Questa sera tra gli ospiti di Che tempo che fa ci sarà anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la quale sarà chiamata a interloquire con Fabio Fazio su una serie di tematiche molto complesse riguardanti la sanità del nostro Paese, per la quale si parla nuovamente di tagli. Beatrice Lorenzin è nata a Roma nell’ottobre del 1971, dove ha studiato conseguendo la maturità classica. Ha iniziato a fare politica nel 1996, quando si è iscritta al movimento giovanile di Forza Italia, entrando nell’anno successivo nel consiglio municipale Roma XIII. Nel 1999 è stata nominata coordinatrice del movimento regionale giovanile del suo partito, mentre due anni dopo è entrata in consiglio comunale, sempre a Roma, unica donna nelle file del centrodestra. Negli anni tra il 2004 e il 2006 ha fatto parte dello staff di Paolo Bonaiuti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, mentre nel 2005 è diventata coordinatrice regionale di Forza Italia. Ha mantenuto quest’ultimo incarico sino al 2008, quando è entrata per la prima volta in Parlamento, alla Camera dei Deputati, segnalandosi in particolare durante il governo Monti per aver appoggiato la cancellazione dell’arrivo degli e-books nelle scuole.



Nel 2013 è stata proposta come candidata per la presidenza della Regione Lazio, rinunciando però in favore di Francesco Storace. Nello stesso anno è poi stata confermata in Parlamento, sempre come deputata. Con la formazione del governo delle larghe intese, guidato da Enrico Letta, ha assunto il dicastero della Salute, venendo poi confermata quando Matteo Renzi, all’inizio del 2014, ha assunto la guida dell’esecutivo.



Durante il suo mandato da Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin è stata impegnata in particolare dalle polemiche che hanno caratterizzato le sue posizioni sul tema dell’aborto. Una discussione che ha tratto le mosse dai dati forniti dal ministero da lei diretto, secondo i quali le interruzioni di gravidanza nel nostro paese dal 2011 a oggi sarebbero solo 1,7 per ogni medico non obiettore. Un dato dimezzato rispetto alle 3,3 del 1983 e che ha spinto la Lorenzin ad affermare che i numeri del personale non obiettore sarebbero congrui e che le difficoltà di accesso agli aborti sarebbero dovuti a una distribuzione inadeguata del personale. Una lettura tale da provocare l’immediata risposta della Laiga, la lega che riunisce i medici non obiettori, la quale ha ricordato che anche i dati diffusi dal ministero sui medici obiettori sarebbero falsi, in quanto non ammonterebbero al 70%, ma al 91,3%.



Negli ultimi giorni Beatrice Lorenzin è stata oggetto di una nuova polemica, legata stavolta alla bocciatura della legge 40 sulla fecondazione eterologa assistita da parte della Corte Costituzionale. Una bocciatura che ha visto il ministro della Salute reagire con la richiesta di una nuova legge, con non poche fibrillazioni all’interno della maggioranza di governo, appoggiata da partiti come Pd e Nuovo Centro Destra che sul tema hanno sensibilità assai diverse. Tanto da far parlare alcuni parlamentari cattolici di vera e propria apocalisse e di far-west della procreazione.

Un tema, quello della procreazione, peraltro affrontato dalla Lorenzin sotto il punto di vista non ideologico, ma personale. Lo ha fatto in una recente intervista rilasciata a Natascha Lusenti per Tax Populi, su La 3, quando ha affermato di aver a lungo desiderato un figlio, che però non è mai arrivato. Nella stessa intervista ha poi ricordato che la politica deve avere la capacità e soprattutto la sensibilità di capire le sofferenze dei cittadini che hanno problemi in tal senso e cercare di arrivare a una sintesi in grado di fare la scelta migliore per la collettività.

Altro tema caldo degli ultimi giorni, è stato naturalmente il nuovo ventilato taglio cui andrebbe incontro il suo ministero a opera del ministro delle Finanze, Padoan. In questo caso la Lorenzin ha risposto tramite una intervista rilasciata all’Huffington Post, nella quale ha ricordato che i 2,5 miliardi di euro previsti per poter trovare risorse per rimpinguare la busta paga dei lavoratori a basso reddito, non sono un’ipotesi praticabile per un comparto che è già stato tagliato in passato. Una posizione che l’ha poi vista chiedere a Padoan di non costringerla a fare una battaglia per difendere servizi essenziali e tali da non poter essere compressi ulteriormente.