Nella puntata di mercoledì 11 giugno 2014 della trasmissione La Gabbia condotta da Gianluigi Paragone sono presenti in studio Lara Comi di Forza Italia, Corradino Mineo del Partito Democratico, Mario Giordano direttore del Tg4, Pierpaolo Falasca economista, la blogger Veronica Gentili e Giuseppe Cruciani. Prima di entrare nel vivo del dibattito viene mandato in onda un servizio in cui vengono evidenziate tutte le situazioni riconducibili allo scandalo del Mose, comprese le proteste dei cittadini allinterno della sala consiliare del Comune di Venezia. Piuttosto duro e responsabile il commento da parte della Comi che sottolineando come non solo nello scandalo Mose ma anche in quello dellExpo siano stati coinvolti praticamente tutti i partiti politici, rimarca come sarebbe opportuni che tutti i responsabili facessero un passo indietro compreso lo stesso Galan. La Gentili sottolinea come ormai i partiti non pongano più attenzione nel preservare la propria immagine mentre sia Giordano che lo stesso Paragone credono che il Parlamento si pronuncerà a favore dellarresto di Galan anche perché lessere troppo garantisti da parte del centrodestra è arrivato a un punto di non ritorno. Mineo evidenzia come sulla vicenda del Mose erano diversi anni che cerano segnali che indicavano come non fosse tutto limpido, mentre su Renzi esprime la massima fiducia non solo per la questione degli 80 euro che hanno ridato speranza a buona parte degli italiani ma anche perché ha promesso di lavorare per abbattere la corruzione in Italia.
Viene mandato in onda un filmato nel quale vengono proposti diversi stralci dellintervista rilasciata dallattore e regista Roberto Benigni a Scalfari. Per la Gentili non si può andare avanti in un Paese in cui la Magistratura è costretta a porre la propria attenzione soprattutto nei riguardi della politica, aggiungendo come sarebbero necessarie nuove leggi anticorruzione. Giordano non è dello stesso parere evidenziando come le leggi già ci siano e basterebbe applicarle. Mineo invece vorrebbe eliminare la prescrizione corta, mentre la Gentili trova azzeccata la posizione di Renzi che ha parlato dellintenzione di considerare alto tradimento i reati commessi nella Pubblica amministrazione. Viene quindi lanciato in onda un nuovo reportage nel quale si parla delle tantissime opere pubbliche iniziate e mai finite in tutta Italia, in particolare in alcune regioni del Sud, il che rientra nella casistica degli enormi sprechi messi in essere dalla Pubblica amministrazione. Quindi è la volta di un servizio che racconta di una assemblea della Confartigianato nella quale ci sono state pesanti contestazioni allindirizzo del Ministro Lupi.
In studio entra anche Giuseppe Cruciani che dopo aver rimarcato di vedere meglio Mineo rispetto alla Boschi per riformare il Senato, parla a 360 gradi degli scandali Mose ed Expo sottolineando come i giornali abbiano enfatizzato molto il ruolo avuto nei politici nella questione senza però dare uguale lo stesso spazio a diversi funzionari dello Stato che hanno le stesse colpe se non maggiori. Su Galan prima si dice pronto a sputarlo in faccia per aver asserito nel corso della propria trasmissione di non avere un euro anche se poi aggiunge che fino al terzo grado di giudizio, lex Governatore del Veneto vada considerato innocente. Giordano sottolinea come sia necessario che i responsabili facciano un passo indietro mentre Mineo fa notare come per i partiti sia difficile pensare di garantire lonestà se poi resta implicato un personaggio stimato da tutti come Orsoni. La Comi evidenzia come una soluzione ideale sia quella di prevenire la corruzione anche se appare difficile capire in che modo.
Spazio a un servizio che parla dei costi eccessivi dellufficio stampa della Presidente della Camera Laura Boldrini. Arriva il momento del classico intervento di Paolo Barnard che attacca la politica messa in atto da Draghi reo di aver regalato soldi ai speculatori definendo il tutto come atto criminale per poi indirizzare il dito nei confronti delle banche rimarcando come siano in possesso di tanta liquidità ma che non mettono a disposizione del cittadino perché ritenuta cosa troppo pericolosa in ragione della situazione economica. Quindi intervista a Farage che parla dellalleanza con Beppe Grillo per poi attaccare sia Draghi che Renzi evidenziando come a suo dire questultimo sia stato indicato da Mario Monti. Falasca, in studio, attacca Farage perché come tutti i demagoghi indica i problemi senza presentare le soluzioni. Per Cruciani il fenomeno Farage in Gran Bretagna si sgonfierà in maniera importante in occasione delle idee politiche per poi rimarcare che Farage non sia un mostro come invece alcuni vogliono far credere.
Si passa a parlare di ripresa con la Comi che in maniera polemica fa notare come ancora il Governo non abbia pagato i debiti della Pubblica amministrazione alle aziende private. Un servizio racconta la storia di un vigile morto nella Terra dei Fuochi per tumore dopo aver fatto il proprio dovere e lInail non gli ha riconosciuto lo stato di malattia professionale. Falasca tornando sulla questione degli appalti pubblici, propone come possibile soluzione quella di pagare le ditte soltanto una volta che siano stati ultimati i lavori nei tempi e nei modi previsti dal contratto. Si chiude con il nuovo intervento di Paolo Barnard, la satira firmata Car Carlo Pravettoni e il pezzo musicale di Paragone.
Va in onda questa sera, mercoledì 11 giugno 2014, una nuova puntata de La Gabbia, il rock show politico condotto come sempre da Gianluigi Paragone su La7 a partire dalle 21.10. Appena un mese dopo lo scandalo Expo, ecco arrivare la nuova bufera Mose: il tempo passa, i poteri si alternano, eppure per la politica e l’economia italiana la corruzione ormai sembra esser diventata una droga. Alla fine, si chiede la trasmissione, chi è pagarne le conseguenze? Ovviamente i cittadini. Ospiti di Paragone questa sera saranno Lara Comi di Forza Italia, l’imprenditore Ernesto Preatoni, la blogger Veronica Gentili, l’economista Pierpaolo Falasca e i giornalisti Mario Giordano e Paolo Barnard. Immancabile lintervento satirico di Paolo Hendel, come di consueto nei panni del magnate Carcarlo Pravettoni, il berlusconiano uomo daffari cinico e irriverente.