? Perché… sapete… dobbiamo confessarvelo… (noi comicAstri siamo due figli, pardon, prodotti del concepimento… di ’ndrocchia) a casa nostra è il genitore 2 a portare i pantaloni.