Ci sono storie che portano a chiedersi quanto dolore possa sopportare luomo e se, nonostante questo dolore, valga ancora la pena di vivere. Il periodo della Seconda guerra mondiale, con le atrocità del nazismo, è costellato di vicende, racconti, esempi di quanto facilmente luomo riesca a distruggere la propria essenza, la dignità e il rispetto, negando il dono che tutti riceviamo senza chiederlo: la vita.
Una voce fuori campo, che appartiene alla più grande paura dellumanità, la morte, ci introduce nella trama di Storia di una ladra di libri, un film che coinvolge, commuove e lascia un senso di malinconia, perché ricorda la fragilità di ciò che ogni giorno, ciascuno di noi, dà per scontato. Nel 1939, dopo la morte del fratellino e la fuga della madre dalla Germania, la piccola Liesel Meminger è adottata da Rosa e Hans Hubermann, una coppia che cerca di sopravvivere nelle ristrettezze della guerra senza piegarsi ad abbracciare il partito nazista.
Hans, sensibile e buono di cuore, dà rifugio a Max, un giovane ebreo che diventa amico di Liesel, appassionata di libri, coraggiosa e testarda. Una sopravvissuta. Max a completare la sua formazione, spingendola a trovare le parole per descrivere il mondo con occhi diversi e più consapevoli – gli occhi dello scrittore. Per aiutarlo a sopportare la reclusione, il freddo, la malattia, Liesel prende in prestito, di nascosto, i libri nella casa del borgomastro e legge per lui. Si ritrovano echi della Piccola Principessa nel carattere della protagonista, che cerca nella fantasia una via di salvezza e impara a trasfigurare il mondo, a vedere nel sole invernale unostrica dargento e a rendere la cantina un luogo magico, dove riempire le pareti di vocaboli nuovi e costruire un pupazzo di neve per festeggiare il Natale.
Mentre le bombe aiutano la morte a diffondersi tra la gente e Hitler ordina di bruciare i volumi considerati pericolosi, Liesel, Max e la famiglia Hubermann tengono in vita la speranza, lumanità e la fiducia nella magia delle parole. Le parole sono la vita, Liesel. Tutte quelle pagine bianche le regalo a te per riempirle.
Il regista inglese Brian Percival adatta con eleganza il romanzo di Markus Zusak, una storia di formazione in cui una bambina incontra lincanto dellimmaginazione e apprende il valore dellarte e della cultura, lunico modo con cui luomo può sfiorare limmortalità. Il talento degli interpreti, Geoffrey Rush, Emily Watson e la giovane Sophie Nélisse, determinata ma anche ingenua e vulnerabile, contribuisce a rendere il film unesperienza intensa e coinvolgente, rivolta a un pubblico familiare.
La scelta della voce narrante può non entusiasmare, ma trova un suo significato nel contrasto con il tema della letteratura come strumento di sopravvivenza oltre la storia, oltre la distruzione e la fragilità della vita umana. E sentire due bambini gridare “Io odio Hitler” sulle rive del lago, non perché qualcuno gliel’abbia insegnato, ma perché hanno visto con gli occhi e toccato con mano la follia nazista, colpisce nel profondo.
Fiaba, storia e dramma si intrecciano nel film per unirsi nel finale, il riassunto di una vita piena, in cui il dolore non ha impedito al cuore di aprirsi alle sorprese e all’amore che l’esistenza può offrire.