Tra gli ospiti della puntata Che tempo che fa di oggi troveremo anche Cristiano De André. Si tratta di una presenza che farà sicuramente felici i tanti fan del figlio di Fabrizio De Andrè e Enrica Rignon, oltre a essere unoccasione che consentirà non solo di ascoltare buona musica, ma anche di tornare a parlare di un musicista che ha scritto alcune delle pagine più gloriose del repertorio musicale del nostro Paese. Cristiano De Andrè è nato a Genova nel dicembre del 1962, dove ha prima studiato alle elementari e poi al Conservatorio Niccolò Paganini. Il suo debutto nel mondo dello spettacolo è avvenuto negli anni ’80, alla guida dei Tempi Duri, coi quali ha fatto da supporter nei concerti del padre.  Il gruppo si è poi sciolto nel 1985, quando Cristiano De Andrè ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano Bella più di me, vincendo il premio della critica. Il suo primo lavoro da solista è stato quello del 1987 uscito con il suo nome, nel quale ha collaborato con Massimo Bubola, seguito tre anni dopo da L’albero della cuccagna, che ha visto la partecipazione di musicisti come Vince Tempera, Mauro Pagani, Eros Bandini, lo stesso Bubola e Ares Tavolazzi. Il terzo lavoro, Canzoni con il naso lungo, pubblicato nel 1992, è stato poi seguito nell’anno seguente da una nuova partecipazione alla kermesse canora sanremese, stavolta nella categoria principale, con un prestigioso secondo posto.



Nel 1995 è invece uscito Sul confine, cui ha fatto seguito nel 2001 Scaramante, l’album che può essere considerato la sua vetta artistica, che ha ottenuto buone recensioni e una notevole accoglienza da parte del pubblico. Negli anni successivi, però, la sua attività è notevolmente scemata, limitandosi per quanto concerne le nuove produzioni all’album Come in cielo, così in guerra, uscito nel 2013. Infine, nel febbraio del 2014 ha partecipato all’ultimo Festival di Sanremo, nel corso del quale si è esibito nei brani Il cielo è vuoto e Invisibili, ottenendo il settimo posto nella classifica finale e il Premio Mia Martini con il secondo pezzo. Un brano che ha però destato forti polemiche, in quanto accusato di essere un evidente plagio di Only a dream in Rio, un pezzo elaborato da James Taylor nel lontano 1985, a causa della prima strofa di entrambi i brani, secondo molti troppo simile.



Cristiano De Andrè ha quattro figli, di cui una, Francesca, ha partecipato nel 2011 allottava edizione dell’Isola dei famosi, suscitando le recriminazioni sue e della famiglia. Per quanto concerne la sua vita sentimentale, proprio durante l’ultimo Festival di Sanremo ha fatto molto parlare i settimanali specializzati nel gossip per il suo incontro con Alba Parietti, una vecchia fiamma evidentemente non dimenticata. Galeotto l’abbraccio tra i due avvenuto durante una cena in un ristorante, che secondo il settimanale Oggi farebbe preludere a un ritorno di fiamma, avvalorato anche dalle parole della showgirl, secondo la quale il rapporto tra i due sarebbe ancora fortissimo.



Durante una recente intervista rilasciata a Il Messaggero, Cristiano De Andrè è nuovamente tornato sulla questione relativa al suo sovente ingombrante cognome, che secondo molti addetti ai lavori lo avrebbe facilitato all’inizio della carriera, tarpandogli però le ali in seguito a causa dei paragoni con il padre. Lo stesso artista ha voluto ricordare di essere ben felice di portare il suo cognome, ma allo stesso tempo di essere cosciente di essersi fatto largo anche per le cose dimostrate in tanti anni di onorata carriera. Nella stessa intervista ha anche parlato estesamente del suo ultimo lavoro, affermando che esso è il risultato della rabbia provata di fronte allo sfacelo di un Paese come l’Italia. Una rabbia motivata da quanto successo negli ultimi decenni, nel corso dei quali si è dato sempre meno spazio alla cultura e si è fatto di tutto per addormentare intere generazioni di giovani i quali pagano oggi il conto, salato, di una crisi devastante, non solo dal punto di vista economico.

La sua polemica investe naturalmente una classe politica accusata di essersi pulita le scarpe su un Paese infangato da quarant’anni di malgoverno e nel quale domina ormai la legge del più forte. Tanto da spingerlo a denunciare una vera e propria guerra in atto, silenziosa e nella quale si cerca di togliere il diritto a una vita dignitosa ai cittadini.