Nei giorni scorsi ha fatto particolarmente scalpore la notizia che i proprietari di Facebook abbiano pagato ben 19 miliardi per acquisire Whatsapp, il servizio di messaggistica su smartphone che ha sedotto 450 milioni di utenti nel mondo. Il web, del resto, non è certo un posto per fannulloni impenitenti, visto che su internet sono sempre di più quelli che si applicano. Infatti, il business delle applicazioni è in rapidissima crescita. Ci sono app utili, app un po meno utili, app futili e app un po strane. Come Snapcat, la prima app dedicata solo ed escusivamente ai gatti, che permette di scattarsi foto da soli e condividerle poi su Facebook e Twitter: unapp proprio da leccarsi i baffi! Oppure come Ghost Detector, applicazione per cellulari Android che rileva la presenza dei fantasmi: si presenta con un radar e, se cè un fantasma nelle vicinanze, ne mostra la presenza. Unapp indubbiamente fantasmagorica! E che dire, poi, di Melon Meter, disponibile su iOS?  unapp per misurare la bontà di meloni, angurie o cocomeri. A chi non serve, quando si entra in un supermercato, un misuratore di angurie? Basterà avvicinare lo smartphone al cocomero e lapp simulerà la battuta del pugno sulla buccia per verificare se il suono è simile a un muro vuoto, il che sta a significare che languria è matura. Unapp davvero fuori di melone!

Comunque, il mercato internazionale è in grande fermento e gli esperti, in maniera incontrovertibile e in-app-ellabile, hanno previsto che le attenzioni delle grandi compagnie digitali si concentreranno su questa nuova forma di software, tanto che il record dei 19 miliardi è destinato a crollare tra non molto. Vediamone alcune.

App-unto. Questa applicazione è stata ideata dalla Spic&Spam, società francese (o, per meglio dire, trans-app-ina) che inventa e brevetta applicazioni per la pulizia degli schermi di pc, desktop, smartphone e tablet. Guadagnatasi il consenso e lapp-lauso dei mercati dopo aver lanciato un detergente al profumo di lavanda, il S-app-one di Marsiglia, con App-unto ha brevettato uno smacchiatore di bug molto utilizzato nei forum online di internauti appassionati di cucina, ricette e ristorazione.

C-app-otto. Escogitata da unazienda informatica altoatesina di Col di Lana, è unapplicazione che consente di creare, tramite il surriscaldamento della batteria, una fonte di calore che preserva quegli smartphone i cui proprietari svolgono attività allaria aperta anche dinverno (come gli ambulanti, gli operatori ecologici, i muratori, i miliardari che si divertono con il golf o con il footing). unapp multitasking, nel senso che ha molte tasche. Può essere di colore blu scuro (versione Cascina Fosca) o color cammello (versione Cascina Gobba).

Ci-app. È un’applicazione cool, anzi, very cool, praticamente gay friendly. Viene però molto utilizzata anche dagli anziani della movida milanese. Si attiva con la funzione vocale di Google, sillabando un semplice ma perentorio: “Va de’ via ai ciapp!” (in italiano: “Vai a quel paese tu e le tue terga!”). Un applicazione da “acchi-app-are” al volo.

App-posta. L’evoluzione della mail è ormai pronta per diventare operativa. Con questa app, messa a punto da Poste Italiane, è possibile inviare mail che, come già avviene nel cartaceo da tempo immemore, arriveranno con due-tre, magari anche quattro-cinque, settimane di ritardo. Qualsiasi documento digitale che NON volete arrivi a destinazione in tempo reale, può, anzi, deve, essere spedito con App-Posta. L’applicazione segnala in maniera spiritosa l’arrivo della mail sul pc del ricevente, tramite un’icona raffigurante un postino sorridente. Dagli speaker del pc viene poi diffuso il caratteristico doppio suono del campanello di casa, mentre una voce metallica pronuncia la fatidica frase che tra poche settimane diventerà popolare come un jingle: “L’ho fatto App-Posta!”.

App Regina. Presentiamo infine il fiore all’occhiello delle app. Innovativa, intelligente, interattiva. A cosa serve? A guidare la Vespa? Noooo! A fare il miele? Noooo! A costruire un alveare? Noooo! A procurarsi la pappa reale? Noooo! A giocare a scacchi? Noooo! E allora a cosa ‘azz serve, st’app? Ragazzi, non scherziamo. Stiamo parlando della App delle App, un’app assolutamente regale, perché come sapete: chi fa da re, fa per sé, ma è come se facesse per 333.333 (il numero è a caso: serve solo per far la rima). L’app Regina, inventata da un’energica società della Silicon Valley, la Bug Spencer, è una classica applicazione multitasking, cioè può fare tante cose, tutte simultaneamente, e app-alesarsi come indispens-app. Non ci credete?

Scorriamo velocemente l’elenco delle funzioni dell’App Regina: app-rende al volo tutte le vostre abitudini sull’uso del cellulare, app-aga le bollette online, app-allottola i fogli excel app-arentemente inutili o inutilizzati, app-alta i lavori di Office, permettendovi un repentino ritorno at Home, dis-app-anna il vetro dello smartphone, app-arecchia il tablet, app-are e scompare quando volete voi, app-ende i post-it digitali nell’app-osito spazio, app-ennella le cover del vostro cell, app-esta l’aria in tutti quegli ambienti che non siano Android, iOS o Phone, app-one firme digitali (ma non sulle cambiali), app-roccia le ragazze in vece vostra e ve le rimorchia pure, app-rofondisce ogni argomento di vostro interesse, app-ura le newsletter, separando quelle interessanti da quelle non, accal-app-ia i mouse, si app-isola al vostro posto in ufficio, la pubblicità addirittura dice che app-ennina le Alpi… Quanto può valere un’app così? Gli esperti non sanno calcolarlo, tutt’app-iù sparano delle cifre molto app-rossimative.

T-app. È anche questa un’applicazione da Guinness dei primati. Si tratta infatti della più piccola app esistente oggi al mondo. Non serve a un tubo, perciò non la scaricano neppure gli idraulici. Ma se per caso qualcuno riuscisse a installarla con un messaggio-virus sul vostro smartphone, non preoccupatevi. Esiste già l’applicazione che risolve app-ieno il problema. Come si chiama? “Cavat-app!”.