A seguire la 67esima edizione del Festival del cinema a Cannes, che si è chiusa domenica 25 maggio, è andato, come tutti gli anni, anche il critico cinematografico Oscar Bergman Bernasconi di Locarno (conosciuto nellambiente col soprannome di Bergmansconi), massimo esponente dellAssociazione Cri.Ti.Ci. (Criticoni Ticinesi Cinematografici), di cui è socio fondatore, presidente onorario e membro assai attivo. I criticoni della Cri.Ti.Ci. – come si legge nello statuto dellAssociazione – sono critici assai critici, il cui unico scopo è criticare qualsiasi film, anche il più sconosciuto e anche per un solo, insignificante dettaglio. Bergmansconi è solito tenere, come tutti gli altri inviati criticoni della Cri.Ti.Ci., un diario, in cui annota i fatti salienti delle sue giornate in Costa Azzurra.
Mercoledì 14 maggio. Sono arrivato a Cannes. Mi hanno trovato un alloggio allhotel Rocky Balboa. La sistemazione non è delle migliori; anzi, la prima impressione è stata come di un pugno nello stomaco. Il direttore mi è parso matto come un cavallo; a qualsiasi ora del giorno e della notte emette delle strane urla. Sembrerebbe sbraitare sempre lo stesso nome: Adrianaaaaaaaaaaaaa!!!. Prima dellimbrunire, uno strano ospite dellhotel (credo – dallaccento – che si tratti di un russo), è sceso nella hall e gli ha sussurrato, con un tono da far gelare il sangue: Ti spiezzo in due. Ma il nostro non ha fatto una piega. Anzi, ha prontamente rincarato la dose con lennesimo Adrianaaaaaaaaaaaaa!!!. Oramai non manca molto alla mezzanotte. Non so se riuscirò a prendere sonno. Comunque oggi non sono mancato allappuntamento clou della giornata. La tradizione vuole, infatti, che a Cannes siano i giurati a scegliere i due film per linaugurazione, uno dei quali viene poi estratto a sorte, con il lancio di una monetina, per mantenere fede al celeberrimo rito del téte e croisette.
Giovedì 15 maggio. Notte in bianco: lo Stallone dellhotel ci ha perseguitato con i suoi Adrianaaaaaaaa!!! per tutta la notte. Mi sono sentito ko sin dalla prima giornata della kermesse. Ho preferito uscire di buon mattino e raggiungere per tempo il Palais del Festival. Anche qui unamara sorpresa. In fila davanti allo sportello Critici cinematografici per laccredito e la consegna del pass mi sono trovato davanti un colossale capannello di hostess, curiosi, ospiti di vario tipo, imbucati di professione: tutti a salutare e accogliere con calorose pacche sulle spalle un illustre sconosciuto, almeno a me. Trattavasi invece del critico italiano Massimo Benvegnù. Mi hanno detto che – da Venezia a Hollywood – a ogni festival del cinema è sempre il benvegnuto!
Venerdì 16 maggio. Già dal balcone della mia stanza potevo capire come sulla Croisette fosse scoppiato un vero e proprio putiferio. Strade bloccate, viavai di mezzi della sicurezza, ressa continua di auto e pedoni. Sceso in strada, ho chiesto a uno dei poliziotti che garantiscono il servizio dordine: Cosè successo?. E lui, senza scomporsi: Niente di grave: è il solito cannes-cannes tipico dei giorni del festival. Sono rientrato in albergo. Lo Stallone di nostra ormai triste conoscenza stava in cucina a dare una mano allo chef. Lho visto con i miei stessi occhi che prendeva a pugni una carcassa di chianina. Spero di trovare domani nel menù almeno una bella fiorentina
Sabato 17 maggio. Finalmente sono entrato nel Palais per godere il mio primo spettacolo della rassegna. Ho scelto un film d’avventura, un’originalissima co-produzione franco-malese: “Sandocannes”. Qualità scadente, mi è sembrato un film piratato…
Domenica 18 maggio. Ho dormito tutto il giorno, perché “Adrianaaaaaaaaaaaaa!!!” non era in albergo. Alla concierge si mormorava fosse andato “a fare Rambo”, cioè a trascorrere una giornata nei boschi, facendosi inseguire da un gruppo di amici, nascondendosi tra le frasche e tendendo loro tranelli e imboscate. Ognuno si diverte come meglio crede, e non solo qui sulla Côte d’Azur. Alle 20, ho avuto il piacere di partecipare alla mia prima serata di gala. A Cannes non si contano i brindisi con lo champagne, ma – vi assicuro – anche in fatto di cannes non ce la si passa poi tanto male!
Lunedì 19 maggio. Ho ripreso il mio duro lavoro da criticone cinematografico, quale mi onoro di essere, e mi sono rituffato nel Palais. Ho scelto un film di un regista ceco dal nome impronunciabile. La sala è rimasta completamente buia per quasi due ore. Quando, alla fine, si sono riaccese le luci, un gruppo di persone, tutte accompagnate da pastori tedeschi e armate di uno strano bastone bianco, ha applaudito a lungo il giovane regista, presente in sala. Tuttora ignoro il suo nome, ma non il titolo della pellicola: “L’oscura vita di Mr. Braille”.
Martedì 20 maggio. Oggi, sapendo che sarebbe stata una giornata – cinematograficamente parlando – insignificante, ho deciso di andare a Cannes de Fusil per una bella battuta di caccia.
Mercoledì 21 maggio. Non so come e non so perché, oggi mi è stato recapitato in camera un invito per la proiezione di un documentario sulla storia e i campioni del ciclismo. Il titolo? “In tour su la cannes de la biciclette”. Detto tra noi, mi sono fatto due camere d’aria così! Eppure, la critica che conta, italiana e francese, si è spellata le mani per gli applausi. Per me, invece, l’è un film tutto sbagliato, tutto da rifare…
Giovedì 22 maggio. Giornata intensa. Mattina trascorsa a visitare la mostra sul pittore più famoso di tutta la Costa Azzurra: Cannesdinsky. Pomeriggio, alla prima di un kolossal da primati: “Chita, King Kong, Godzilla: piccole scimmie crescono”. Un film davvero bestiale.
Venerdì 23 maggio. Giornata estenuante. Nella sezione “Chi va piano va sano e va lontano”, in lizza per vincere il premio della giuria ci sono solo due lungometraggi in slow motion: “Fuite de les tortues con a les calcagnes les lumacons” del regista nippo-senegalese Mandokòri Lendolendo e “L’uomo che fissava il punto esclamativo senza mai battere le ciglia” dell’italiano Fermo Immagine. Poca ressa ai botteghini, chissà perché…
Sabato 24 maggio. Di buon mattino, sono andato al “Croissant”, il bar sulla Croisette dove si può gustare forse la migliore colazione di tutta Cannes; assolutamente da non perdere, il dolce tipico della zona: il marzacannes. Il tempo di sedermi e di ordinare un cappuccino, e… chi ti vedo tre tavolini più in là? Roberto Lasagna! È un noto critico cinematografico italiano, poco avvezzo alle pellicole, ma molto dedito al Kuki: si tratta pur sempre di una pellicola, seppur adatta, più che ad avvolgere gli spettatori di atmosfere sognanti, ad avvolgere gli alimenti; infatti, Lasagna lo incroci in tutti i buffet e in tutte le cene di gala. Una volta l’ho pure beccato a un esclusivissimo party offerto dalle star della Croisette nel locale più prestigioso della Costa Azzurra: il “Canneslòn Ripien”.
Domenica 25 maggio. Ultimo giorno. Lo Stallone mi ha gridato, per l’ennesima volta, “Adrianaaaaaaa!”, direttamente nelle orecchie. A ripensarci dopo, poteva essere anche il suo esclusivo modo di augurarmi “au revoir”. Solo che non ho resistito e mi sono lasciato scappare un liberatorio: “E mo’ basta, porco Cannes!”. Non l’avessi mai detto con la “C” maiuscola!! Sono stato immediatamente bloccato dalle guardie della Securité, preso a manganellate e accompagnato in malo modo al valico di Ventimiglia. Forse ho agito d’impulso, questo lo riconosco, ma potevano fare a meno di trattarmi come un… cannes bastonato!