La puntata settimanale di Le invasioni barbariche, il talk show condotto da Daria Bignardi per La 7, vedrà protagonista anche Massimo Cacciari, uno dei maggiori filosofi italiani, oltre che politico di lungo corso nella coalizione di centrosinistra. Nato a Venezia nel giugno del 1944, Massimo Cacciari ha studiato presso il liceo classico Marco Polo del capoluogo veneto, prima di iscriversi alla facoltà di Filosofia dell’Università di Padova, ove ha ottenuto la laurea nel 1967. Nel 1980 è diventato professore associato all’Istituto di Architettura di Venezia, in Estetica, diventando poi professore ordinario cinque anni più tardi. Nel 2002 ha invece fondato la facoltà di Filosofia all’Università San Raffaele di Cesano Maderno, assumendone la guida sino al 2005. Massimo Cacciari è noto per l’intensa attività politica cui ha dato luogo negli anni a cavallo del nuovo millennio. La sua militanza è iniziata negli anni ’60 nelle file extraparlamentari, su posizioni antagoniste e operaiste lasciate quando i contrasti tra Mario Tronti, Toni Negri e Alberto Asor Rosa hanno condotto alla nascita di Potere Operaio. Confluito nel Partito Comunista ha quindi assunto incarichi sempre più rilevanti, sino ad entrare in Parlamento nel 1976, lavorando all’interno della Commissione Industria della Camera. tornato a far parlare di sé nel 1993, quando si è presentato candidato sindaco a Venezia, ottenendo il suo primo mandato nelle file dell’Ulivo. Proprio all’interno della coalizione di centrosinistra si è distinto per il suo appoggio a Romano Prodi e per le sue posizioni federaliste, tese a recuperare una vecchia tradizione del pensiero democratico anche in funzione di opposizione alla Lega Nord e al suo separatismo. Nelle regionali del 2000, non è però riuscito a sfondare nell’elettorato moderato perdendo contro Galan la corsa alla presidenza della regione, con nette ripercussioni per la sua stessa carriera. Nei mesi successivi, ha più volte polemizzato con le scelte compiute dai vertici ulivisti, sino a sganciarsi progressivamente da posizioni giudicate del tutto sbagliate.Il suo ritorno in grande stile è avvenuto nel 2005, quando ha deciso di presentarsi alle comunali di Venezia in contrapposizione al magistrato Felice Casson, candidato ufficiale del centrosinistra, alla guida di una coalizione formata da Udeur e Margherita. Arrivato al ballottaggio ha sconfitto il suo antagonista, ottenendo il 50,5%, dando la stura a roventi polemiche. Nei mesi successivi ha cercato di porre l’accento sulla questione settentrionale, vista come una delle emergenze nazionali da risolvere, con il risultato di scavare ancora di più il solco con il centrosinistra. Il suo isolamento si poi accentuato negli anni successivi, sino a trasformarsi in un disincanto sempre più netto, simboleggiato dall’addio alla politica attiva avvenuto nel 2009, dovuta in particolare alla delusione rappresentata per lui dal Partito Democratico.
Nel corso degli ultimi anni, Massimo Cacciari ha però continuato a occuparsi di politica soprattutto dando vita ad una intensa elaborazione intellettuale, con il suo movimento Verso nord, un’Italia più vicina, una sorta di pensatoio dedicato a chi non si riconosce nei grandi partiti che dominano la vita parlamentare e guarda con fastidio al federalismo disgregante della Lega Nord.Feroce polemista, negli ultimi mesi è stato più volte ospite di trasmissioni come Servizio pubblico e altre che si occupano di attualità politica, distinguendosi per critiche spesso durissime ad un ceto politico che non sembra rendersi conto della crisi del nostro paese. Proprio nel corso di una puntata del programma condotto da Michele Santoro, è stato protagonista di un furioso litigio con Vittorio Sgarbi, proseguito poi nei giorni successivi con uno scambio di bordate da entrambe le parti. Anche Marianna Madia, prima di diventare ministro del lavoro nel governo Renzi ha saggiato la vis polemica dell’ex sindaco di Venezia, soprattutto in ordine alla proposta del reddito di cittadinanza demolito da Cacciari e difeso dalla rappresentante democratica. Una discussione che ha spinto la stessa Madia a definire Cacciari più a destra dello stesso Pdl e nel corso della quale il filosofo non ha esitato a criticare il M5S di Beppe Grillo.