Tra gli ospiti della puntata di oggi di Che tempo che fa, condotta come sempre da Fabio Fazio su Rai Tre, cè anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Nato a Roma nel gennaio del 1950, dopo essersi laureato alla Sapienza ha iniziato a interessarsi di politica sulla Rivista marxista, dove da giovane ha ripetutamente attaccato le tesi di Keynes. Intrapresa la carriera universitaria, ha assunto presso l’ateneo romano la docenza in Economia, per poi spostarsi in altre sedi universitarie come quelle di Varsavia, Bruges, Bruxelles, Urbino, La Plata e Tokyo.
Nel periodo tra il 1998 e il 2001 ha quindi iniziato a collaborare in qualità di consigliere economico con gli allora Presidenti del Consiglio Massimo D’Alema e Giuliano Amato, collaborazione poi proseguita nell’ambito della fondazione ItalianiEuropei. Ha rivestito in particolare l’incarico di coordinatore della posizione italiana nell’ambito dei negoziati per l’Agenda 2000 per il bilancio dell’Unione europea, oltre che per la cosiddetta Agenda di Lisbona, per i vertici bilaterali del periodo e per i vertici delle otto potenze mondiali (G8). Tra il 2001 al 2005 ha quindi rivestito l’incarico di direttore esecutivo per il nostro Paese nell’ambito del Fondo monetario internazionale, organizzazione nella quale si è interessato soprattutto di paesi mediterranei come Grecia, Portogallo e Albania, oltre che di Timor Est e San Marino. A metà del 2007 ha assunto la carica di vice segretario generale dell’Ocse, per poi diventarne alla fine del 2009 capo economista. Incarichi dismessi una volta nominato Ministro di Economia e Finanze all’interno del governo guidato da Matteo Renzi, nel dicembre del 2013.
anche autore di numerose pubblicazioni di carattere economico, nelle quali ha analizzato la situazione del nostro Paese e quella europea, avanzando proposte tese a restituire competitività alle stesse. Nelle ultime ore si è segnalato per una lunga e articolata intervista al Financial Times, nella quale ha accusato l’Europa di aver fatto soprattutto molte chiacchiere senza però far seguire i fatti, nel corso degli ultimi anni, su temi cruciali come lavoro e crescita economica. Ha inoltre dichiarato che il rinvio della parità di bilancio deciso dal governo italiano non è un tentativo di eludere gli obblighi imposti dai trattati internazionali, ma solo un modo per rispettarli senza mettere in pericolo la tenuta sociale del Paese.