Su Rai 1 il 12 e il 13 maggio va in onda “Mister Ignis – L’operaio che fondò un impero”, fiction in due puntate sulla storia di Giovanni Borghi (clicca qui per le anticipazioni). Diretta da Luciano Manuzzi, la miniserie vede Lorenzo Flaherty nei panni di uno degli imprenditori che seppero caricarsi sulle spalle il peso di un Paese uscito completamente distrutto dalla guerra dando vita al boom economico. Nato a Milano nel settembre del 1910, Giovanni Borghi ha saputo farsi largo nel secondo dopoguerra fondando la Ignis, azienda nella quale riversò la sua idea di portare il benessere nelle case di ogni italiano, per mezzo di elettrodomestici di qualità in grado di rendere più facile la vita delle famiglie. 



Figlio di Guido, un operaio che si era poi messo in proprio, dopo aver finito le scuole elementari, decise di entrare nell’officina paterna insieme ai fratelli Gaetano e Giuseppe. Quando l’azienda aveva ormai acquisito una certa notorietà a livello locale, arrivò la guerra a fermare tutto, con la distruzione dell’officina e del laboratorio. Il padre non si perse d’animo e una volta tornati i figli dal servizio militare, dopo l’8 settembre, ricostruì tutto a Comerio, nell’hinterland di Varese, iniziando la produzione di fornelli elettrici da cucina. Rileva quindi da un artigiano milanese il marchio Ignis e dà vita alle Officine elettrodomestiche Ignis di Guido Borghi e figli.



La nuova azienda si segnalò ben presto alla Fiera Campionaria di Milano del 1946 e il passo successivo fu la diffusione capillare su tutto il territorio nazionale dei prodotti che ne componevano il catalogo. Nel 1949, però, la decisione del governo italiano tesa a ridurre il consumo di energia elettrica, spinse la famiglia Borghi a spostarsi sulla produzione di cucine a gas. Una decisione molto saggia, accompagnata presto da una intuizione proprio di Giovanni, il quale comprese come stesse scoccando l’ora dei frigoriferi domestici, prodotti sino ad allora in Italia solo dalla Fiat. Rilevati i brevetti della Isothermos, costituì perciò la SIRI (acronimo di Società Industrie Refrigeranti Ignis) e tra il 1950 e l’anno successivo iniziò la produzione dei frigoriferi ad assorbimento, che però rivelarono presto alcuni difetti vistosi soprattutto in termini di spazio occupato e costi di produzione troppo alti. Proprio per questo motivo furono sostituiti presto da quelli a compressore, la cui costruzione fu resa possibile da accordi presi con i danesi della Danfoss per la fornitura di gruppi refrigeranti completi. Già nel 1954 gli originari cinque dipendenti erano diventati duemila, ma l’espansione della Ignis era ben lungi dal concludersi.



Giovanni Borghi in breve diventò l’unico responsabile della Direzione dell’impresa: nel 1954 era morto il fratello Giuseppe e nel 1957 il padre Guido, mentre nel 1963 anche il fratello Gaetano lasciò l’azienda di famiglia. Nello stesso anno, Giovanni decise di adottare, primo al mondo, un sistema statunitense per l’isolamento termico fondato su una struttura portante di poliuretano espanso tale da permettere una riduzione delle dimensioni, senza influire sulla portata. Grazie a questa intuizione e alla capacità di contenere i prezzi, Ignis divenne quindi il maggiore produttore europeo del suo comparto produttivo. Tra i prodotti della Ignis vanno ricordati, oltre a frigoriferi e cucine, anche forni, lavatrici e lavastoviglie.

Nel 1969 l’impero di Borghi fu quindi integrato con l’acquisto di Emerson, un’azienda fondata nel 1949 da Aldobrando Saccardi, attiva nel settore dell’elettronica di consumo. Proprio Emerson divenne l’eremo produttivo in cui si ritirò negli ultimi anni della sua vita, quando l’accordo varato con Philips per la creazione di IRE (Industrie Riunite elettrodomestici) si rivelò avara di frutti. Una mossa derivata dalla cessione di Ignis alla Philips, dovuta soprattutto alle difficoltà di trovare finanziamenti adeguati e al fatto che il figlio Guido non avesse analoghe capacità in grado di alleviargli il carico di lavoro. Proprio mentre Emerson stava producendo i primi televisori a colori per l’Italia, nel 1975 arrivò la morte del patron a dare un colpo di grazia alle sue prospettive. Per quanto concerne Ignis, negli anni a seguire il marchio sarebbe poi stato oggetto di una joint venture siglata nel 1988 tra Philips e Whirlpool, con gli americani pronti tre anni dopo a rilevare tutte le quote dando vita a Whirlpool Italia. 

Oltre che per le sue capacità imprenditoriali, Giovanni Borghi è stato famoso anche per la sua grande passione sportiva, che lo spinse a sponsorizzare la squadra di basket di Varese, permettendole di issarsi in cima al mondo grazie a una serie di fuoriclasse guidati da Dino Meneghin. Anche il calcio varesino si giovò alla fine degli anni ‘60 dell’apporto finanziario di Borghi, riuscendo ad arrivare in serie A negli anni in cui giostrava al centro dell’attacco Pietro Anastasi. Il cumenda, come era soprannominato, si interessò anche al ciclismo, al pugilato e al canottaggio.

La sua figura è considerata un emblema del nuovo ceto imprenditoriale italiano venuto alla ribalta dopo la fine della Seconda guerra mondiale, capace di rapportarsi con il mercato in termini di innovazione e capacità di comprendere i possibili sviluppi produttivi pur senza avere una grande cultura o formazione scolastica. Anche i tratti umani hanno contribuito non poco a disegnare una figura umana abbastanza particolare, improntata ad una rudezza di fondo e tesa a una certa sbrigatività nei rapporti interpersonali, senza però alcuna pretesa snobistica. Una figura quindi estremamente interessante e in grado di testimoniare un momento storico del tutto particolare, quello del boom economico che potrebbe dare più di un motivo di riflessione al pubblico che vorrà assistere alla fiction di Rai 1. Oltre a Lorenzo Flaherty, chiamato a rivestire il ruolo di Mister Ignis, la miniserie di Luciano Manuzzi, tratta dal libro di Gianni Spartà “Mister Ignis: Giovanni Borghi nell’Italia del miracolo”, vedrà tra i protagonisti principali anche Massimo Dapporto e Anna Valle.