Ha vinto il Grand Prix alla 67esima edizione del Festival del Cinema di Cannes che si è appena conclusa, ma non solo. Era anche lunico film italiano in concorso e, per non farci mancar niente, la regista è una donna, e di donne registe a oggi sembra essercene sempre meno. Lei è Alice Rohrwacher, il suo film si intitola Le Meraviglie. Con la straordinaria partecipazione di Monica Bellucci, la protagonista principale dell intero racconto è una bambina, Gelsomina, primogenita sulle cui spalle pesa la vita di una famiglia intera.

Mamma e papà non vanno d accordo. Sarà che il babbo è un uomo fuori da tempo e luogo, e che di rapporti con gli altri non se ne intende molto. Sarà che la vita in campagna non è sempre facile, soprattutto se ci si mette la crisi ad aumentare il carico di stress e di lavoro. La produzione di miele è poco ripagante e complessa, e la loro è davvero un agricoltura di sostentamento. Ma nonostante tutto, quasi per orgoglio, si va avanti. Lo ripete più volte Wolfgang, il capofamiglia, che domani il mondo non si sa cosa ci aspetti. Almeno noi avremo l agricoltura con la quale poter vivere. Ma quelli, là fuori, che faranno? Moriranno di fame.

Però Gelsomina è infelice, la sola che, incredibilmente, sia in grado di sognare. L unica a capire che un modo per uscir da quella vita di caos ci sarebbe; guardare lontano, pensare al futuro, ma in grande – com è lecito fare sempre, com è doveroso fare a quell età – senza per forza dover continuare senza speranze, con gli occhi sbarrati al destino.

Maria Alexandra Lungu interpreta il personaggio di Gelsomina con una bravura commovente. Difficile credere che quella che vediamo su grande schermo sia un attrice, e non la bimba vera alla quale a fine film inizi ad affezionarti. Volti importanti come Sam Louwyck, Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo e Agnese Graziani fanno di questo prodotto cinematografico uno spettacolo preparatissimo, ma altresì difficile. Sì, perchè Le Meraviglie è sicuramente cinema d autore, ricercato, imperdibile, ma nulla ha a che fare con ciò che la regista ha dichiarato di voler trasmettere.

Come spiega la Rohrwacher, infatti, il nodo centrale del film è (o dovrebbe essere, ndr) la televisione, e quanto sia di inevitabile importanza lo scontro fra una realtà rurale come quella di Gelsomina e della sua famiglia, e una produzione ricca come quella di un nuovo programma televisivo. E qui, spontanea, la domanda; è uno scherzo? Perché è vero che in un pomeriggio afoso Gelsomina e sorelline si scontrano accidentalmente con un cast tecnico zeppo di telecamere e fari, ma dire che Le Meraviglie racconti dello scontro tra TV e spettatore mi sembra impensabile.

E continua: “Ciò che dovrebbe capirsi, è quanto il piccolo schermo racconti dei mostri, che quasi senza accorgersene si rifanno a loro volta a ciò che si aspettano la televisione apprezzi. Io divento qualcosa di stupido o semplicemente irrisorio, perché così so che la TV mi vuole”. Certo, un paio di scene sono impegnate nella registrazione del nuovo “Il paese delle meraviglie”, un format semplice ma di effetto dove tu proponi i tuoi prodotti, e i migliori vincono un premio in denaro. Ma che questo fosse il fulcro del racconto io non l’ avevo nemmeno immaginato.

Dopotutto è anche bello così; che ognuno dia la sua più libera interpretazione, senza che nulla lo influenzi. E se così dev’ essere, vi dico che Le Meraviglie racconta di una bambina più adulta dei suoi genitori. Una piccola donna lungimirante, che forse ancora non sa cosa desidera per il futuro, ma che conosce il presente meglio di chiunque altro.

A me però, in fondo, Le Meraviglie non è piaciuto. Certo, mi converrebbe parlarne solo bene, perché oramai a Cannes ha vinto, e noi italiani dovremmo presentarlo con orgoglio. Ci ho riflettuto, e mi sono chiesta se la mia opinione sarebbe dovuta modificarsi, ora che sapevo i grandi del Cinema la pensassero in modo completamente diverso da me. Però preferisco la coerenza sempre. Quindi sì, brava Alice Rorhwacher perché Le Meraviglie è fatto bene, recitato molto bene, diretto benissimo. La fotografia è eccezionale, le musiche anche.

La storia racconta una non storia. Quasi come alla Sorrentino, l’ anno passato; approfondisce l’ animo di una famiglia, quello di Gelsomina prima di tutti gli altri. Ma non racconta dello scontro tra TV e spettatore. Non riempiamo di belle parole e di significato cose che a volte non sono affatto. Non cadiamo nell’ errore della morale, sempre, comunque e ovunque. Finita la proiezione del film non volevo parlare né vedere nessuno. Le Meraviglie è un film che a me ha provocato isolamento. Volevo stare da sola e niente più.