Benvenuti nel Kazak Eli! E dove sta? Provate a indovinare Sì, scrutate pure il mappamondo, consultate più e più volte le carte geografiche, sfogliate addirittura lo Zingarelli Tutto inutile, oggi non lo individuereste mai. Ma forse – tra qualche anno, se non tra qualche mese – potrete trovarvi in questo Paese, oggi noto con il nome di Kazakistan. E perché dovrebbe cambiare nome? Già la dissoluzione dellex Unione Sovietica e dellex Jugoslavia ha creato a tutti noi non pochi problemi: provate voi a cimentarvi, scovando con precisione dove sta lArmenia (in Armenia stat virtus? E chi lo sa!), inseguendo notizie sullAzerbaijan (di certo si sa solo che è lo sponsor dellAtletico Madrid, finalista di Champions League), identificando sulla cartina geografica la Voivodina (Voivodina? Noinònsappiàm!), indicando con sicurezza dove diavolo si trovi la Macedonia (che, alla fin fine, altro non è se non una intricata insalata di etnie in mezzo ai Balcani).
Tornando al nostro Kazakistan, il problema è che al suo vulcanico presidente, Nursultan Nazarbaev, il suffisso stan non piace proprio, sa di statico. facile confondere il Kazakistan con altri Stati della zona eurasica, perché quasi tutti stan lì! Pensateci bene: Afghanistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan. Gran brutta compagnia, che richiama ai visitatori occidentali soprattutto spazi immensi – e questo sarebbe turisticamente affascinante – se non che se li immaginano pieni di insidie e afflitti da troppi conflitti, insomma delle specie di terre di nessuno senza legge. Allora, meglio cambiare denominazione, fare come Nepal e Mongolia, very no stan people (che poi stan starebbe per terra); Così – ha dichiarato Nazarbaev davanti al Parlamento kazako – oggi stan meglio di noi, attirano più turisti, con la conseguenza che il loro Pil non è stantio come il nostro!.
Il guaio – per noi amanti della vecchia geografia, venuti su a colpi di capitali esotiche come Ouagadougou o Kuala Lumpur imparate compulsando lo Zingarelli (uno che è partito dal nulla, assai scostumato, poi si è preso molto, come suo costume, ma molto ha dato, in usi e costumi dei popoli, in uno sfavillio di reciproche costumanze, che non vuol dire niente, ma attraverso il quale possiamo sfoggiare cultura a stantuffo!) – è che il Kazakistan non è lunico Paese che vuole cambiare nome. Abbiamo scoperto altri incredibili casi.
Lettonia. Il Paese baltico, in base a un sondaggio internazionale condotto da unazienda siciliana produttrice di materassi, la Maria Grazia Cuscinotta, proprio per il suo nome evoca immagini di sonnolenza, intorpidimento, assopimento. In uno dei suoi frequenti episodi di sonnambulismo (un disturbo che colpisce il 39% della popolazione locale), il presidente lèttone ha lètto un discorso ai lèttoni dal suo lettòne presidenziale nella capitale Riga (lunica città al mondo il cui centro è costituito da un caratteristico segmento a una piazza e mezza), dichiarando tra laltro: Concittadini, è il momento di svegliarci e di metterci in Riga, trasformando questo Stato addormentato, coricato e assopito, in un Paese più dinamico, intraprendente, laborioso. Propongo pertanto di trasformare il nome Lettonia in Bed&Breakfastan! Su, alziamoci, e facciamo vedere al mondo quanto siamo toast!. I lèttoni, adagiati sui loro letti e lettini, hanno letto, sottoscritto e approvato. Il referendum per la scelta del nuovo nome si terrà, ovviamente, di notte.
Repubblica ceca. Anche a Praga vige il più scontato dei politically correct. L’aggettivo “ceca” che accompagna la parola “Repubblica” non può più essere tollerato. I movimenti di sinistra sono già scesi in campo, proponendo tre alternative: “Repubblica Astigmatica”, “Repubblica Ipovedente” e “Repubblica Introspettiva” (cioè del vedersi sì, ma solo dentro). Anche i partiti di estrema destra hanno alzato la voce, lanciando una proposta di denominazione che lascia, è proprio il caso di dirlo, intravedere aspetti assai poco democratici: “Repubblica con un Occhio Nero”.
Montenegro. Nella Repubblica dell’ex Jugoslavia sono stanchi di essere scambiati per il Paese natale di quei tre imbecilli, ritratti nella pubblicità dell’omonimo amaro, che solcano le onde con un motoscafo alla ricerca di una band di poveri pirla, abbandonati in mezzo al mare su una chiatta, il cui recupero dovrebbe portarli a esibirsi in un concerto. “Che amarezza, essere trattati così”. I montenegrini si sono divisi in due fazioni: quelli del nord, più dediti all’uso dei superalcolici, propongono di cambiare il nome in “Repubblica del Rakija” (è un brandy fatto in casa distillato dall’uva bianca); gli abitanti delle zone meridionali, più solari e temperate, invece vorrebbero una ben più morbida “Repubblica di Niksic” (dal nome della locale birra, molto conosciuta da quelle parti).
Chicago. Nella capitale dell’Illinois è la comunità italiana che sta spingendo (in tutti i sensi…) per cambiare nome alla città. “Non vogliamo più essere associati agli… stronzi! Abbiamo la nostra dignità: è vero, ultimamente siamo caduti in basso, galleggiamo a malapena, ma non meritiamo di finire nelle fogne!”. Anche altre etnie hanno cominciato a pensare a nomi nuovi da dare alla terza città più grande degli Stati Uniti. I cittadini anglofoni hanno proposto un paio di soluzioni più sobrie, ma in tema con l’attuale nome della metropoli: “Go to the body” (Andare di corpo) oppure “Hose reel of softness” (Rotolone di morbidezza). La comunità tedesca ha suggerito “Very Strunz!”, mentre quella francese ha indicato, forse in maniera esageratamente autoctona, uno scontatissimo “Cambronne City”. E gli italiani? Hanno fatto una scelta di pancia. Per loro Chicago dovrà chiamarsi “SweetE” (con la E rigorosamente maiuscola, che sta per Euchessina. Perché, come per il confetto Falqui, “basta la parola!”).
Italia. Pure da noi, a voler cambiare nome, c’è una coda di Comuni, piccoli e meno piccoli. I motivi sono evidenti, lo capirete da voi. Si va da Ficarazzi (Palermo) a Figale, frazione di Montù Beccaria (Pavia), da Sesso (Reggio Emilia) a Godo (Ravenna) fino a Orgia (Siena). Siena fa provincia anche per Belsedere (che è un Belvedere in retrospettiva), mentre Chieti lo è di Fallo e Buonanotte (paesino in cui non si tengono da decenni concerti, né spettacoli musicali). I cambiamenti riguardano anche comuni dal nome animalesco, come Liscia di Vacca (Sassari, che vorrebbe cambiare in Ruvido di Bue) oppure Toro (Campobasso), Cane (Brescia), Gatto (Catanzaro), Topina (Siena), Uccellone (Piacenza) e Paperino (Prato). E si lamentano città dai nomi semplicemente un po’ buffi: Pallino (Urbino), Bomba (Chieti), Rivoltella (Pavia), Bastardo (Perugia).
Caso singolare, infine, è quello di Rubano, provincia di Padova. Recentemente, intervistato proprio a proposito dell’eventuale cambiamento del nome della sua città, il sindaco ha dichiarato: “Daremo forse un’immagine veritiera dell’Italia, ma, vi assicuro, non tutti rubano a Rubano!”. Sta di fatto che dai vari comitati promotori sono arrivate proposte in linea con il glorioso nome della cittadina, ma poco convincenti: Rapinano Meno, Siscippano Traloro, Svaligiano di Sopra. Solo la CaRuRu (Cassa Rurale di Rubano) ha provato a proporre un nome da svolta epocale, Sifanno Prestiti, ma alcuni concittadini hanno provocatoriamente contrapposto un polemico Usurai. Ad ammorbidire la polemica, tutte le parti in causa hanno assicurato che nessuno vuol rubare niente a nessuno…