Il titolo parla chiaro. Songe Napule è una commedia italiana e molto partenopea, con lintento preciso di giocare sui colori e sulle emozioni che arrivano al mondo intero, dritte dritte dalla città famosa per pizza, Vesuvio e mandolino. Peccato, però, che nonostante i buoni propositi ci siano tutti – cast artistico compreso – il risultato lasci poi a desiderare. In scena importanti volti del mondo dello spettacolo, come il bravissimo Carlo Buccirosso, ma anche Peppe Servillo, Antonio Pennarella, e Serena Rossi. Questo divertente thriller musicale non riesce però a sfruttare al meglio le potenzialità che lo caratterizzano – dalla bellissima ambientazione al soggetto veramente niente male – scatenando così più ironia che comicità.
Lidea di questo film nasce dalla voglia di mettere due napoletanità a confronto: quella di via dei Mille o Posillipo, con quella più popolare dei quartieri, racconta Giampaolo Morelli, firma della sceneggiatura. Allora mi sono chiesto: cosa accadrebbe se un poliziotto svogliato dovesse per forza di cose infiltrarsi nella Napoli dei cantanti melodici? Forse accorgersi che tanti luoghi comuni, come quello che vede la musica napoletana facile e mediocre, o delinquente e collusa con la camorra, non sono sempre veri.
La storia, infatti, è davvero molto interessante e, appunto scritta dallo stesso Morelli, racconta di Paco Stillo, alias Alessandro Roja, valente (e un po sfigatello) pianista disoccupato. Grazie a una raccomandazione, riuscirà, però, a trovar lavoro, e nominato Carabiniere, tra spartiti e pistole si scontrerà con loccasione di entrar in contatto col rude commissario Cammarota, interpretato da Paolo Sassanelli. Questo, importante e altezzoso, senza pensarci due volte, coinvolgerà il timido Alessandro in una delle avventure più spettacolarmente pericolose degli ultimi tempi; unimportante missione di squadra, con lintento ultimo di catturare il malavitoso killer Fantasma, al quale si da una caccia spietata da anni.
Ha proprio inizio così, allora, questo noir purtroppo malfatto che, firmato dalla penna registica dei Manetti Bros, e arricchito delle musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, non riesce a conquistarmi a causa di una fotografia poco pulita, una serie di sequenze eccessivamente caratterizzate dallutilizzo talvolta fastidioso della steadycam, e da una recitazione a tratti molto poco naturale. Songe Napule vede un taglio certo personale e davvero molto interessante, ma non si può altresì negare pecchi di qualità, rischiando di trasformare il tutto in un eccesso poco simpatico e fastidioso.
Quartieri spagnoli della città del Vesuvio e matrimoni che durano giornate intere. Sono proprio questi i profumi che fanno da sottofondo a una storia bellissima, raccontata in un film che avrebbe certo potuto aspirare a esser un luminoso prodotto cinematografico, ma che personalmente credo invece rimanga nascosto sotto un velo di opacità davvero antipatico.
Presentato con successo all’ultimo Festival del Cinema di Roma, si appresta a conquistare il pubblico intero, dai più grandi ai piccolini. Con me, l’intento è fallito. Chissà che invece non scateni l’interesse di tutti gli spettatori restanti.