Uno spettacolo da non perdere, quello che andrà in scena da stasera al 9 marzo al Teatro Belli a Roma. Stiamo parlano di “Una donna spezzata”, il monologo, che vedrà protagonista l’attrice Isabel Russinova tratto da uno dei testi più emblematici e rappresentativi dell’autrice francese Simone De Beauvoir. Accompagnata dalle musiche originali del maestro Antonio Nasca, Isabel Russinova interpreta un ritratto doloroso e struggente della donna ai nostri giorni. La regia è di Rodolfo Martinelli che ha già diretto lo spettacolo “Briganta” e altri lavori precedenti di Isabel Russinova. In questo testo Simone De Beauvoir racconta della donna e della sua lotta per la libertà, per la sua dignità. “Donna spezzata” è il ritratto della donna borghese, prigioniera di regole autoimposte che si ritrova incapace di andare avanti da sola e si rifugia in una solitudine distruttiva. Certe volte però riesce a liberarsi da questa condizione umana e riesce di nuovo ad amare e a vivere. Non a caso proprio Simone De Beauvoir ha dedicato la sua vita e la sua produzione letteraria alla libertà e alla dignità della donna. E proprio per il suo impegno in favore delle donne, in occasione dell’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, prima dello spettacolo che si terrà al Teatro Belli ci sarà un dibattito alla presenza del Presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi e il Direttore della Comunicazione Riccardo Noury. Consegneranno a Isabel Russinova una pergamena in qualità di testimonial del suo impegno a favore dei diritti delle donna, attraverso una serie di progetti, rassegne e iniziative culturali, volte alla valorizzazione della figura femminile. Abbiamo sentito la stessa protagonista di “ Una donna spezzata” Isabel Russinova, che ci ha raccontato sensazioni, sentimenti e cosa significa interpretare un personaggio reso famoso da una scrittrice come Simone De Beauvoir. Eccola in questa intervista a ilsussidiario.net.
Ci può parlare della sua esperienza in “Una donna spezzata”, questo monologo tratto da uno dei testi più autorevoli dell’autrice francese Simone de Beauvoir?
Sono anni che cullo l’idea di portare in scena “Una donna spezzata”. La cosa particolare che mi ha colpito della scrittura della Beauvoir nei tre momenti di “Una donna spezzata” è questa estrema sincerità e durezza con cui descrive delle verità della nostra società, tirando fuori quello che molte donne hanno dentro ma non hanno il coraggio di svelare.
Qual è secondo lei il valore ancora presente in questi giorni di “Una donna spezzata”?
La nostra società è cambiata poco o nulla rispetto al contesto in cui Simone de Beauvoir scriveva. Viviamo nell’epoca della finzione, della menzogna, tutti pensano che bisogna nascondersi dietro una serie di ovvietà. Il perbenismo è un male strisciante, si pensa ma non si dice, perché non si può contravvenire alle regole che ci siamo autoimposti. Allora mi chiedo: che libertà è questa? Se uno ha il coraggio di esternare i propri reali pensieri viene considerato un folle, i suoi sentimenti diventano le verità del folle… Vieni emarginato, messo da parte, sei costretto dagli altri a soccombere. Ecco chi è la “donna spezzata”, è la vittima di questo sistema, è una donna che non vuole mentire e vorrebbe dire le cose come stanno, ma che per questo affonda in una palude di luoghi comuni, di stereotipi, di perbenismo.
Conosce la vita e le opere di Simone de Beauvoir, ci può raccontare questo personaggio?
Simone de Beauvoir è stata un simbolo e lo è tutt’ora. E’ senz’altro una delle scrittrici più intense e speciali del ‘900, la madre del femminismo, una donna che si è battuta strenuamente per la tutela e la salvaguardia dei diritti di tutte le donne. Mi sono sempre chiesta come mai Simone de Beauvoir non fosse tanto raccontata. Studiando i suoi testi, poi, ti accorgi che è difficile, è doloroso scavare a fondo nei sentimenti perché ti metti veramente in gioco. La società ti spinge a diventare uno zombie, una persona che non sa più dove sta andando. Questo noi non dobbiamo permetterlo, bisogna trovare la forza di ribellarsi anche mettendo in scena questi testi, anche comunicando questo malessere.
Quanto “Una donna spezzata” esprime la tematica e le vicissitudini della condizione femminile?
Tantissimo. Raccontarsi senza filtri è davvero molto importante, per quanto questo rappresenti solo il primo passo per sentirsi realmente liberi. La nostra società è ricca di stereotipi: l’inseguimento della ricchezza, il sesso, servono ad alimentare il nulla. La nostra finanza stessa è basata sul nulla, la nostra crisi è basata sul nulla. Un nulla inteso come parte negativa di noi stessi, che è diventata così grande da farci ammalare. Questo è il senso de “Una donna spezzata”, un personaggio che in fondo racconta ognuno di noi alle prese col malessere di questa società. Racconta di quanto sia difficile essere delle persone vere, sensibili, di come sia difficile dire la verità o semplicemente amare. Un malessere che ti consuma, in grado di distruggere le storie d’amore. Si insegue il sesso ad ogni costo, lo si sporca di banalità, si confonde l’erotismo con la pornografia, l’amore con la passione, l’affetto con opportunismo… E ci accorgiamo tristemente di essere tutti vittime di questo nulla che incombe.
Come sono stati importanti le musiche di Antonio Nasca e la regia di Rodolfo Martinelli nel successo di questa opera teatrale?
Sono stati fondamentali. Il successo nasce da una grande sintonia e dal fatto di guardare tutti nella stessa direzione, consapevoli di voler arrivare alla stessa meta. Ognuno ha poi arricchito l’altro di sensazioni e motivazioni diverse. Curioso è anche il fatto che alla regia e alle musiche ci siano due uomini, che si sono trovati ad affrontare questa materia dove non soltanto la parte femminile o la società vengono analizzate, ma anche la figura dell’uomo non ne esce indenne. E’ stato curioso vedere come loro stessi hanno letto e interpretato questa descrizione dell’uomo e come poi sono stati in grado di rappresentarla attraverso la loro arte.
Isabel Russinova, artista poliedrica, dalla tv al cinema, al teatro, ci può raccontare a quali suoi lavori si sente più legata e come riesce a esprimersi sempre in ogni tipo di genere creativo?
Mi sento legata a questo percorso che sto facendo sul femminile anche riportando alla luce, riscoprendo, rivalutando queste figure di donna sia del passato che hanno reso luminoso l’aspetto femminile della storia, che, come in questo caso le scrittrici che hanno raccontato, contribuendo a dare vita a questa luminosità. E’ un percorso che mi appaga moltissimo e mi rendo anche conto che è un percorso delicato, difficile. Sarebbe senz’altro più facile per un’attrice oggi pensare ad intrattenere. Io invece ho scelto un percorso difficile, ma che mi appaga di più perché vorrei che la mia sensibilità e il mio lavoro fosse utile. Ho deciso di affrontare il mio percorso professionale come una missione, a questo sono legata, non a un testo, ad un autore, ma a questo percorso.
Quali saranno i suoi progetti futuri?
Dal 13 al 31 marzo, sarò al Teatro Francesco Stabile di Potenza, nella rassegna tematica ‘Quartieri Contemporanei’, tra teatro e letteratura, della quale curo la direzione artistica. In scena ci saranno testi dei grandi autori contemporanei, focus e incontri con il pubblico. La rassegna si apre il 13 marzo con uno dei testi cult di Dario Fo e Franca Rame, ‘Coppia aperta quasi spalancata’, con Antonio Salines. Il 18 marzo prosegue con lo spettacolo di Roberto Controneo “Questo amore”, per la regia di Matteo Tarasco. La rassegna continua con Claudio Magris, ‘Lei dunque capirà’, regia di Dina D’Isa. Conclude gli appuntamenti lo spettacolo, ‘Briganta’, tratto da un mio testo che ha debuttato al Piccolo Teatro Eliseo di Roma. Tornerò in scena al Piccolo Eliseo ad Aprile con lo spettacolo “Heruka”, un viaggio nella memoria dei popoli nomadi, che sarà presto anche un docu-film.
(Franco Vittadini)